Misericordia, vera giustizia

9 Gennaio 2023 – Città del Vaticano – Abbiamo ancora negli occhi le immagini delle esequie del Papa emerito, in questa domenica che chiude il tempo del Natale, e alla mente tornano le parole di Benedetto XVI nel primo libro su Gesù di Nazaret, quando scrive che “il significato pieno del battesimo di Gesù, il suo portare ‘ogni giustizia’ si rivela solo nella croce: il battesimo è l’accettazione della morte per i peccati dell’umanità, e la voce dal cielo ‘questi il figlio mio prediletto’ è il rimando anticipato alla risurrezione”.
L’evangelista Matteo ci porta sulle rive del Giordano e ci mostra Gesù confuso tra la folla dei peccatori e Giovanni Battista che vorrebbe impedire a Gesù di immergersi nelle acque per il battesimo: “sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?”
Quello amministrato da Giovanni era un atto penitenziale, un gesto che invitava all’umiltà verso Dio, e qui si capisce il perché del tentativo di rifiuto del Battista. In quell’andare al Giordano vi è un doppio movimento: Gesù scende nelle acque del fiume che scorre 400 metri sotto il livello del mare; scende dalla Galilea; scende per immergersi con gli altri peccatori per poi risalire verso il Padre, compiendo un cammino che lo porterà nel deserto e quindi a compiere la missione per la quale è stato inviato, cioè la liberazione dell’uomo dalla schiavitù del peccato e del male. Quanta similitudine con il cammino del popolo di Israele che liberato dalla schiavitù, vaga nel deserto prima di raggiungere la terra promessa e bagnarsi nelle acque del fiume Giordano. Nella Cappella Sistina, dove Francesco, prima dell’Angelus, ha battezzato a 13 bambini, ai lati del Giudizio due opere del Perugino narrano questa similitudine attraverso il Battesimo di Gesù, a destra e, di fronte, Il viaggio di Mosè in Egitto: due diversi inizi di una storia che si intreccia.
Francesco, nelle parole prima della preghiera mariana, afferma che facendosi battezzare “Gesù ci svela la giustizia di Dio, quella giustizia che lui è venuto a portare nel mondo”; una giustizia che “non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza, la sua rinascita, il renderlo giusto: da ingiusto a giusto. È una giustizia che viene dall’amore, da quelle viscere di compassione e di misericordia che sono il cuore stesso di Dio”. La giustizia di Dio “non vuole distribuire pene e castighi” ma “consiste nel rendere giusti noi suoi figli, liberandoci dai lacci del male, risanandoci, rialzandoci”.
Gesù sulle rive del Giordano, ci dice che “la vera giustizia di Dio è la misericordia che salva”; abbiamo paura a pensarlo, dice Francesco, “ma Dio è misericordia, perché la sua giustizia è proprio la misericordia che salva, è l’amore che condivide la nostra condizione umana, si fa vicino, solidale con il nostro dolore, entrando nelle nostre oscurità per riportare la luce”. Tornano anche qui le parole di Benedetto XVI che a Erfurt, parlando nel settembre 2011 al Consiglio della chiesa evangelica in Germania, ricordava la domanda che inquietava Martin Lutero: come posso avere un Dio misericordioso.
La giustizia di Dio è misericordiosa, afferma Francesco, e come Chiesa “siamo chiamati a esercitare in questo modo la giustizia, nei rapporti con gli altri, nella Chiesa, nella società: non con la durezza di chi giudica e condanna dividendo le persone in buone e cattive, ma con la misericordia di chi accoglie condividendo le ferite e le fragilità delle sorelle e dei fratelli, per rialzarli”. Così dice no il Papa al “chiacchiericcio che divide”, forse pensando alle dichiarazioni e voci non solo di questi giorni, tentativi di contrapporre il Papa emerito e il regnante con l’obiettivo di rompere la continuità e, soprattutto, quell’unità della chiesa che si proclama nel Credo. “Portiamo i pesi gli uni degli altri invece di chiacchierare e distruggere”, dice Francesco perché il chiacchiericcio “è un’arma letale: uccide, uccide l’amore, uccide la società, uccide la fratellanza”.
Angelus nel quale Francesco torna a pregare per l’Ucraina, un Natale in guerra, e il suo pensiero va alle madri “dei soldati che sono caduti in questa guerra in Ucraina. Le mamme ucraine e le mamme russe”. Questo è il prezzo della guerra”. Chiede preghiere per le mamme che “hanno perso i figli soldati, siano ucraine siano russe”. (Fabio Zavattaro – Sir)

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