Corte di Strasburgo: no allo sbarco in Italia ma fornire assistenza alle persone vulnerabili sulla nave

26 Giugno 2019 – Strasburgo –  E’ arrivata ieri dalla Corte europea dei diritti dell’uomo la conferma della notizia circolata in giornata: i giudici di Strasburgo hanno deciso di “non indicare al Governo italiano la misura provvisoria richiesta dalle ricorrenti nel caso ‘Rackete e altri contro Italia’ concernente una richiesta di sbarco in Italia” dei migranti portati in salvo dalla nave Sea-Watch3. La Corte ha inoltre “indicato al governo italiano di continuare a fornire l’assistenza necessaria alle persone in situazione di vulnerabilità a causa dell’età o dello stato di salute che si trovano a bordo della nave”, ferma in mare da 12 giorni. L’articolo 39 del Regolamento della Corte, precisa una nota di Strasburgo, “consente alla Corte di indicare misure provvisorie a qualsiasi Stato che sia parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Queste sono misure di emergenza che, secondo la prassi della Corte, si applicano solo in caso di rischio imminente di danno irreparabile”. I giudici hanno quindi stabilito di respingere il ricorso di Carola Rackete, capitano della nave Sea-Watch3, e di una quarantina di persone, cittadini di Niger, Guinea, Camerun, Mali, Costa d’Avorio, Ghana, Burkina Faso e Guinea Conakry. I ricorrenti avevano presentato domanda il 21 giugno alla stessa Corte europea dei diritti dell’uomo, che ora ha dato ragione alla posizione assunta dal governo italiano, che nel frattempo aveva fatto sbarcare 11 persone: minori, donne incinte e ammalati. In giornata, dai migranti sulla nave è arrivato la richiesta-appello: “Siamo stanchi, siamo esausti. Fateci scendere. Chiediamo aiuto all’umanità”.

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