30 Agosto 2020 – Città del Vaticano – “Dopodomani, primo settembre, ricorre la Giornata mondiale di preghiera per la Cura del creato”. Lo ha ricordato questa mattina, papa Francesco, nei saluti finali dopo l’Angelus in Piazza San Pietro aggiungendo che fino al 4 ottobre “celebreremo con i nostri fratelli cristiani di varie Chiese tradizioni il Giubileo della Terra, per ricordare l’istituzione 50 anni fa della Giornata della Terra”. Il papa ha poi ricordato le diverse iniziative che nel mondo vengono promosse e tra queste il concerto che si svolge oggi nella cattedrale di Port Louis, capitale di Mauritius, “dove purtroppo si è verificato recentemente un disastro ambientale”. Il papa ha anche detto di seguire con “preoccupazione le tensioni nella zona del Mediterraneo orientale, insidiata da vari focolai di instabilità” e ha fatto appello “al dialogo costruttivo e al rispetto della legalità internazionale per risolvere i conflitti che minacciano la pace dei popoli di quella regione”.
Nel commentare il brano evangelico di questa domenica il Papa parte dalla frase di Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. “Di fronte alla prospettiva che Gesù possa fallire e morire in croce”, spiega il papa, lo stesso Pietro “si ribella e gli dice: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai!. Crede in Gesù, lo vuole seguire, ma non accetta che la sua gloria passi attraverso la passione”. La croce è “incomoda, uno scandalo” nell’idea di Pietro, dee discepoli e “anche per noi”, mentre Gesù “considera scandalo il fuggire dalla croce, che vorrebbe dire sottrarsi alla volontà del Padre, alla missione che Lui gli ha affidato per la nostra salvezza”, dice papa Francesco prima della preghiera mariana: “nei momenti di devozione, di fervore, di buona volontà, di vicinanza al prossimo, guardiamo Gesù e andiamo avanti; ma nei momenti in cui viene incontro la croce, fuggiamo. Il diavolo, Satana – come dice Gesù a Pietro – ci tenta. È proprio del cattivo spirito, è proprio del diavolo allontanarci dalla croce, dalla croce di Gesù”. Il pontefice cita due atteggiamenti per i suoi discepoli: “rinunciare a sé stessi”, che “non significa un cambiamento superficiale, ma una conversione, un capovolgimento di mentalità e di valori” e “prendere la propria croce. Non si tratta solo di sopportare con pazienza le tribolazioni quotidiane, ma di portare – ha spiegato – con fede e responsabilità quella parte di fatica, quella parte di sofferenza che la lotta contro il male comporta. La vita dei cristiani è sempre una lotta. La Bibbia dice che la vita del credente è una milizia: lottare contro il cattivo spirito, lottare contro il Male”. Così l’impegno di “prendere la croce” diventa “partecipazione con Cristo alla salvezza del mondo”. Pensando a questo l’invito di papa Francesco è quello di fare in mondo “che la croce appesa alla parete di casa, o quella piccola che portiamo al collo, sia segno del nostro desiderio di unirci a Cristo nel servire con amore i fratelli, specialmente i più piccoli e fragili. La croce è segno santo dell’Amore di Dio, è segno del Sacrificio di Gesù, e non va ridotta a oggetto scaramantico oppure a monile ornamentale. Ogni volta che fissiamo lo sguardo sull’immagine di Cristo crocifisso, pensiamo che Lui, come vero Servo del Signore, ha realizzato la sua missione dando la vita, versando il suo sangue per la remissione dei peccati. E non lasciamoci portare dall’altra parte, nella tentazione del Maligno. Di conseguenza, se vogliamo essere suoi discepoli, siamo chiamati a imitarlo, spendendo senza riserve la nostra vita per amore di Dio e del prossimo. La Vergine Maria, unita al suo Figlio fino al calvario, ci aiuti a non indietreggiare di fronte alle prove e alle sofferenze che la testimonianza del Vangelo comporta per tutti noi2, ha pregato.
Raffaele Iaria