Benedizione a famiglie migranti

26 Giugno 2020 –

Londra – La messa è finita. La folta comunità della chiesa di Brixton Road dei padri Scalabriniani, al canto finale, si separa in due e lascia passare il nostro piccolo plotone: uomini e bambine in costumi tradizionali portoghesi rosso-fuoco, bandiere dello stesso colore, orchestrina e… il missionario benedicente. Per noi, tutto comincia adesso. E sarà una battaglia campale fino a notte: si parte per la “visita dello Spirito Santo” (in questo modo, la chiamano da secoli) alle famiglie dei nostri migranti portoghesi.

Così, ogni domenica da Pasqua a Pentecoste per la nostra assemblea eucaristica di migranti si ripete questo gesto di invio in missione. Questa, però, non è altro se non l’immensa città di tutte le razze: Londra dei nostri giorni, città multiculturale per eccellenza. Inedito impegno paolino, stressante e confortante allo stesso tempo!

Sorpresa, meraviglia e curiosità ci attendono presso tutti i vicini di casa. Forse, anche un po’ di quello che non manca mai nel nostro sguardo: una punta di invidia. Gli inglesi si domandano, infatti, il perchè di questo arrivo musicale, inaspettato e quasi danzante: meravigliosa invasione mai vista! Incanto ed emozione, invece, nelle famiglie dei nostri emigranti. Lo si nota subito, entrando, quando baciano le bandiere su cui vi è la colomba dello Spirito, asciugandosi gli occhi con queste… La visita dello Spirito Santo in tempo pasquale colma l’attesa di un anno. E ripete all’estero una tradizione vissuta da secoli nella loro terra, Madeira.

Le tre bambine, ognuna con un cesto pieno di petali di rosa, intonano un’antica, dolce cantilena di preghiera: è per la famiglia che accoglie, per un malato, una ragazza da sposare, un bambino appena nato… Il missionario fa la sua calma benedizione tra una nuvola di petali lanciata su tutti i presenti, che in ogni casa tra parenti, vicini e invitati sono già un piccolo popolo. Uno del nostro drappello impugna alto il crocifisso, che tiene in mano tutta la giornata. La chitarra di un altro e la vecchia fisarmonica riprendono voce, mentre Filiberto, pizzicando il suo mandolino, si abbandona a un canto struggente: “Migrante suo, chora Linda…”(sono migrante, piangi Linda)

Sì, è la loro stessa vita che canta, mentre un nodo alla gola ti afferra di emozione e il messaggio tra pareti domestiche si fa nella sua verità ancora più autentico. Perfino, toccante.

La vita dispersa  e tormentata di ogni migrante è presentata oggi come su un piatto d’argento: la musica gonfia la commozione, la parole si fanno universali. Mai abbastanza si capirà la tessitura umana del cammino degli Abramo di oggi, dove speranza, illusioni, audacia, scoraggiamento e nostalgia si intrecciano insieme, a volte drammaticamente. In fondo, è lo Spirito di Dio che spinge questi uomini e queste donne a cercare una vita degna di essere vissuta…  Lo comprendi, qui e ora.

In ogni casa che si visita è una boccata potente di ossigeno di fede, del senso delle origini e del comune destino. “Sono nato per nascere!” scriveva Pablo Neruda. Sì, a una vita di dignità. Come per incanto, ognuno coglie in questi momenti il senso del suo stesso avventuroso cammino… fatto insieme con Dio. Ed è allora che viene scoperta una lunga tavolata: come per miracolo vi appare ogni ben di dio, con specialità tradizionali e dolci fatti in casa. È l’inizio della festa! Ma per noi c’è appena il tempo di prendere al volo qualcosa e via, cantando… altre case di migranti ci aspettano in questa metropoli. E le emozioni ricominciano…

Fattasi notte, infine, il nostro drappello di uomini e di bambini si trascina fino alla nostra chiesa, per un ultimo momento di preghiera e di ricordo. Sì, in una galoppata simile tra appartamenti, casette e condomini di una Londra smisurata solo i volti ora vi resteranno impressi. Volti di migranti. Con i loro occhi aperti sul mondo di domani, forse più solidale e più fraterno. Grazie anche a loro.

Renato Zilio

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