21 Giugno 2019 – Napoli – Sono le migrazioni e l’interculturalità le due chiavi di lettura della prima giornata di lavori del Convegno di Napoli in svolgimento alla Sezione San Luigi della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale, dove si riflette su “La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo”, in attesa dell’arrivo di papa Francesco. Stamattina alle 12 il Papa terrà la sua relazione per presentare il documento sulla “Fratellanza umana” firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio scorso. E ieri docenti e studenti si sono confrontati in un laboratorio culturale che cerca di individuare nel Mediterraneo un «luogo teologico», una «frontiera di mondi culturali diversi».
«Oggi – ha ribadito Valerio Petrarca, docente dell’Università Federico II di Napoli – le merci hanno libertà di circolazione e le persone no». Ha rilanciato Carmelo Torcivia, docente della Sezione San Luigi: «La comunità cristiana deve registrare quanto accade e accogliere e capire come le istanze di liberazione vengono ad incrociarsi con la lotta contro le avversità del cammino, le prove subite». E deve interfacciarsi con esse.
I segni dei tempi – hanno sottolineato Secondo Bongiovanni della San Luigi e Giorgio Marcello dell’Università della Calabria – spingono ad un’attenzione diversa verso i migranti. «Ma ci invitano all’ascolto», ha affermato Petrarca. «L’esempio di Ulisse che si commuove soltanto quando sente raccontare la sua storia da un altro da sé è stato l’esempio che – secondo Petrarca – deve spingere a un’alterità e ad un profondo esame di coscienza». «Il dialogo – ha evidenziato Bongiovanni – si ricompone nelle alterità che siamo riusciti a ricomporre. Solo il gesto del donare, non come concessione ma come riconoscimento gratuito della dignità dell’altro, capace di ristabilire un legame umano è la possibilesoluzione». La seconda parte della mattinata ha messo in dialogo la teologia al femminile: Giuseppina De Simone e Donatella Abignente, entrambe della Sezione San Luigi. La prima ha parlato di un «Mediterraneo luogo di contraddizioni ma anche in grado di esprimere nell’arte, nella cultura la sua storia». Abignente ha esposto il «valore etico del dialogo per la costruzione di una cultura dell’incontro fra persone e popoli» e ha ribadito «l’equivoco di un dialogo tattico spesso utilizzato coma arma, mentre il dialogo autentico comporta farsi accanto alla persona». Per arrivare, poi, alla relazione finale di Fabrizio Mandreoli, della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, che ha affrontato il tema di una «teologia che operi un ribaltamento: dove si parta dal presupposto che la tua vita vale come la mia». «Dai laboratori – ha concluso don Emilio Salvatore della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia meridionale – abbiamo iniziato a tracciare una teologia del Mediterraneo nelle sue diverse articolazioni nel contesto, nel metodo, nei soggetti. Ora resta aperta la modalità di come il popolo possa diventare protagonista per condurre ad una nuova narrazione fatta di gesti e di parole». Oggi le conclusioni affidate al Papa. (ROSANNA BORZILLO – Avvenire)


