Dai migranti all’emergenza climatica: le suore in campo per un mondo nuovo

25 Ottobre 2023 – Roma – Suor Nieves Crespo coordina in Etiopia il progetto intercongregazionale sulle migrazioni e ha portato l’esperienza di chi ogni giorno vive sul campo le attese, le speranze e le difficoltà di centinaia di persone desiderose di raggiungere l’Europa: prima di tutto informandole in maniera sicura e affidabile sulla migrazione, rispetto alle tante false promesse che invece circolano, e poi accompagnandole in maniera concreta, ad esempio aiutando i giovani a trovare lavoro o le donne sole a vivere in sicurezza.
Le suore arrivate dal Borneo, dalla Malaysia ma soprattutto dall’Amazzonia, hanno invece raccontato delle sfide che affrontano sul tema del cambiamento climatico, comprese quelle che a livello globale passano come dei successi e che invece nel locale si mostrano delle false soluzioni, come ad esempio le multinazionali che vendono crediti per la cattura del carbonio e che in realtà tolgono terre alle popolazioni locali, permettendo di continuare a distruggere il pianeta in cambio di un pagamento che per le multinazionali è ben poca cosa, ma che nel frattempo – hanno riferito la religiose – toglie spazio, terra e vita alle popolazioni locali.
E queste sono solo alcune delle narrazioni emerse dal primo Advocacy Forum della Uisg, l’Unione internazionale delle superiore generali, l’organizzazione che rappresenta oltre 600mila suore nel mondo, tenutosi lunedì e martedì a Roma, presso la Curia generalizia dei gesuiti, in collaborazione con il Global Solidarity Fund. Un’iniziativa che è il punto di arrivo, ma anche e soprattutto di ripartenza, del progetto “Sisters Advocating Globally”, nato tre anni fa per creare una rete di suore impegnate nell’advocacy sociale e ambientale e spazi di riflessione su alcuni temi- cardine dello sviluppo internazionale: il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, la povertà, la disoccupazione e le disuguaglianze sociali, la migrazione forzata e la tratta di esseri umani, le crisi sanitarie e le violazioni dei diritti umani.
A Roma si sono ritrovate un centinaio di persone da tutto il mondo, tra suore e partner vari (rappresentanti governativi, organizzazioni internazionali, istituzioni vaticane, società civile ed esperti del mondo accademico e della stampa). «E siamo state molto contente sia di vedere l’impegno e la convinta partecipazione dei partner accolti, ascoltando le voci delle comunità locali che poi riflettono l’impegno delle suore a livello globale, sia di ascoltare le sfide che si affrontano, ma anche le molte proposte di soluzioni arrivate; io ad esempio ho partecipato ad un gruppo di lavoro che ha sviluppato il tema di come favorire in ambito migratorio la coesione sociale attraverso l’integrazione e il dialogo», ha commentato in sede di bilancio finale suor Mary John Kudiyiruppil, vice segretaria esecutiva della Uisg, religiosa delle Serve dello Spirito Santo, indiana e da circa un anno in Italia.
Ma ovviamente il Forum non ha tralasciato quello che è il ruolo delle religiose nella Chiesa e dunque anche il loro contributo al processo sinodale in corso, come ha rimarcato Giulia Isabel Cirillo, spagnola, coordinatrice del progetto: «Questo Forum ha voluto rappresentare proprio una piattaforma e un esempio di sinodalità, con lo sforzo di mettere in rete le relazioni che abbiamo iniziato a tessere nei primi tre anni. Lo sviluppo della sinodalità per noi si esprime attraverso questo cammino insieme: per capire come le suore possono interfacciarsi con le altre persone di buona volontà che lavorano sugli stessi temi, cosa il mondo dello sviluppo può imparare dalle suore, qual è il valore aggiunto che le suore possono portare sia dalla loro spiritualità, sia dagli insegnamenti raccolti sul campo, e che cosa la Uisg può imparare da questi partner».
«Collegando il locale al globale attraverso le reti guidate dalle suore – ha sottolineato suor Patricia Murray, segretaria esecutiva Uisg – miriamo a facilitare un confronto di diversi vissuti e uno scambio di riflessioni, per modellare le conversazioni sullo sviluppo internazionale attorno ai bisogni delle comunità locali». (Igor Traboni – Avvenire)

 

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