Vangelo Migrante: il Triduo Pasquale

14 Aprile 2022 – Il triduo Pasquale

Per i cristiani, la Pasqua non una celebrazione originale, perché è già conosciuta da Israele e, in un certo modo, viene ricevuta in eredità dalla Chiesa nascente. Il riferimento al passaggio di Israele attraverso il mar Rosso e il riferimento alla passione di Gesù, non si oppongono perché ogni passaggio è un patire. È stato così per Israele, è stato così per il Signore Gesù ed è così per ogni creatura che vive ancora il mistero di un passaggio e di una sofferenza, come tanti esuli e migranti.

Le celebrazioni del triduo pasquale (dalla messa in Coena Domini, il Giovedì Santo, alla sera di Pasqua) ci aiutano ad entrare in questo Mistero in tutta la sua ricchezza e profondità. Il cristiano fa il punto sulla propria capacità di saper rendere la vita un continuo passaggio, donandola come pane di servizio e di amore e accettando di patire la trasformazione di ogni notte in aurora.

14 Aprile

Giovedì santo – Cena del Signore | Vangelo (Gv 13, 1-15)

Viene proclamato il brano del Vangelo di Giovanni de la lavanda dei piedi. Gesù lava i piedi ai discepoli. Quel segno è l’icona della vita del discepolo. Non solo per l’esempio di servizio che Lui ha dato ma anche perché è veramente discepolo chi si lascia servire da Gesù.

Gesù lava i piedi, una parte del corpo tanto fragile quanto preziosa. Sono i piedi che reggono il peso di tutto il corpo; e sono sempre i piedi che hanno a che fare con la vitalità del cuore. I piedi che si fermano o che non stanno bene, sono un guaio per il cuore.

Gesù si prende cura dei piedi, per rimettere in cammino i suoi, nella notte della prova. In un’epoca di ordinaria straordinarietà, abbiamo l’opportunità di gettare i nostri piedi, fiduciosi nel catino della misericordia di Dio. Solo le sue mani sante possono togliere le croste di una fede passiva, accomodata, stanca e appesantita e solo le sue mani possono rivitalizzare il cuore spento e rassegnato per farci ripartire per incontrare, soccorrere, accogliere quanti nel mondo attendono una parola ed un gesto di speranza.

15 Aprile

Venerdì Santo – Passione del Signore | Vangelo (Gv 18, 1-19,42)

Il Venerdì santo è il giorno in cui la Chiesa sosta ai piedi della croce. Non si celebra l’eucarestia, da nessuna parte: l’unico sacrificio resta quello di Cristo appeso sulla croce per siglare il legame definitivo fra il cielo e la terra. Il Vangelo proclamato nella celebrazione della Passione del Signore e dell’Adorazione della Croce, è il racconto della Passione di Gesù secondo Giovanni.

Tace, la Chiesa. Tacciono, i discepoli. Tace anche il nostro cuore e le nostre preghiere. Le nostre chiese sono spoglie, disadorne, silenziose. Dal racconto vediamo Dio osteso, mostrato, appeso ad una croce da cui pende esanime. Fino a questo punto Gesù ha voluto arrivare per manifestare la misura, senza misura, del suo amore.

“È compiuto”, dice prima di chinare il capo e consegnare lo spirito al Padre. Non è l’esclamazione al termine di una estenuante fatica ma il compendio di ogni verità. È tutto là: STAT CRUX DUM VOLVITUR ORBIS (la croce resta salda mentre il mondo gira). Il mondo si affanna facendo prevalere le sue ragioni anche dinanzi a quel che accade. Il vero dipende da quel che vede la ragione di ognuno. Ognuno a modo suo. E mentre ci si ammazza (anche letteralmente) la croce è là, per tutti, fastidiosa e pungente perché non permette a nessuno di ‘vincere’, ma tutti raduna e tutti ama. (p. Gaetano Saracino)

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