Il momento di Dio

25 Gennaio 2021 – Città del Vaticano – Al centro del Vangelo di questa domenica – siamo tornati a quello di Marco che, attorno all’anno 70, ha raccolto la testimonianza di Pietro – c’è il racconto della chiamata dei primi discepoli, l’inizio della vita pubblica di Gesù e la sua prima predicazione: “il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino”. Sullo sfondo, la prima lettura, la chiamata di Giona, o meglio la seconda chiamata visto che la prima volta il profeta fugge e va dalla parte opposta a Ninive, dove Dio vorrebbe inviarlo. Non per paura o per la difficoltà della prova, ma perché non può comprendere che la conversione è il frutto della misericordia di Dio.

Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni rispondono subito alla chiamata del Signore; ai primi due “Gesù disse loro: venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini. E subito lasciarono le reti e lo seguirono”. Così i due fratelli, incontrati poco dopo, che “lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui”.

Giovanni Battista è stato arrestato e ucciso da Erode, e il Signore sente che è giunto il suo tempo, anzi “il tempo è compiuto”. La vita pubblica di Gesù inizia non a Gerusalemme, ma, possiamo dire con papa Francesco, nelle periferie dell’esistenza: la Galilea è terra lontana dalla capitale. È qui che incontra i suoi primi discepoli, gente semplice, poveri pescatori. È da questa periferia che sceglie di iniziare la sua missione: luogo marginale, escluso, abitato da poveri, da pagani e rivoluzionari. Ma è proprio da questo luogo, dove non ha difficoltà ad incontrare i samaritani giudicati eretici, scismatici, separati dai giudei, che dice: sono finiti i giorni dell’odio, della contrapposizione, della divisione.

Papa Francesco, all’Angelus, ci invita a riflettere su due temi: il tempo e la conversione. Si tratta di “cambiare mentalità e cambiare vita: non seguire più i modelli del mondo, ma quello di Dio, che è Gesù”. La conversione, ricorda il Papa, “è un cambiamento decisivo di visione e di atteggiamento. Infatti, il peccato ha portato nel mondo una mentalità della mondanità, che tende all’affermazione di sé stessi, definendosi contro gli altri e anche contro Dio, e per questo scopo non esita a usare l’inganno e la violenza”. Queste portano alla “cupidigia”, alla “voglia di potere e non di servizio, guerre, sfruttamento della gente”.

A ciò si oppone Gesù “che invita a riconoscersi bisognosi di Dio e della sua grazia; ad avere un atteggiamento equilibrato nei confronti dei beni terreni; a essere accoglienti e umili verso tutti; a conoscere e realizzare se stessi nell’incontro e nel servizio agli altri”.

Poi il tempo, “quello in cui l’azione salvifica è giunta al suo culmine, alla sua piena attuazione: è il momento storico in cui Dio ha mandato il Figlio nel mondo”, ricorda Francesco. “Per ciascuno di noi – ha aggiunto – il tempo in cui poter accogliere la redenzione è breve: è la durata della nostra vita in questo mondo”. Ma la vita è breve, “vola via la vita”. È dono dell’infinito amore di Dio, “ma è anche tempo di verifica del nostro amore verso di lui. Perciò ogni momento, ogni istante della nostra esistenza è un tempo prezioso per amare Dio e il prossimo, e così entrare nella vita eterna”.

Il tempo lo misuriamo in ore, giorni, anni; ma c’è anche un altro modo, dice il Papa, composto dalle stagioni del nostro sviluppo: nascita, infanzia, adolescenza, maturità, vecchiaia, morte. “Ogni tempo, ogni fase ha un valore proprio, e può essere momento privilegiato di incontro con il Signore. La fede ci aiuta a scoprire il significato spirituale di questi tempi: ognuno di essi contiene una particolare chiamata del Signore”.

Il riacutizzarsi della sciatalgia non ha permesso al Papa di essere in San Pietro e nella basilica di San Paolo per la conclusione della 54ma Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Proprio la basilica dedicata all’apostolo delle genti venne scelta da Giovanni XXIII, 25 gennaio 1959, per indire il Concilio ecumenico Vaticano II. E sarà sempre questa basilica ad essere indicata come luogo per la celebrazione conclusiva della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, istituita nel 1910 in seguito alla necessità, manifestata dai missionari delle varie confessioni cristiane, di presentarsi uniti, e quindi credibili, nell’annuncio e nella testimonianza del Vangelo. (Fabio Zavattaro)

 

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