Ucraina: le aziende italiane in campo in aiuto dei profughi

22 Aprile 2022 – Padova – Ben 67 aziende delle province di Padova e Treviso hanno messo a disposizione 240 posti di lavoro per i profughi arrivati dall’Ucraina. È accaduto esattamente un mese fa. Gli esempi sono diversi. Il punto è che l’offerta di lavoro, uno degli aspetti inediti dell’attuale campagna di apertura ai rifugiati, non ha ancora portato a risultati concreti in termini di assunzione e inserimento del personale ucraino. Il caso Nord Est è da manuale: le imprese disponibili ci sono, ma i posti non sono ancora stati riempiti. Troppe le incertezze sulla permanenza in Italia dei profughi: è questa la ragione principale al momento sull’impasse in corso.

La friulana Roncadin, un colosso delle pizze, ha aperto agli scampati dalla guerra le liste di 100 nuove assunzioni negli stabilimenti del gruppo. Altre centinaia di posti sono stati messi a disposizione nel commercio e nei servizi ricettivi. Il gruppo Fedrigoni di Verona, tra i primi al mondo nella produzione e vendita di carte speciali per packaging di lusso, editoria e grafica, e di autoadesivi per l’etichettatura, ieri ha annunciato un supporto ai cittadini ucraini: possibili eventuali assunzioni sia in Polonia, prima méta dei profughi, sia in Italia, dove è stato attivato il sostegno all’opera di Medici senza frontiere. A Verona, famiglie ucraine hanno trovato ospitalità in locali di pertinenza dell’azienda.

Otb Foundation, che fa capo a Renzo Rosso, in collaborazione con l’associazionismo e 43 Comuni del Vicentino, nonché con numerose parrocchie, sta ospitando mezzo migliaio di persone; non mancano anche in questo caso le opportunità di lavoro. Tra Cordignano e Sacile, sul confine veneto-friulano, opera Itlas, una delle industrie del legno più performanti. Ne è titolare Patrizio Dei Tos, presidente anche di Confindustria Serbia. La sua esperienza l’ha portato a mettere a disposizione due alloggi, per una decina di profughi. Gli ultimi due sono appena arrivati. «Marito e moglie. Il marito fa di professione il fisico. L’avrei assunto in azienda, ma non come fisico. Devo cercargli pertanto un impiego adeguato. Spero di trovarlo» anticipa.

Bottega Spa, azienda di vini e liquori con sedi fra Veneto e Friuli, ha messo a disposizione ben 50 posti. «In queste settimane abbiamo accolto fino a 35 persone, in collaborazione con la Caritas ed il volontariato – spiega Stefano Bottega, uno dei titolari –. Siamo pronti ad inserire, nelle nostre attività, gli ospiti che decidano di fermarsi, anche dopo la guerra. Per il momento abbiamo raccolto la disponibilità di uno dei pochi uomini arrivati ancora all’inizio della guerra. Fa parte del nostro ufficio commerciale e siamo veramente soddisfatti. Conosciamo tante persone in Ucraina – aggiunge –, è un mercato che per noi vale un milione di euro e che ora è ovviamente sospeso. Così abbiamo i nostri importatori, collocati in particolare nel territorio a ovest di Donetsk». La Meccanica di Cittadella, nel Padovano, produce macchinari per il legno e le biomasse. «Lavoriamo, anzi lavoravamo molto per l’Ucraina, la Bielorussia e la Russia. Adesso è tutto sospeso – ammette con preoccupazione il titolare, Roberto Reffo – . Nella nostra foresteria abbiamo accolto due famiglie, mamme con i bambini. Una è la moglie di un nostro operatore commerciale che segue il mercato in quel territorio. Una mamma con due figli, dopo un po’, è rientrata a Kiev, perché da infermiera non se la sentiva di rimanere, con le necessità che c’erano nella sua città». Complessivamente, le associazioni industriali del territorio hanno reso disponibili 24 alloggi, circa 100 posti letto. Nei Comuni di Asolo, Castelfranco, Cittadella, Conselve, Villa del Conte, Saonara, Piove di Sacco, i posti di lavoro disponibili raggiungono quota 240 posti. Le imprese appartengono ad ogni settore: metalmeccanico, arredo e design, alimentare, cartario, calzature, chimica farmaceutica, alberghi, Ict. «La risposta che sta arrivando dalle nostre imprese – sottolinea Leopoldo Destro, presidente di Assindustria Venetocentro – è di vicinanza e di speranza per que- ste persone in fuga dalla guerra e per il loro futuro». Intanto a Pordenone è stato sottoscritto da Camera di Commercio, prefettura, associazioni di categoria e organizzazioni sindacali, un accordo per permettere, in condizioni di piena garanzia legale, contrattuale e retributiva, di far accedere a occasioni lavorative i profughi che decidono di restare. Il problema è solo quello di far incontrare offerta e domanda di lavoro? No, risponde il segretario della Cisl del Veneto, Gianfranco Refosco. «Oggi il permesso di soggiorno straordinario della durata di 12 mesi rende possibile e consente senza problemi l’assunzione di una persona ucraina profuga arrivata in Italia in fuga dalla guerra – spiega –. Tanti di loro però vivono la situazione come provvisoria e si percepisce chiaro il senso di attesa e di speranza per un rientro che confidano possa avvenire prima possibile ». E poi, naturalmente, vi è l’ostacolo della lingua, che certo non aiuta un inserimento lavorativo, motivo per cui come Cisl Veneto, spiega Refosco, «abbiamo lanciato una call a insegnanti, formatori e mediatori culturali con lo scopo di avviare percorsi di prima formazione linguistica, e non solo». (Francesco Dal mas – Avvenire)

 

 

Temi: