Proposta di Regolamento per rimpatri Ue. Fondazione Migrantes: “Appare dettata da uno spirito prevalentemente punitivo”

12 Marzo 2025 – La Commissione europea ha proposto un giro di vite sulle persone giunte in Europa da Paesi terzi. Preteso dagli Stati membri (Consiglio europeo, ottobre 2024) e annunciato dalla presidente Von der Leyen, il nuovo quadro giuridico per i rimpatri “costituisce – secondo l’Esecutivo – un elemento chiave per integrare il Patto sulla migrazione e l’asilo adottato lo scorso anno, che definisce un approccio globale alla migrazione”. “Con tassi di rimpatrio in tutta l’Ue attualmente pari solo al 20% e con una frammentazione dei diversi sistemi che si presta ad abusi, è necessario un quadro giuridico moderno, più semplice ed efficace”. Così le nuove norme forniranno agli Stati membri “gli strumenti necessari per rendere il rimpatrio più efficiente nel pieno rispetto dei diritti fondamentali” per superare i 27 sistemi diversi in vigore attualmente. (Fonte: SIR)

Quello che sembra emergere dal testo della proposta della Commissione europea di un Regolamento “per un sistema comune dei rimpatri” – ha commentato mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes – è una svolta verso l’esternalizzazione della gestione delle persone che non hanno più titolo a rimanere nel territorio dell’Ue, prevedendo degli hub per i rimpatri in Paesi terzi. In generale, essa appare dettata da uno spirito prevalentemente punitivo.

Altre esperienze analoghe di esternalizzazione in strutture di fatto detentive in Paesi terzi sono già state sottoposte a una minuziosa analisi dal punto di vista delle Convenzioni internazionali e dei diritti umani, e la loro valutazione è stata negativa.

“Sarebbe auspicabile – continua mons. Felicolo – che l’Unione europea, piuttosto, con la sua storia e le sue radici di diritto, proponesse e finanziasse norme volte a investire in massima parte sul rafforzamento delle forme legali di ingresso ed, eventualmente, sui rimpatri assistiti volontari. Perché è bene ricordare che spesso i migranti che intendono rimpatriare, anche qualora non abbiano ricevuto provvedimento di espulsione, non hanno i mezzi per farlo”.

Scorrendo le 87 pagine del documento, sul tema dei “rimpatri volontari” la previsione di spesa per una loro “incentivazione” è di 8.4 milioni di euro per i prossimi tre anni, contro i 137.5 milioni di euro previsti nel triennio per la “capacità detentiva”.

La nuova direttiva europea sui rimpatri dei migranti “smentisce il progetto dell’Italia in Albania, anche se lascia aperta la possibilità di trasformare le strutture albanesi in strutture detentive per chi è espulso dal Paese in vista del rimpatrio” sottolinea mons. Gian Carlo Perego , presidente della Commissione Cei per le migrazioni e presidente della Fondazione Migrantes.

“A questo punto – osserva – ci domandiamo a cosa servirebbe la costruzione in Italia di 5 nuovi Cpr. Un secondo interrogativo riguarda come sarà tutelato in Centri in Paesi extra-Ue il diritto al ricorso al provvedimento di espulsione. Ci si augura che in sede parlamentare europea possano essere apportate modifiche significative alla direttiva a tutela della dignità delle persone e del diritto alla protezione internazionale”.

(aggiornato il 13 marzo 2025)

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