Migrazioni e respingimenti nel Mediterraneo: mons. Lorefice si augura che il nuovo anno “ci porti a un vero cambiamento delle politiche europee”.

4 Gennaio 2021 – 

Palermo – “C’interessa di portare un destino eterno nel tempo, di sentirci responsabili di tutto e di tutti, di avviarci, sia pure attraverso lunghi erramenti, verso l’Amore, che diffonde un sorriso di poesia su ogni creatura e che ci fa pensosi davanti a una culla e in attesa davanti a una bara”, scriveva don Primo Mazzolari. A questo monito, a questa necessità di “sentirsi responsabili di tutto e di tutti”, l’arcivescovo di Palermo,  mons. Corrado Lorefice, fa riferimento con un nuovo durissimo appello dopo le notizie delle ultime tragedie del Mediterraneo, gravemente sottovalutate anche dalla stampa nazionale.

«Il mio appello è perché questo 2021 si apra nel segno di una nuova, reale riflessione che conduca presto a un cambiamento nella condivisione delle regole europee», dice il presule che ricorda che «appena un mese fa  piangevamo insieme la morte del piccolo Joseph, rimasto nel cuore di tutti, in uno dei tanti drammatici naufragi a cui abbiamo assistito nell’anno appena trascorso. Oggi abbiamo la conferma che i 4 bambini i cui cadaveri sono stati ritrovati il 18 dicembre scorso sulle coste libiche, nel silenzio generale, sono morti annegati durante un respingimento, uno dei tanti ‘push-back’ operati dalla cosiddetta guardia costiera libica. Gli ultimi report sui fatti avvenuti nel Mediterraneo centrale tra le fine di dicembre e i primi giorni di gennaio fanno stringere il cuore a chiunque avverta ancora il senso della propria umanità: siamo chiamati a reagire da esseri umani e da cristiani».

Secondo gli ultimi report delle organizzazioni umanitarie, infatti, a fronte dei 34.476 migranti giunti sulle coste italiane attraverso il Mediterraneo centrale, in assenza di canali sicuri e legali di accesso in Europa, sarebbero 11.891 i migranti intercettati e riportati in Libia nel 2020 (9.225 nel 2019), mentre 323 corpi sono stati restituiti dal mare e 417 vite risultano tuttora scomparse nel nulla. E va ricordato che tra il 1 e il 3 gennaio 2021 la Open Arms ha già dovuto soccorrere 266 persone, mentre già i primi 79 migranti sono stati intercettati e rimpatriati in Libia.

«Non ci stancheremo mai di ripetere – ribadisce mons. Lorefice – che i respingimenti costituiscono una grave violazione del principio di ‘non refoulement’ sancito dalla Convenzione di Ginevra, violano i diritti umani internazionali, calpestano il Vangelo, tradiscono la fraternità universale. E oltre a causare il ritorno di tante persone nei lager libici, portano ad esiti come l’annegamento di questi 4 bambini. È assordante il silenzio e spaventosa l’indifferenza che sta avvolgendo queste notizie. Non possiamo non indignarci anche come cristiani: “La Chiesa non può essere neutrale di fronte al male, da qualunque parte provenga. La sua via non è la neutralità, ma la profezia”, come diceva il card. Giacomo Lercaro.

La Carta costituzionale e il Vangelo «ci chiedono di alzare la voce e di coinvolgere i cittadini italiani perché il nostro Paese attraverso quanti lo governano prenda le distanze da questa barbarie che massacra corpi, vite, volti umani, attese, drammi, speranze, e si adoperi anche a livello europeo per una soluzione umanamente sostenibile. Mentre viviamo direttamente il dramma della pandemia che sta colpendo il mondo intero, vicini alle nostre famiglie private degli affetti più cari e travolti dalle conseguenze economiche e sociali che porta con sé questo tremendo virus, sempre fiduciosi nella responsabilità di tutti per la salvaguardia del bene prezioso della salute e della vita, ci viene richiesta la stessa responsabilità per il dramma che continua a consumarsi nel Mediterraneo e che non può lasciarci indifferenti.  Bisogna fare di tutto – conclude mons. Lorefice – per recuperare quanti continuano a salire su barconi della morte: è una responsabilità prossima che riguarda l’intera Europa, chiamata a mettersi in gioco a livello internazionale e a trovare  risposte  e soluzioni  efficaci al fenomeno migratorio».

La Fondazione Migrantes esprime gratitudine all’arcivescovo di Palermo per questa  riflessione l’invito a reagire e ad essere umani e cristiani.

 

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