L’istinto di Lampedusa per l’accoglienza. Intervista a Pierangela Allegro

6 Febbraio 2025 – Nel fitto calendario di incontri organizzato dalla Commissione regionale per le migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, in “trasferta” a Lampedusa, non mancherà un momento di condivisione, fissato per la giornata di domani 7 febbraio, con i ragazzi del Centro diurno per il disagio psichico, la cui responsabilità, a partire dal 2021, è nelle mani della dottoressa Pierangela Allegro, tecnico della riabilitazione psichiatrica. Una giovane professionista, da sempre innamorata del suo lavoro e dei suoi pazienti, che nell’arcipelago delle Pelagie ha trovato la propria dimensione.

Perché quello con Lampedusa potrebbe davvero essere definito un “amore a prima vista”, «sebbene fino a quel momento, pur essendo siciliana, e più precisamente palermitana, non fossi neanche consapevole di dove fosse collocata geograficamente l’isola».

L’attività del centro diurno

Una scoperta nella scoperta, dunque, per la dott.ssa Allegro, a cui è bastato poco per decidere di trasferirsi in pianta stabile a Lampedusa, «con cui si è creato un legame speciale, nonostante le difficoltà che possono esserci».

Difficoltà che si accentuano nei mesi invernali, quando torna a prendere il sopravvento la dimensione più “selvaggia” dello “scoglio”, quella che Pierangela ama di più, al punto che «nel periodo estivo, oltre che dedicarmi al lavoro preferisco stare più a casa», come in una sorta di letargo a senso inverso.

«Il Centro diurno semiresidenziale – spiega la dottoressa – esiste dal 2005, e in questi anni sono state prese in carico circa 500 persone. All’interno vengono svolte sia attività strutturate, di gruppo, sia attività singole per quegli utenti che hanno dei piani riabilitativi personalizzati. Parliamo di utenti con terapie farmacologiche anche abbastanza importanti che hanno bisogno di essere seguiti bene. Sul posto sarebbe necessaria la presenza di un’equipe multidisciplinare, composta da altri tecnici della riabilitazione, un medico specializzato in psichiatria, un infermiere e, lì dove necessario, anche un operatore socio-sanitario (OSS). Nei fatti, però, sono stabilmente presente sul posto solo io, che in alcuni giorni della settimana mi avvalgo del supporto di un medico specialista in psichiatria che svolge attività ambulatoriale».

La decisione di rientrare in Sicilia

Un impegno costante, dunque, quello profuso da Allegro, la cui decisione di prendere parte alla selezione pubblica indetta dall’Azienda sanitaria provinciale competente per l’individuazione di un tecnico della riabilitazione psichiatrica, «è stata figlia di alcune domande esistenziali che mi sono posta dopo il periodo del Covid. Ho lavorato per oltre 10 anni in Lombardia, all’ospedale “San Paolo” di Milano e, come ben sappiamo, nel nord Italia sia la prima che la seconda ondata della pandemia, nel 2020 e nel 2021, hanno avuto degli effetti disastrosi. Mi sono cominciata a interrogare su cosa effettivamente volessi dalla mia vita, se fossi disposta a stare ancora così lontano dalla mia famiglia… E mi sono risposta di no».

Cogliendo quindi la possibilità di partecipare a questa selezione ha deciso di tornare «e oggi eccomi qui, a Lampedusa». Dove è riuscita a coniugare sia l’aspetto professionale che quello affettivo: «La mia compagna è lampedusana, gestisce un’attività di ristorazione e stiamo progettando di costruire qualcosa di importante insieme».

Lampedusa e la sua capacità di accoglienza

Sull’accoglienza, quella che in fondo lei stessa ha potuto sperimentare in prima persona, la dottoressa Allegro non ha dubbi: «Lo spirito di accoglienza dei lampedusani è qualcosa che non si trova da nessun’altra parte, è quasi un istinto» e per cercare di far capire meglio il suo pensiero, torna con la mente all’estate del 2023, quella degli arrivi che portarono l’hotspot di Contrada Imbriacola a non essere più sufficiente in termini di capienza: «Ricordo in particolare uno sbarco in cui arrivarono moltissime donne e bambini. La mia compagna ha subito organizzato un passaparola e nel giro di poche ore siamo stati letteralmente riempiti di vestiti e giochi per bambini e neonati.

Così come sono rimasta sorpresa – continua Pierangela –, dalla compostezza e dall’ordine con cui, sempre in uno di quei giorni in cui l’hotspot non riusciva più a contenere i migranti, quest’ultimi si sono pacificamente spinti verso il centro del paese fino a raggiungere il sagrato della chiesa di San Gerlando, in attesa di ricevere un piatto di pasta». Scene non nuove alle latitudini lampedusane, che spesso, però, vengono oscurate da immagini, a senso unico, dal sapore di “invasione”. (Elena De Pasquale – Ufficio Migrantes Diocesi Messina Lipari S. Lucia del Mela).

Pierangela Allegro
Pierangela Allegro all’interno del Centro di cui è responsabile.

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