Venite voi semplici

6 Luglio 2020 – Città del Vaticano – Cessate il fuoco. Guarda con speranza alla Risoluzione che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato, e nella quale vengono predispone alcune misure per affrontare le devastanti conseguenze” del Covid-19, nelle zone dove ancora oggi si combatte: “lodevole la richiesta di un cessate il fuoco globale e immediato, che permetterebbe la pace e la sicurezza indispensabili per fornire l’assistenza umanitaria così urgentemente necessaria”. Questo l’auspicio del Papa: “venga attuata effettivamente e tempestivamente per il bene di tante persone che stanno soffrendo”, ma anche, o forse soprattutto, come “primo passo coraggioso per un futuro di pace”. Parole che pronuncia dopo la recita della preghiera dell’Angelus, ieri mattina, in una piazza san Pietro con un migliaio di persone presenti.
Papa Francesco commenta il Vangelo della domenica “articolato in tre parti: anzitutto Gesù innalza un inno di benedizione e di ringraziamento al Padre, perché ha rivelato ai poveri e ai semplici i misteri del Regno dei cieli; poi svela il rapporto intimo e singolare che c’è tra lui e il Padre; e infine invita ad andare a lui e a seguirlo per trovare sollievo”.
Com’è lontana la logica degli uomini rispetto a quella di Dio; i beati sono i “poveri di spirito”, i sofferenti, i perseguitati, gli operatori di pace. Ancora una volta la consonanza tra l’Antico e il Nuovo Testamento: nella prima lettura Zaccaria parla di un re “giusto e vittorioso, umile”, che cavalca un asino, e “l’arco di guerra sarà spezzato, e annunzierà la pace tra le genti”. Come non ricordare l’immagine di Gesù che entra a Gerusalemme su un asino. Non un Messia guerriero, che impone il suo potere con la forza e le armi, ma un Messia povero, mansueto e pacifico, che annuncia la salvezza: “venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. A un Dio potente, guerriero, si contrappone la logica dell’umiltà e della debolezza: paradosso che spiazza le attese umane.
“Venite a me, voi tutti”, dice Gesù. Messaggio non riservato a pochi, ma rivolto a tutti coloro che sono stanchi e oppressi dalla vita. Nel suo cammino Gesù incontra dotti e sapienti, ma soprattutto gente semplice. Quando pronuncia questa preghiera rivolta al Padre, vive un momento difficile perché la sua parola di speranza non è stata accolta da sacerdoti e dottori della legge, mentre poveri, peccatori, ed emarginati, si avvicinano a lui.
Come leggiamo in Matteo Gesù loda il Padre, “perché ha tenuto nascosti i segreti del suo Regno, della sua verità ai sapienti e ai dotti. Li chiama così con un velo di ironia – commenta il Papa – perché presumono di esserlo e dunque hanno il cuore chiuso tante volte”. La vera saggezza, afferma il vescovo di Roma, viene anche dal cuore: “se tu sai tante cose ma hai il cuore chiuso, tu non sei saggio. I misteri di suo Padre, Gesù li dice rivelati ai ‘piccoli’, a quanti si aprono con fiducia alla sua Parola di salvezza”.
Padre. Anzi “Padre mio” lo chiama, proprio per “affermare l’unicità del suo rapporto con lui”. Proprio in forza di questa comunione può dire: venite a me, voi tutti. Il Padre ha una preferenza per i ‘piccoli’, e Gesù si rivolge agli affaticati e oppressi, “anzi, mette sé stesso tra loro, perché è il ‘mite e umile di cuore’”. Questo “non è un modello per i rassegnati né semplicemente una vittima – commenta papa Francesco – ma è l’uomo che vive ‘di cuore’ questa condizione in piena trasparenza all’amore del Padre, cioè allo Spirito Santo”.
Nell’ultima parte del Vangelo troviamo la parola ristoro: “troverete ristoro per la vostra vita”. Ciò che Cristo “offre agli affaticati e oppressi non è un sollievo soltanto psicologico o un’elemosina elargita, ma la gioia dei poveri di essere evangelizzati e costruttori della nuova umanità. È un messaggio per tutti gli uomini di buona volontà, che Gesù rivolge ancora oggi in un mondo che esalta chi si fa ricco e potente”. Invito per ogni discepolo, e, dunque, anche per noi troppo spesso affaticati e inquieti. Noi che, ricorda il Papa, a volte diciamo: “vorrei essere come quello che è ricco e potente e non manca di nulla, non importa con quali mezzi, e a volte calpesta la persona umana e la sua dignità”. Messaggio anche per una Chiesa che papa Francesco ancora una volta vuole “Chiesa in uscita”, cioè “chiamata a vivere le opere di misericordia e a evangelizzare i poveri”.

Fabio Zavattaro

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