Vangelo Migrante: V domenica di Pasqua | Vangelo (Gv 13,31-35)

11 Maggio 2022 – Dicendoci che lui era il pastore e noi il suo gregge, tra le altre cose, Gesù ci metteva in guardia dai pericoli. La bellezza della vita cristiana alla sequela di Gesù è costantemente minacciata perché è la strada che porta a Dio.

Il Vangelo di questa domenica situa Gesù nel pieno di una minaccia umana: il tradimento di Giuda. “Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: ora il figlio dell’uomo è stato glorificato”. Gesù fa capire che quello che per l’uomo è una minaccia, per Dio è gloria. Attenzione: gloria non vuol dire ‘fasto’ ma ‘peso specifico’, il valore di qualcuno! Giuda ha una missione: far vedere come Gesù reagisce al male dell’uomo. Quando il male arriva addosso a Gesù, lo fa risplendere nel suo vero volto: il volto della misericordia.

Questo mistero di gloria, Gesù lo traduce per i suoi discepoli nella consegna dell’unica strategia possibile per arrivare al Regno dei cieli e sopravvivere al male, inevitabile, che verrà addosso ai cristiani: “vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”

Non è un ordine, come non lo sono le 10 Parole, ma è il fondamento della vita con Dio che è sempre lo stesso, quello di tutta la Bibbia; ‘nuovo’ è quello che c’è nella creatura che lo riceve perché è stata redenta da Gesù e nel battesimo è diventata nuova Creatura.

“Amatevi gli uni gli altri” è il marchio di fabbrica di Gesù! Ma quando si parla di amore, soprattutto oggi, è come avere uno scrigno dove ognuno rischia di mettere dentro quello che gli pare: pulsione istintiva, attaccamento, possesso, appagamento … Anche nelle migliori intenzioni sempre più spesso non si sa ‘come’ farlo!

Gesù, assieme alla sostanza, introduce anche il parametro: “come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.

L’amore non è solo una ‘cosa’, ha anche un ‘come’. Occorre riferirsi a quel ‘come’. Il parametro indicato da Gesù non è un sentimento generico, astrattoma una storia concreta che ci ha salvato, l’amore oggettivo che Lui ci ha usato: ci ha amato in un corpo che è salito sulla croce per noi e per noi è risorto.

E, quindi, possiamo amare perché abbiamo ricevuto quell’amore;

e, amando, non improvvisiamo se siamo memori di come Lui ama noi!

Se eravamo capaci di farlo da soli, Dio ce lo avrebbe lasciato fare …

Essere eco costante di come Lui ha amato vuol dire possedere il parametro rivelato dalla croce di Cristo che non è solo strumento di morte, ma innanzitutto ‘peso specifico’ del cristiano: “Da questo sapranno che siete miei discepoli!” (p. Gaetano Saracino)

 

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