9 Ottobre 2020 –
Lampedusa – Valigie non ne ha chi attraversa il mare su un gommone. E, anche avendo un bagaglio da riempire, quanti si porterebbero appresso un libro? Eppure anche i libri nutrono un bisogno e, anzi, più di uno: pensare, capire, immaginare, crescere… Le pagine – ogni lettore lo sa – sono accoglienti. Saranno un porto sicuro per chi è in attesa dell’approdo: Sea watch, Open arms, Mediterranea – le Ong impegnate con le loro navi nel salvataggio dei migranti – introdurranno un nuovo elemento nella vita di bordo, i libri. Ma senza parole, in modo che possano parlare a tutti. Si chiama “Book on board” l’iniziativa promossa dalla Biblioteca Ibby di Lampedusa, che fin dal 2012 usa i silent book – i silenziosi libri fatti solo di immagini – per dialogare efficacemente con persone di ogni provenienza, età, sesso e religione. Ibby sta per International Board on Book for Young people, organizzazione no-profit presente in 75 Paesi, fondata nel 1953 da Jella Lepman per facilitare l’incontro tra i libri e i bambini. In questo caso il progetto non è destinato solo ai bambini che, comunque – come la cronaca insegna – sono passeggeri numerosi dei viaggi attraverso il Mediterraneo, numerosi anche tra le vittime. Proprio perché non hanno parole, i silent book si rivolgono a tutti, incoraggiando la voce del lettore: e ciascuno vede in quelle immagini una storia diversa, forme e colori stimolano ricordi e vissuti differenti, fanno emergere i sogni, le speranze, le paure.
La biblioteca Ibby di Lampedusa imbarcherà su ogni nave che aderisce al progetto una grande valigia rossa – le prime sono state prese in consegna dai capitani nei giorni scorsi, a Palermo – piena di libri senza parole e di tutto il necessario per allestire un angolo di lettura condivisa, uno spazio accogliente per i passeggeri di tutte le età, dove costruire legami. E anche per l’equipaggio: «Lo scopo di questo progetto – spiega Deborah Soria, libraia e anima dell’iniziativa – è nutrire il bisogno di tutti di continuare a immaginare un futuro per sé. Non esiste emergenza in cui sia legittimo negare un po’ di attenzione al benessere e alla crescita personale. Per questo mettere una valigia piena di libri sulle navi che si occupano di salvare vite in mare ci sembra il modo migliore per permettere a tutti di essere accolti dignitosamente, dando sostegno nell’accoglienza anche allo spirito».
Il progetto è migliorabile, avvisa Soria: «Siamo agli esordi e, quindi, mettiamo in conto che qualcosa vada messa a punto. Impareremo dall’esperienza, seguiremo i suggerimenti delle persone che lavorano a bordo delle navi. Il nostro scopo è che proporre i libri e la nostra valigia diventi una prassi non solo sulle imbarcazioni di salvataggio ma anche negli ospedali e in ogni rifugio che accoglie, salva e protegge gli esseri umani e le loro storie». (Nicoletta Martinelli)