Vangelo Migrante: XXI Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 13, 22-30)

18 Agosto 2022 –

Gesù si rifiuta di rispondere ad un tale che chiede: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” Domanda quanto meno sospetta che sembra cercare più nelle statistiche la sicurezza della propria salvezza che non nella misericordia di Dio. Il pensiero sotteso è che se la maggior parte o addirittura tutti si salvano, facilmente ci si può confondere nella massa, evitando di assumersi le proprie responsabilità.

Per Gesù la questione della salvezza non si pone in termini generali o per gli altri, ma si pone “per me”. Argomento tutt’altro che datato. L’opinione diffusa che Dio è buono e quindi tutti, in un modo o nell’altro, si salveranno indipendentemente dalla qualità buona o cattiva della loro vita, non trova conferma nelle Sue parole. Gesù non dice se siano pochi, tanti o tutti quelli che si salvano. Sia chiaro, l’universale predestinazione alla salvezza è il nucleo essenziale della Sua predicazione: tutti sono chiamati, senza alcuna eccezione e senza alcun privilegio, a far parte del regno dei cieli; ma la possibilità di salvarsi, offerta a tutti indistintamente, richiede un’impegnativa risposta personale.

E allora formula un invito molto chiaro: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”. Non è un immagine ‘lacrime e sangue’ o un’impresa fuori della nostra portata. Il Vangelo porta solo belle notizie e, quindi, la porta è stretta, è un’entrata piccola, come lo sono i piccoli, i bambini e i poveri, veri prìncipi del regno di Dio; è stretta ma a misura d’uomo, di un uomo nudo ed essenziale che ha lasciato giù tutto ciò che lo gonfiava: ruoli, portafogli, l’elenco dei meriti, i bagagli inutili, il superfluo; la porta è stretta, ma è aperta. L’insegnamento è chiaro: fatti piccolo e la porta si farà grande!

E va oltre. Attenzione: non è la stessa cosa stare dentro o fuori! Il rischio di rimanere esclusi dal regno esiste ed ha delle conseguenze: “là ci sarà pianto e stridore di denti”. Nè servirà bussare e dire: “Signore aprici!” o vantarsi di cose di poco conto: “abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Quanti non sono passati per la porta stretta a motivo della propria ignavia e falsa coscienza, si sentiranno rispondere: “non so di dove siete”.

Dio non riconosce per formule, riti, simboli religiosi o perché si fanno delle cose per Lui, ma perché con Lui e come Lui si fanno delle cose per i piccoli e i poveri. Il resto o sono alibi o false credenziali che normalmente poggiano su un Dio a misura d’uomo.

Non mancheranno sorprese. Oltre quella porta Gesù immagina una festa multicolore: verranno da oriente e occidente, dal nord e dal sud del mondo e siederanno a mensa. La porta stretta non è porta per pochi, o per i più bravi. Tutti possono passarvi, per la misericordia di Dio. Il suo sogno è far sorgere figli da ogni dove, per una offerta di felicità, per una vita in pienezza. Lui li raccoglie da tutti gli angoli del mondo; il Suo regno ammette quelli che il mondo reputa clandestini; e se arrivati ultimi, Lui li considera primi.

Attrezzarsi a passare quella porta, non è ‘fare di meno’ … ma darsi da fare con un Vangelo che travalica tutti i confini, non solo quelli geografici! (p. Gaetano Saracino)

 

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