Migrantes: lo Speciale dedicato alle Province d’Italia 2020

27 Ottobre 2020 –

Roma – Nell’edizione 2020 del Rapporto Italiani nel Mondo – presentato questa mattina –  la Fondazione Migrantes, supportata dalla Commissione Scientifica del RIM, ha spronato la redazione ad approfondire il contesto territoriale con un inedito dettaglio: l’analisi provinciale.

Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia e al lockdown che ha determinato le chiusure di archivi, biblioteche e accademie, 46 studiosi (su 57 autori totali dell’edizione 2020) hanno raccolto la sfida consegnando 40 saggi di altrettanti contesti provinciali italiani: Aosta, Avellino, Belluno, Bergamo, Bolzano, Campobasso, Catania, Chieti, Como, Cosenza, Crotone, Cuneo, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Lucca, Macerata, Massa Carrara, Messina, Modena, Napoli, Oristano, Pordenone, Potenza, Ragusa, Reggio Calabria, Salerno, Savona, Sondrio, Sulcis-Iglesiente, Teramo, Terni, Trento, Udine, Verbano Cusio Ossola, Verona, Vicenza.

Questo lavoro sulle province ha consentito di evidenziare un secondo errore di narrazione della mobilità italiana odierna. È vero che la prima regione da cui si parte per l’estero oggi in Italia è la Lombardia (seguita dal Veneto), ma l’attuale mobilità non è una questione del Nord Italia. Che tra il Settentrione e il Meridione di Italia vi siano divari profondi è storia conosciuta, quanto questi squilibri abbiano a che fare con la mobilità spesso lo si ignora, così come si è poco consapevoli che la narrazione di una nuova mobilità, soprattutto dal Nord Italia, spesso urta con la realtà. Il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud e al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, eventi calamitosi o sfortunate congiunture economiche. Un esempio valga su tutti: il 23 novembre 2020 cadrà il 40° anniversario del terremoto più catastrofico della storia repubblicana, quello che colpì Campania e Basilicata. Ancora oggi queste aree sono provate nelle loro zone interne da numerose partenze, ma contemporaneamente mantengono all’estero il grande valore di comunità numerose con tradizioni e peculiarità specifiche. Si tratta di migranti che guardano ai luoghi di origine con nostalgia, interesse e voglia di cambiare le cose. Sono spesso italiani che già partecipano attivamente alla vita dei luoghi di origine, pur restando nella loro posizione di migranti stabilmente in mobilità tra l’Italia e l’estero, tra migrazioni interne e migrazioni internazionali, in Europa o oltreoceano.

Emerge, in modo evidente, la necessità che lo studio e l’analisi della mobilità sia sempre più centrata sui microcontesti e che il territorio venga letto mettendo in crisi i modelli dati per acquisiti a cominciare dall’egemonia del centro, e quindi delle metropoli, rispetto ai piccoli centri, ai borghi, a quei pezzi di territorio spesso abbandonati del tutto o quasi abbandonati che diventano luoghi dove, invece, è possibile intervenire per ridare loro vita.

Si tratta, in altre parole, di territori che oggi hanno bisogno di trovare uno sguardo di prossimità che sappia esaltare la persona e le sue relazioni, uno sguardo che vada oltre la tradizione e abbia imparato dalla pandemia cosa significhi essere prossimi nella distanza.

L’analisi dei contesti provinciali ci conferma nuove modalità di vivere il territorio abitando il mondo essendo diversamente presenti.

 

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