Card. Zuppi : “La guerra è il fallimento della politica e dell’umanità. Ogni parrocchia e comunità sia una casa di pace e di non violenza”

23 Settembre 2025 – “È avvenuto un cambio di paradigma, ormai generalizzato, con la riabilitazione della guerra come strumento politico o di affermazione dei propri interessi”. C’è una presa di coscienza chiara e preoccupata nelle parole del presidente della Conferenza episcopale italiana, il card. Matteo Zuppi, nella sua introduzione al Consiglio episcopale permanente, che ha preso il via a Gorizia, città simbolica e di frontiera, e terminerà il 24 settembre.

Nell’esaminare il contesto conflittuale globale in cui ci troviamo, il card. Zuppi ha rilanciato l’Europa come “via verso il futuro”, nonostante tutto. Con un appello: “Dobbiamo, come Chiesa italiana e come Chiese europee, portare il nostro sostegno al Continente, per un suo consolidamento come realtà di democrazia, pace e libertà, per la difesa della persona umana in un mondo che appare tanto in movimento”.

A proposito della riabilitazione della guerra, che piuttosto “è il fallimento della politica e dell’umanità”, il presidente dei vescovi italiani paventa il rischio di “rimanere intrappolati nella polarizzazione, che non solo fa perdere l’opportunità di vie nuove, ma alimenta ulteriore conflitto: radicalizzazione, chiusura, violenza verbale o fisica, sospensione dell’altro dalla comunità, innalzamento delle barriere emotive e cognitive. La polarizzazione si manifesta quando opinioni, identità e appartenenze diventano muri invalicabili: “noi” contro “loro”, amici contro nemici, verità contro menzogna. Il rischio mortale è che ogni interlocutore venga spogliato della sua umanità. Qui inizia l’odio, che poi rende vittime e artefici, allo stesso tempo, se non si combatte per tutti e in ogni situazione. Assistiamo spesso ad un pericoloso scontro continuo e intransigente, dove diventa impossibile immaginare vie alternative”.

Di fronte a tutto questo, il card. Zuppi esprime un invito: “Ogni parrocchia e comunità sia una casa di pace e di non violenza che promuova e raccolga le tante e importanti istanze che salgono dalla società civile. Per i cristiani, l’impegno alla pace non è un’opzione morale fra tante, ma una dimensione costitutiva del Vangelo. Gesù ci ricorda che basta dire pazzo a nostro fratello per essere omicidi! Egli invita ad amare i nemici. Questo impegno si traduce nel promuovere riconciliazione, giustizia, cura dei più vulnerabili, rifiuto di ogni forma di violenza. Essere cristiani significa anche denunciare le guerre e le ingiustizie, sostenere la diplomazia, offrire accoglienza a chi fugge da conflitti”.

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