Vangelo Migrante: XIX domenica del Tempo Ordinario (Vangelo Gv 6,41-51)

5 Agosto 2021 – I giudei mormorano contro Gesù: ‘ma come pretendi di essere il pane piovuto dal cielo? Sei venuto come tutti da tua madre e da tuo padre. Tu vuoi cambiarci la vita? No, il Dio onnipotente dovrebbe fare ben altro: miracoli potenti, definitivi, evidenti, solari’.

Ma le cose di Dio non passano per i nostri schemi, secondo quello che già conosciamo; né fanno spettacolo.

La conseguenza della presunzione è solo la mormorazione. Essa non porta ad altro.

E Gesù: ‘non mormorate tra voi, non sprecate parole a discutere di Dio, potete fare di meglio: tuffarvi nel suo mistero, in quel pane che discende dal cielo’. E discende per mille strade, in cento modi: anche da una frontiera! Possiamo scegliere di non accoglierlo ma Lui continuerà a venire, instancabilmente, e l’uomo avrà sempre fame, inevitabilmente: “nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”.

‘Non mormorate, potete fare di meglio: mangiate! È un gesto semplice e quotidiano, eppure così vitale e potente, e Gesù lo ha scelto come simbolo dell’incontro con Dio. In quel pane e nella convivialità risiede la frontiera avanzata del Regno dei cieli. Il Pane che discende dal cielo è l’autopresentazione di Dio: “se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Il pane che mangiamo ci fa vivere, e allora viviamo di Dio e mangiamo la sua vita, sogniamo i suoi sogni, preferiamo quelli che lui preferiva. Bocconi di cielo.

Sorge una domanda: di cosa nutriamo anima e pensieri? Stiamo mangiando generosità, bellezza, profondità? Oppure ci nutriamo di egoismo, intolleranza, miopia dello spirito, insensatezza del vivere, paure?

Se accogliamo pensieri degradati, questi ci fanno come loro. Se accogliamo pensieri di Vangelo e di bellezza, questi ci trasformeranno in custodi della bellezza e della tenerezza: questo fa il pane che dà la vita al mondo.

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