Quei focolari domestici

1 Dicembre 2020 – Noi vorremmo solamente questa mattina attirare la vostra attenzione sulla ospitalità, che è una forma eminente della missione apostolica della famiglia. […] Nei nostri tempi, così duri per molti, quale grazia è quella di essere accolti in questa “piccola Chiesa”, secondo la parola di San Giovanni Crisostomo, di entrare nella sua tenerezza, di scoprire la sua maternità, di esperimentare la sua misericordia, perché è vero che una famiglia cristiana è “l’immagine ridente e dolce della Chiesa”. È un apostolato insostituibile che dovete compiere generosamente, un apostolato famigliare per il quale la formazione dei fidanzati, l’aiuto ai giovani sposi, il soccorso alle famiglie in difficoltà costituiscono dei campi privilegiati. Sostenendovi a vicenda, quali compiti non siete in grado di svolgere nella Chiesa e nel mondo? (Paolo VI, Discorso ad una rappresentanza delle coppie dell’Équipes Notre-Dame, n.12 – 4 maggio 1970)

 

L’Équipes Notre-Dame nacquero intorno al 1938 per iniziativa di alcune coppie che, insieme ad un sacerdote, padre Henry Caffarel, presero l’abitudine di incontrarsi mensilmente per approfondire il significato del sacramento del matrimonio. Un’iniziativa che presto si diffuse dalla Francia ad altri Paesi fino a formalizzare, l’8 dicembre del 1947 la nascita di un nuovo Movimento che ancora oggi vive e anima la Chiesa. Nel 1970 Papa Paolo VI si rivolge a duemila coppie giunte in Vaticano in rappresentanza delle ventimila famiglie sparse nel mondo. Quello del Papa è un lungo e articolato discorso che abbraccia tutti gli ambiti della spiritualità coniugale a partire dalla rinnovata constatazione che la Chiesa non misconosce i valori quotidianamente vissuti da milioni di famiglie. Paolo VI richiama il tema conciliare della specifica vocazione alla santità dei coniugi, fa sua l’espressione di Lumen Gentium di famiglia come “chiesa domestica” e invita gli sposi a vedere nel sacramento che li unisce “il Mistero dell’Incarnazione, che innalza le nostre virtualità umane penetrandole dall’interno”. Una dimensione fondamentale dell’amore coniugale è la sua fecondità e ad essa il Papa dedica molto spazio all’interno del suo discorso, con il dichiarato intento di spiegare e collocare nel giusto inquadramento gli assunti dell’enciclica Humanae Vitae promulgata due anni prima. In questo contesto si inserisce il passo che abbiamo scelto, nel quale Paolo VI esplicita l’ospitalità come virtù peculiare della spiritualità coniugale. Una virtù che accomuna tutti gli sposi e che pone sullo stesso piano sia coloro che sono diventati genitori sia quelli che vivono la dura prova di non poter avere figli. La famiglia come luogo di accoglienza, come avamposto di prossimità, come chiesa domestica che mostra il volto, l’immagine ridente della Chiesa più grande. Il Papa sembra quasi immedesimarsi in un sacerdote, un pellegrino, un povero che bussi alla porta di una casa e sia accolto dal calore di una famiglia capace di farlo sentire a suo agio, di accudirlo con amore materno. Questo il compito alto che il Papa affida agli sposi rivolgendosi ad un’assemblea di famiglie di un movimento che ha saputo espandersi proprio in virtù di una spiritualità che dalla casa si apre al mondo. E il compito si amplia – il Papa lo chiama “apostolato insostituibile” denunciando una priorità delle coppie di laici rispetto al clero – individuando tre ambiti peculiari che ancora oggi a cinquant’anni di distanza appaiono come fertile terreno di evangelizzazione e servizio. Si tratta della formazione dei fidanzati, ai quali ancora oggi le parrocchie è bene che riservino delle risorse speciali e in cui risulta indispensabile il ruolo delle coppie sposate come animatori e guide; dell’aiuto alle giovani coppie, ovvero l’ideazione di percorsi di aggregazione e formazione per chi si è sposato da poco e cerca nella comunità ecclesiale un punto di riferimento per la nuova vita intrapresa; infine il soccorso alle famiglie in difficoltà, con riferimento sia alle condizioni pratiche – una carità fraterna e disinteressata che sostenga le coppie indigenti senza ledere la loro dignità – sia riguardo alle crisi e al rischio di separazioni, in cui l’affiancarsi con pudore e discrezione può già esso stesso essere un balsamo e un principio di guarigione.

 

L’invito è lanciato con calore da papa Montini che sprona le coppie cristiane ad osare una partecipazione che ancora oggi – in tempi non meno duri di allora – risulta essenziale e che pure necessita una sempre rinnovata chiamata all’azione. “Focolari provati, focolari felici, focolari fedeli, voi preparate per la Chiesa e il mondo una nuova primavera le cui prime gemme già ci fanno trasalire di gioia”. (Giovanni M. Capetta – SIR)

 

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