Vangelo Migrante: I domenica di Avvento (Vangelo Lc 21,25-28 e 34-36)

25 Novembre 2021 – 

Con la prima domenica di Avvento ha inizio il nuovo anno liturgico.

Il motivo dominante dell’Avvento non è il ricordo della nascita di Gesù ma l’invito ad accogliere la sua venuta nella nostra vita, oggi; e, quindi, a passare dal clima facile ed emotivo del Natale al coraggio di interrogarci sullo scopo ultimo della nostra vita: l’incontro con Lui.

Incoraggiati da questa prospettiva ci dirigiamo sul Vangelo: “vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia”, esordisce Gesù con un linguaggio apocalittico. Ci consola quello che segue: “vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”.

 “Alzate il capo”, è la chiave. Quando sta accadendo qualcosa di difficile, è proprio quello il momento della liberazione perché può segnare un punto di rottura, può coincidere con un tornante che apre un nuovo orizzonte dove affiora la speranza. E tutto cambia.

Gesù non ci lascia in balia degli eventi ma li pone in un cammino che è orientato verso un fine, uno scopo, una meta e che proviene da una promessa di bene, quella con cui tutti nasciamo. Si guardi ai bambini: hanno un bagaglio di positività e di apertura al bello e al buono che sono straordinari. Eppure molto del nostro tempo lo trascorriamo in bilico tra il sublime e il tragico, tra il meraviglioso e il deturpato. È un attimo: gli stessi fatti possono portare una persona alla crescita e un’altra all’implosione; una a vivere, l’altra morire.

Gesù parla di postura. I fatti difficili esistono e sono lo spartitraffico; dalla postura dinanzi ad essi, dipende il nostro futuro: “state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Gli appesantimenti sono le zavorre che uccidono la vita perché rubano noi a noi stessi e ci rubano il reale alienandolo. Sicchè, quando arriva la tempesta questa ci abbatte.

La vita è una chiamata a cose grandi e, come tutte le cose grandi, anche a sfide difficili. “Alzate il capo”: chi si apre alla sapienza di Dio comprende che è giunto il momento di crescere, assume una posizione tra la terra e il cielo e affronta la vita. Non è forza di volontà ma postura necessaria per vedere chi sta arrivando, per ascoltare qualcuno che sta parlando con noi, anche in quelle situazioni; proprio come accade in un momento di grazia, di gioia e di consolazione.

Per fare Natale, occorre essere nel reale: lì arriva Dio e lì ci parla la Sua Provvidenza! Buon cammino di Avvento! (p. Gaetano Saracino)

 

 

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