La nostra vita è piena di miracoli

10 Luglio 2023 –

Città del Vaticano – La sorpresa dell’Angelus di domenica, XIV del tempo ordinario, è nell’annuncio del prossimo Concistoro che Papa Francesco presiederà il 30 settembre. Saranno creati 21 i nuovi cardinali, tre ultraottantenni, portando così a 136 il numero dei porporati in un possibile Conclave, 16 votanti in più rispetto al tetto fissato da Paolo VI e confermato da Giovanni Paolo II. Tra i nomi alcune sorprese: monsignor Víctor Manuel Fernández, appena nominato prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, monsignor Stephen Chow Sau-Yan, Vescovo di Hong Kong, nomina importante, ponte con le autorità di Pechino, e monsignor Stephan Ameyu Martin Mulla arcivescovo di Juba, Sud Sudan, paese visitato lo scorso febbraio, dove la pace, disse il Papa il 4 febbraio, “è un cammino tortuoso ma non più rimandabile”. Due gli italiani: monsignor Claudio Gugerotti, prefetto del Dicastero per le chiese orientali e monsignor Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, il primo a ricevere la berretta porpora in una terra dove continuano le violenze, come ricorda Francesco nel dopo Angelus, auspicando tra israeliani e palestinesi la ripresa di un “dialogo diretto al fine di porre termine alla spirale di violenze e aprire strade di riconciliazione e di pace”.
Angelus nella domenica in cui leggiamo, in Matteo, che Gesù prega il Padre e lo ringrazia “perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Quanto è diversa dalla nostra la logica di Dio che chiama beati i “poveri di spirito”, i sofferenti, i perseguitati, gli operatori di pace. Nell’Antico Testamento è il profeta Zaccaria – è la prima lettura – che annuncia la salvezza messianica operata da un re “giusto e vittorioso, umile”, che cavalca un asino. L’immagine di Gesù che entra in Gerusalemme su un umile asino.
Ma cosa sono le cose per cui Gesù loda il Padre, e chi sono i piccoli che le accolgono. Innanzitutto, il Signore ricorda le opere, ovvero i ciechi che riacquistano la vista, i lebbrosi purificati, i poveri ai quali è annunciato il Vangelo. Dice Francesco: “Dio si rivela liberando e risanando l’uomo, e lo fa con un amore gratuito, un amore che salva”. Per questo Gesù loda il Padre, perché “la sua grandezza consiste nell’amore e non agisce mai al di fuori dell’amore”. Grandezza che “non è compresa da chi presume di essere grande e si fabbrica un dio a propria immagine: potente, inflessibile, vendicativo. In altre parole, questi presuntuosi non riescono ad accogliere Dio come Padre; chi è pieno di sé, orgoglioso, preoccupato solo dei propri interessi convinto di non aver bisogno di nessuno”.
Corazìn, Betsàida e Cafarnao sono tre città dove Gesù ha compiuto molte guarigioni. Lo ricorda il Papa per dire che gli abitanti “sono rimasti indifferenti alla sua predicazione”, per loro i miracoli sono stati “eventi spettacolari” ma “esaurito l’interesse passeggero, li hanno archiviati, magari per occuparsi di qualche altra novità del momento. Non hanno saputo accogliere le grandi cose di Dio”. Non così i piccoli e Gesù loda il Padre “per i semplici che hanno il cuore libero dalla presunzione e dall’amor proprio”. I piccoli ricorda Papa Francesco sono come i bambini “si sentono bisognosi e non autosufficienti, sono aperti a Dio e si lasciano stupire dalle sue opere”. I piccoli, afferma ancora il Papa, “sanno leggere i suoi segni, meravigliarsi per i miracoli del suo amore”.
La nostra vita ricorda il vescovo di Roma “è piena di miracoli, è piena di gesti d’amore”, ma un “cuore chiuso, un cuore blindato” non ha la capacità di stupirsi; dobbiamo lasciarci impressionare come “la pellicola di un fotografo”. L’atteggiamento del giusto “davanti alle opere di Dio: fotografarle nella mente le sue opere perché si imprimano nel cuore, per poi svilupparle nella vita, attraverso tanti gesti di bene”. Così chiede: “mi lascio meravigliare come un bambino dal bene […] oppure ho perso la capacità di meravigliarmi?”.
Non è mancata, nel dopo l’Angelus, la preghiera per l’Ucraina e la gratitudine per quanti operano “per il salvataggio di migranti in mare”; parole all’indomani della lettera a dieci anni dal viaggio a Lampedusa: “la morte di innocenti, principalmente bambini … è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società”. (Fabio Zavattaro – Sir)

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