Birmania: un mosaico di culture, 8 tribù, 135 sotto-tribù e 100 lingue

31 Maggio 2021 – Bangkok – Sulla stampa italiana è raro ormai trovare delle notizie della Birmania (Myanmar). I colpi di stato e le rivoluzioni hanno spazio per breve tempo sui giornali e nei nostri cuori, poi, bombardati come siamo di notizie, gli avvenimenti sono dimenticati velocemente. Sono altre, le preoccupazioni. Ma in Birmania, lontano dalle luci dei media, (anche perché internet funziona a singhiozzo, i media indipendenti sono impossibilitati a operare e i giornalisti vengono arrestati [1]), la vita della nazione continua a essere in tumulto. Non ci sono più le grandi dimostrazioni di massa, visto che finiscono sempre nel sangue (837 i morti ammazzati documentati finora fra cui 73 bambini [2]), ma le dimostrazioni di piccoli gruppi, spesso all’alba o al tramonto, in modo da minimizzare la possibilità che i militari possano arrivare e uccidere e arrestare. Il movimento di disobbedienza civile continua ad avere tantissimi adepti, ma le conseguenze sono dure a vivere con i mesi che continuano a scorrere: medici e infermiere vengono licenziati se non si presentano al lavoro, come anche insegnanti [3] e ferrovieri, personale amministrativo, banchieri. E senza stipendio la vita è molto precaria. Dall’estero parenti e amici mandano sostegno: ma il sistema bancario è al collasso e prelevare soldi dai bancomat è molto difficile. Il prezzo del carburante e del riso sale, la gente non sa più come mangiare. La solidarietà è immensa, chi ha dà a chi non ha niente, gruppi di aiuto sorgono spontanei, le chiese aiutano come possono. Le uccisioni sono quotidiane, continuano gli arresti e sequestri di leader politici, professionisti, artisti, giovani attivisti: le persone spariscono nelle prigioni dello stato dove non esiste un iter giudiziario, ma dove la gente viene spesso picchiata, torturata, uccisa [4],[5]. Migliaia di persone lasciano le loro case e si portano verso le frontiere, per trovare da mangiare e essere protette dalle milizie delle etnie, che combattono da decenni per poter esistere come popolo.

Nelle aree Chin, Kachin, Karenni e Karen, aree le cui popolazioni fin dal lontano 1948 hanno continuamente subito abusi e oppressione, ormai gli scontri sono quotidiani e ci sono decine di migliaia di sfollati interni, che vivono nella foresta o in campi messi sù alla meglio. Fuggono dai bombardamenti e attacchi dell’esercito birmano.[6],[7]. Chi li nutrirà? Migliaia di Karen, il cui territorio confina con la Thailandia, hanno passato il fiume di confine, ma sono stati rinviati indietro dai militari thailandesi.[8] È la stagione della preparazione dei campi di riso: se la semina non sarà possibile, come sopravviveranno tutte queste persone senza il raccolto, senza il loro principale nutrimento? Nelle scorse settimane due città sono state bombardate pesantemente: Mindat in territorio Chin, bellissima cittadina di 5000 abitanti sulla cresta di montagne, verso l’India “dove finisce la strada asfaltata: da lì in poi, solo sentieri percorribili a piedi o con moto da enduro. Gli abitanti di Mindat, essendo isolati dal mondo, hanno cercato di impedire ai militari di entrare in città. Questi hanno arrestato 7 ragazzi. Per impedire che venissero trasportati altrove, l’intera comunità si è schierata a loro difesa. Sono seguiti due giorni di scontri con armi da fuoco e morti da ambo le parti. Allora sono intervenuti tre elicotteri da combattimento appoggiati con truppe da terra. Ne è nata una carneficina di cui nessuno darà mai conto. Chi mai fra voi ha sentito parlare di Mindat? Esito: oltre 100 morti in una cittadina che avrà 5mila abitanti.”[9]

E Loikaw, in territorio Karenni: “militari birmani hanno colpito con proiettili di mortaio l’area di Loikaw, capitale dello Stato, prendendo di mira tre villaggi, senza risparmiare la chiesa cattolica del Sacro Cuore di Gesù, piena di sfollati che vi avevano trovato rifugio. Il bombardamento ha fatto quattro vittime e diversi feriti, danneggiando pesantemente l’edificio sacro… Vi sono oltre cinquemila sfollati interni nello stato, fuggiti nei boschi o venuti a cercare protezione. In questo scenario la gente, allo stremo delle forze e provata dalla violenza, ha avviato come ultima ratio la resistenza anche con le armi, con l’intento precipuo di proteggere donne, bambini e anziani.” [10]. Ma cosa potranno fare contro carri armati, elicotteri e jet militari?

Il cardinal Bo supplica la cessazione degli scontri armati: “Ci sono molti bambini e anziani tra gli sfollati, obbligati alla fame e senza aiuto medico. È una immensa tragedia umanitaria. Non dimentichiamoci che il sangue versato non è sangue di un nemico: coloro che muoiono e coloro che sono feriti, sono tutti cittadini di questo Paese. Non erano armati; erano dentro una chiesa per proteggere la loro famiglia. Ogni cuore in questo Paese piange la morte di persone innocenti. Vi supplichiamo: fermate la guerra”.[11]

Sempre di più ci sono notizie di posti di polizia attaccati con bombe rudimentali, di militari feriti o uccisi.[12] Di giovani che vanno nei territori delle etnie per farsi istruire nell’arte della guerra. La guerra civile incombe.[13] [14]

A Yangon, il cardinal Bo implora a tutti di non prendere le armi, ma di cercare il dialogo, e nell’omelia di Pentecoste ha detto: “Anche noi come individui abbiamo il dono delle lingue che ogni uomo può capire. È il dono dell’Amore infuso in noi dallo Spirito Santo. L’Amore unisce, l’Amore è un linguaggio comune, per mezzo dell’Amore possiamo parlare a tutte le nazioni. Parliamo il linguaggio dell’Unità in Myanmar, non quello della divisione di Babele, ma dell’unità della Pentecoste. Quando vogliamo costruire la democrazia tutti abbiamo bisogno di parlare lo stesso linguaggio. La democrazia non può nascere dalla violenza, ma solo dalla pace. Come nazione, siamo un mosaico di culture: 8 tribù e 135 sotto-tribù. Parliamo più di 100 lingue. Con così tante lingue dobbiamo avere una visione comune e un linguaggio comune di speranza e amore. Possiamo vincere. Perché il linguaggio dell’amore non muore.”[15].  (Claudio Pacion)

 

[1] https://www.articolo21.org/2021/05/myanmar-88-giornalisti-imprigionati-dal-colpo-di-stato-del-1-febbraio/

[2] https://www.irrawaddy.com/news/burma/73-children-killed-by-myanmar-junta-forces-since-coup.html

[3] https://www.ilpost.it/2021/05/23/myanmar-insegnanti-sospesi-golpe/

[4] https://www.irrawaddy.com/news/burma/another-nld-member-killed-and-poet-burned-to-death.html

[5] https://www.frontiermyanmar.net/en/freed-japanese-journalist-tells-of-prisoner-abuse-in-insein/

[6] https://www.rfa.org/english/news/myanmar/refugees-05172021174331.html

[7] https://www.aljazeera.com/news/2021/5/18/a-humanitarian-disaster-in-the-making-in-myanmars-chin-state

[8] https://www.fortifyrights.org/tha-inv-2021-05-12/

[9] https://www.ilsussidiario.net/news/dal-myanmar-una-messa-con-il-papa-dove-il-contante-e-finito-e-si-muore-per-strada/2174199/

[10] https://www.osservatoreromano.va/it/news/2021-05/quo-116/myanmar-un-paese-lacerato.html

[11] https://www.americamagazine.org/faith/2021/05/25/myanmar-cardinal-bo-attack-church-240747

[12] https://www.irrawaddy.com/news/burma/myanmar-junta-forces-temporary-base-attacked-in-yangon.html

[13] https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/05/26/onu-myanmar-rischia-la-guerra-civile/

[14] https://www.repubblica.it/esteri/2021/05/26/news/birmania_myanmar_forze_di_difesa_del_popolo_violenze_guerriglia_uccisioni_esercito_poliziotti_aung_san_suu_kyi-302903322/?rss

[15]  https://www.exaudi.org/cardinal-bo-presents-homily-for-pentecost/

 

 

 

 

 

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