Le Chiese europee per i migranti

18 Giugno 2021 – Ginevra – Informazioni, materiali liturgici consistenti in preghiere, canti e meditazioni, proposte di azione e riferimenti bibliografici, con l’aggiunta anche di alcune fotografie che ritraggono alcuni luoghi simbolo come un cimitero improvvisato al confine greco-turco e quello di Lampedusa. È quanto contenuto in un documento congiunto inviato da Conferenza delle Chiese europee (Kek) e Commissione delle Chiese per i migranti in Europa (Ccme) per esortare le Chiese membro a celebrare la Giornata mondiale del rifugiato, in programma il 20 giugno, commemorando in particolare le migliaia di persone morte nel tentativo di trovare un futuro nel vecchio continente. Nel ricordo dell’iniziati – va di una «Giornata di intercessione in memoria di coloro che hanno perso le loro vite ai confini dell’Europa» istituita nel 2009 dalla Kek riunita a Lione: un impegno poi ripreso anche dalle successive assemblee di Budapest (2013) e Novi Sad (2018) dove si è sottolineata la necessità per il continente europeo di fare sempre di più per chi ha sacrificato l’esistenza in cerca di un mondo migliore, un continente invitato nel documento “a essere più umano”. Come Chiese e cristiani, è scritto nel documento, «la nostra chiamata divina è quella di essere testimoni e servitori della risurrezione e di una nuova vita in giustizia e pace per tutti, indipendentemente dall’etnia, dalla nazionalità o dalla religione. Ricordiamo insieme coloro che sono morti vicino ai nostri confini, cercando salvezza dalla violenza, dalla guerra o dalla disperazione economica. Condividiamo il nostro dolore nella preghiera». Nel testo sono presenti specifiche riflessioni tra cui un’analisi dell’importanza del ricordo, del “fare memoria” in una prospettiva biblica, che è «molto più di un esercizio mentale. È un riconoscimento che può sia portare che derivare da un’azione appropriata». La commemorazione, si legge in un altro passaggio, è la risposta attuata per risvegliare le coscienze e accrescere la consapevolezza delle persone, per suscitare una reazione positiva, attiva, che in nome della giustizia, del rispetto della dignità delle persone, prevenga future perdite umane. A tal proposito vengono citate le iniziative realizzate in vari Paesi dalle diverse Chiese, come quella evangelica in Germania (Ekd), le comunità di fede finlandesi, il Consiglio delle Chiese cristiane svedesi e la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), di cui vengono ricordati gli appelli alla comunità internazionale e ai governi e le varie collaborazioni di solidarietà con le organizzazioni umanitarie impegnate nelle attività di soccorso e salvataggio in mare. Commentando i dati sui morti degli ultimi tre decenni, il documento rimarca come la migrazione non sia «un peccato, ma molti continuano a descriverla come una minaccia per le comunità europee» con i rischi connessi alla propaganda di alcuni movimenti populisti contro i profughi. Alcuni leader, viene osservato, usano apertamente discorsi d’odio, contribuendo a diffondere «un’immagine negativa del fenomeno, dando nomi disumanizzanti a migranti e rifugiati, ricordando che “l’Europa è piena”», e spingendo l’acceleratore su campagne contro i cosiddetti migranti illegali presenti sul loro territorio. «Tali dichiarazioni — lamentano gli estensori del testo — creano stereotipi che si diffondono in modo crescente tra i cittadini europei, e possono portare ad abusi e atti violenti contro rifugiati e migranti». (Osservatore Romano)

 

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