Siate pronti!

9 Novembre 2020 – Città del Vaticano – C’è una domanda di fondo sottesa alla pagina del Vangelo di ieri, la parabola delle dieci vergini: che cosa significa vegliare; come vivere nell’attesa della venuta del Signore. Una pagina che è preceduta da un’altra parabola, quella del servo che attende il ritorno del padrone, senza sapere in quale giorno questo accadrà. Ma sa attendere, anche ai suoi doveri, e per questo è definito fidato e prudente.

Quest’ultima parola si lega bene alla vicenda delle donne che, prudentemente, hanno messo da parte l’olio per alimentare le loro lampade, nel momento dell’arrivo dello sposo. Fermiamoci su queste immagini suggerite dal primo Vangelo: l’olio, le dieci vergini, il banchetto nuziale. Sappiamo che delle dieci donne solo cinque – definite proprio prudenti – parteciperanno alla festa di nozze, le altre, andate a cercare l’olio per le loro lampade, troveranno la porta chiusa. “Signore aprici”, diranno al loro arrivo ricevendo in risposta: “in verità io vi dico: non vi conosco”. Sappiamo ancora che, nell’attesa, si addormentarono anche loro, pronte però a destarsi e a prepararsi per esultare all’arrivo dello sposo: “vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”, leggiamo in Matteo.

La parabola è un invito a essere pronti perché non ci è dato sapere quando il Signore verrà, e per questo nella nostra lampada non dovrà mancare l’olio; dobbiamo essere prudenti come le cinque ragazze che sono state ammesse al banchetto, le cui lampade emettevano luce all’arrivo dello sposo. “Con questa parabola – ha spiegato il Papa, parlando alle persone presenti per la preghiera mariana dell’Angelus – Gesù ci vuole dire che dobbiamo essere preparati all’incontro con Lui. Non solo all’incontro finale, ma anche ai piccoli e grandi incontri, all’impegno di ogni giorno in vista di quell’incontro, per il quale non basta la lampada della fede, occorre anche l’olio della carità e delle opere buone”.

Essere saggi e prudenti, ha affermato Francesco, significa “non aspettare l’ultimo momento per corrispondere alla grazia di Dio, ma farlo attivamente da subito”.

Capita, lo sappiamo, afferma il Papa, di “dimenticare la meta della nostra vita, cioè l’appuntamento definitivo con Dio, smarrendo così il senso dell’attesa e assolutizzando il presente”. La prudenza alla quale Gesù ci invita è quella di chi conosce il proprio limite, sa le proprie debolezze – anche le cinque che sono entrate nella sala, si sono addormentate come le altre – ma nello stesso tempo è anche capace porvi rimedio: avevano “l’olio in piccoli vasi” affinché non restassero senza.

Non dobbiamo guardare solo il presente, assolutizzandolo, perché così si “perde il senso dell’attesa”, ricorda il vescovo di Roma. Perdere il senso dell’attesa “preclude ogni prospettiva sull’aldilà: si fa tutto come se non si dovesse mai partire per l’altra vita. E allora ci si preoccupa soltanto di possedere, di emergere, di sistemarsi”.

Vegliare, dunque, non significa non dormire, ma essere pronti, perché non sappiamo quando arriverà il nostro momento; ma occorre anche essere umili: non avere la presunzione di ignorare le nostre debolezze. Come disse il cardinale Giacomo Biffi, presi dalla voglia di festeggiare a volte ci dimentichiamo del festeggiato; diamo più importanza alle lampade che allo sposo; e quando arriva, l’olio non basta per continuare a far luce.

“Se ci lasciamo guidare da ciò che ci appare più attraente, da quello che mi piace, dalla ricerca dei nostri interessi, la nostra vita diventa sterile”, afferma Papa Francesco; così “non accumuliamo alcuna riserva di olio per la nostra lampada, ed essa si spegnerà prima dell’incontro con il Signore. Dobbiamo vivere l’oggi, ma l’oggi che va verso il domani, verso quell’incontro, l’oggi carico di speranza”. Un incontro che va preparato prima; non si può essere superficiali, pensando che a tutto si può trovare rimedio, anche all’ultimo minuto. Dobbiamo, invece, essere pronti, ricorda il Papa: “se siamo vigilanti e facciamo il bene corrispondendo alla grazia di Dio, possiamo attendere con serenità l’arrivo dello sposo. Il Signore potrà venire anche mentre dormiamo: questo non ci preoccuperà, perché abbiamo la riserva di olio accumulata con le opere buone di ogni giorno”. (Fabio Zavattaro)

 

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