27 Marzo 2025 – “Tutti coloro che abbandonano il loro Paese per recarsi in un altro come migranti faranno sempre raffronti e paragoni, non sempre facili da accettare, ma il mio obiettivo principale è stato da subito l’integrazione”. Esordisce così, nella sua testimonianza raccolta da Spazio + Spadoni, don Rodrigue Ogan Akakpo, sacerdote del Togo e direttore dell’Ufficio Migrantes della arcidiocesi di Ferrara-Comacchio. Sembra di percepire subito quello “odore delle pecore” che papa Francesco sin dalle sue prime uscite ha indicato come una caratteristica fondamentale di un sacerdote: don Rodrigue ha vissuto e sta vivendo il medesimo percorso di integrazione delle persone che è stato chiamato a servire.
“È doveroso sottolineare – continua – che non c’è integrazione senza insegnamenti e sostegno, morale e materiale”. E che sempre queste cose, oltre alla propria volontà e alla fiducia, vengono da qualcuno che ci guarda e ci accompagna con cura: “Sarò sempre profondamente grato a tutti coloro che mi hanno dato un inizio positivo e produttivo”.
“L’esperienza di don Rodrigue – commenta il direttore generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo – mostra bene quanto sia importante integrarsi anche per i sacerdoti e i religiosi. Con il sacrificio di studiare anche di notte la lingua italiana, di prendersi la patente di guida, di curare la propria formazione teologica e spirituale. Non senza il senso di affidamento e il buon inserimento nella Chiesa locale”.