6 Ottobre 2022 – Roma – Si è svolta questa mattina a Roma la conferenza stampa organizzata dalla Congregazione dei Missionari di San Carlo Borromeo, la Congregazione delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane e l’Istituto delle Missionarie Secolari Scalabriniane, in vista dell’imminente canonizzazione del Giovanni Battista Scalabrini, il 9 ottobre a piazza San Pietro.
“La proclamazione a Santo di Scalabrini è un invito alla Chiesa, alla società e alla comunità internazionale a ricordare la corresponsabilità che abbiamo nell’accoglienza e nella protezione delle persone migranti e rifugiate, oltre all’impegno di promuovere il diritto allo sviluppo e alla pace per evitare le migrazioni forzate”, ha detto padre Leonir Chiarello, Superiore Generale dei Missionari di San Carlo Borromeo Scalabriniani. “Con questa canonizzazione, Papa Francesco ci invita a seguire l’esempio del Vescovo Scalabrini e delle istituzioni che lui ha fondato e ispirato. Noi missionari abbiamo questa visione olistica dell’immigrazione che contempla la dimensione economica, sociale, politica, culturale e religiosa. Ha riconosciuto in questo fenomeno il modo in cui Dio si rivela nella storia umana e crea un’unica famiglia universale. Seguendo le sue orme, la Congregazione ha aperto parrocchie, ospedali, ambulatori, centri studi e di formazione, case e centri per migranti, centri Stella Maris per i lavoratori del mare e si è messa a servizio degli organismi della Chiesa locale che lavora con i migranti. Siamo presenti in 33 Paesi nel mondo. Con la canonizzazione di Scalabrini, voluta anche in assenza del secondo miracolo, Papa Francesco manda un messaggio chiaro e solenne alla Chiesa e all’intera umanità: i migranti, che l’avevano commosso e spinto all’azione, rimangono un tema centrale per la Chiesa e la società”. Per mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, è “un motivo di gioia per la Chiesa e lo è particolarmente anche per la Fondazione Migrantes che segue la mobilità umana. Scalabrini è stato un profeta antesignano: non voleva far mancare ai migranti la vicinanza spirituale e materiale e non voleva abbandonarli nella fede. Credeva che dove vi è il popolo, lì deve esserci anche la Chiesa. Questo impegno verso le persone in mobilità continua con le sue missionarie e missionari, con tutta la Chiesa Cattolica e con la Fondazione Migrantes che cammina insieme ai migranti”. Suor Neusa de Fatima Mariano, superiora delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane, ha spiegato: “Le risposte che Scalabrini ha dato al fenomeno dell’immigrazione hanno anticipato i tempi moderni”. Scalabrini ha riconosciuto il grande valore che donne consacrate avrebbero portato al suo progetto missionario e ha fondato la Congregazione femminile nel 1895. “Oggi noi siamo l’espressione del volto femminile del carisma scalabriniano rivolto ai migranti”, ha continuato suor Neusa. “Abbiamo oltre 100 missioni animate dalla spiritualità di Scalabrini, che è vivere la comunione nella diversità. La nostra scelta è quella di rivolgerci in modo particolare alle donne e ai bambini rifugiati, essere migranti con i migranti, compagne nel loro cammino. In questi ultimi anni abbiamo creato un progetto specifico della Congregazione: il “Servizio Itinerante”, presente nei luoghi di frontiera, dove c’è più sofferenza. Con questa specifica azione, la Congregazione offre il suo contributo, affinché ai migranti e ai rifugiati in situazioni di emergenza e in condizioni di vulnerabilità, sia garantito il rispetto della loro dignità, l’attenzione ai loro bisogni primari e l’accesso alle opportunità di promozione umana”. A 56 anni dalla morte del beato Giovanni Battista Scalabrini, il 25 luglio 1961 è iniziato il cammino dell’Istituto delle Missionarie Secolari Scalabriniane, terzo Istituto ispirato a Scalabrini. Senza segni esterni che le distinguano, le Missionarie Secolari lavorano e svolgono professioni nei più diversi ambienti e contesti della società per trasformare dal di dentro ogni realtà, in particolare quella migratoria, in un’esperienza d’accoglienza e di comunione tra le diversità. “Lo spirito di Scalabrini non si è esaurito alla sua morte e ha segnato la vita di tante persone. Una di queste è stata Adelia Firetti, la nostra fondatrice”, ha detto Giulia Civitelli, missionaria secolare scalabriniana e direttore sanitario del Poliambulatorio della Caritas alla Stazione Termini di Roma. “Adelia era una giovane insegnante di Piacenza, arrivata in Svizzera negli anni ’60 su invito degli Scalabriniani per avviare una scuola per i figli degli emigrati italiani”, ha continuato Civitelli. “Noi missionarie secolari scalabriniane cerchiamo di educare le persone al dialogo interculturale e all’incontro con i migranti. Viviamo in piccole comunità: le nostre case sono i Centri Internazionali Scalabriniani, dei veri e propri laboratori di relazione, dove i giovani scoprono la ricchezza dell’altro. Questo è il messaggio che vogliamo condividere con tutti: è possibile vivere la diversità nella comunione. Insieme possiamo scoprirci tutti appartenenti ad un’unica famiglia umana”.
Nato a Fino Mornasco, in provincia di Como nel 1839, il Vescovo di Piacenza Giovanni Battista Scalabrini è ancora oggi un dono per la Chiesa e l’umanità: un uomo innamorato di Dio, capace di vedere negli ultimi lo sguardo di Gesù. Profondamente commosso dal dramma di tanti italiani costretti ad emigrare negli Stati Uniti e nell’America del Sud alla fine dell’‘800, non resta indifferente. Si documenta, sensibilizza la società e manda i suoi missionari e le sue missionarie nel mondo per aiutare e sostenere gli emigranti nei porti, sulle navi e all’arrivo nei nuovi Paesi. È considerato per questo un padre per tutti i migranti e i rifugiati.