Vangelo Migrante: IV domenica di Pasqua | Vangelo (Gv 10,27-30)

5 Maggio 2022 –  

La quarta domenica di Pasqua è dedicata alla figura del ‘del buon pastore’. La liturgia la celebra proponendo il brano del Vangelo di Giovanni dove si parla della relazione di Gesù con il suo gregge e del Padre, che entra in questa relazione. Gesù dice: “le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”.

Gesù, il pastore, ha dei discepoli che ascoltano la sua voce. Ascoltano la voce, non i comandi. La voce attraversa le distanze, inconfondibile; fa emergere una presenza; racconta una relazione. La voce giunge all’orecchio del cuore prima delle cose che dice.

È l’esperienza del bambino che, quando sente la voce della madre, la riconosce, si emoziona, tende le braccia e il cuore verso di lei, ed è già felice prima ancora di arrivare a comprendere il significato delle parole.

Tra la voce del pastore buono e i suoi agnelli corre questa relazione fiduciosa, amorevole, feconda; ma perché le pecore dovrebbero ascoltare la sua voce?

Il nostro ascolto è oggetto di disputa da parte di due generi di persone: i seduttori, quelli che promettono piaceri, e i maestri veri, quelli che danno fecondità alla vita. Gesù fa di più: “io do loro la vita eterna”.

Si ascolta la Sua voce non per ossequio, per seduzione o paura, ma perché Lui fa vivere. Il pastore buono mette al centro non quello che noi facciamo per Lui, ma quello che Lui fa per noi. Al cuore del cristianesimo non c’è il nostro comportamento o la nostra etica, ma l’azione di Dio.

Il punto è questo: la vita cristiana non si fonda sul dovere, ma sul dono della vita di Dio riversata dentro di noi, prima ancora di una qualsiasi nostra risposta. Prima ancora che diciamo ‘sì’, lui ha già seminato in noi germi vitali. La nostra fede è incremento, accrescimento, intensificazione d’umano e di cose che meritano di non morire. Gesù lo dice con un’immagine di combattiva tenerezza ripetuta per due volte: “nessuno le strapperà dalla mia mano” e, se avessimo dei dubbi: “nessuno può strapparle dalla mano del Padre”, perché siamo stati donati a Gesù dalle mani di Dio.

Questo intreccio lega, a sua volta, tutta l’umanità. Ecco perché, le mani degli uomini che accolgono e abbracciano il fratello, sono la rassicurante voce di Dio in terra, quella che attraverso Gesù è venuta a radunare un gregge che sembra disperso!

 

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