Card. Zuppi: pensarci e essere senza muri perché siamo tutti parte dell’unica famiglia umana

21 Febbraio 2023 – Roma – Un primo diritto cui educare,  diceva Giovanni Paolo II,   è quello alla libertà dalla paura”. Lo ha ricordato oggi il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il card. Matteo Zuppi, nel corso  della Cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università degli Studi Roma Tre. “Nella vita privata la paura – ha detto il porporato nella sua Lectio magistralis sul tema “L’educazione ai diritti e alla pace” – si esprime con la chiusura nella propria bolla esistenziale. Nella vita pubblica, la paura ha un grande ruolo nella ricerca del consenso e non ha sempre bisogno di prove, bastano le narrazioni”. Il pensiero del card- Zuppi è andato al tema dell’immigrazione e dei profughi, a “una rappresentazione che introduce dentro invasioni che non ci stanno, a fronte di numeri modestissimi, a confronto con qualunque paese del terzo mondo e molti paesi europei. Mentre sovrabbondano i dati e le ragioni razionali che mostrano come l’immigrazione sia benefica per la nostra civiltà, la nostra economia, la nostra demografia, il nostro welfare”. Solo l’accoglienza può “farci riaccendere il gusto di concorrere a svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. È curioso: siamo condizionati da troppe paure e alcune evidenze ci mettono paura che deve diventare scelta, consapevolezza, non dissennatezza o ottimismo pericoloso e ignavo. La conoscenza libera tante paure, come ad esempio quella dell’Islam, nemico per eccellenza, che rispetto a una ventina di anni fa si è attenuata”. E parlando della cultura ha sottolineato che una “cultura senza cuore finisce per essere una cultura che non serve agli uomini e alle donne anche quando contiene più modernità e innovazione, perché non aiuta a ricucire il bisogno fondamentale di ritrovare la bellezza del vivere insieme, di ricostruire un noi in società frammentate, non guarisce dalla paura dell’altro, non offre ragioni per costruire nuove forme di vivere ‘la convivialità delle differenze, come diceva don Tonino Bello, e per aiutare noi stessi e il mondo a pensarci e a essere senza muri, che sono il primo dogmatismo, quello che impedisce di vedere la verità più semplice: che tu hai una faccia simile alla mia, anche quando è diversa, che l’altro è mio fratello e mia sorella, che siamo tutti parte dell’unica famiglia umana. Se una università non aiuta a scoprire e a costruire le basi di tutto questo fallisce il suo obiettivo”. (R.Iaria)

Temi: