11 Giugno 2020 – Roma – Almeno 500 persone si ritrovano bloccate da circa quindici giorni nella capitale colombiana. Sono i migranti venezuelani costretti a tornare nel proprio paese, ma, allo stesso tempo, senza la possibilità di farlo a causa dello scontro tra Bogotá e Caracas. Hanno perso l’alloggio in cui vivevano durante la serrata legata alla pandemia. E adesso si ritrovano in condizioni ai limiti della sopravvivenza: niente acqua potabile per loro, che passano la notte in tende di fortuna allestite lungo le strade.
La situazione dei migranti è precipitata con la chiusura del Paese. Attivi molto spesso in lavori informali, infatti, si sono ritrovati senza soldi. Con la prima conseguenza che nella Colombia impegnata contro il coronavirus i senzatetto sono improvvisamente aumentati. “Io sono qui con mia moglie da più di 15 giorni”, dice Pelemaco Rivera, 46 anni, migrante venezuelano a RedattoreSociale: “Prima che arrivasse l’emergenza sanitaria lavoravo in un autolavaggio, ma da oltre due mesi non so come pagare l’affitto. Circa un mese fa ci siamo ritrovati a vivere per strada, sopravviviamo grazie alle donazioni e al cibo che ci regalano. Non ci resta altra possibilità che ritornare in Venezuela”. Una situazione a cui nulla è valso il “decreto anti-sfratto” del governo di Ivan Duque, scerive l’agenzia spiegando che tornare in Venezuela per chi ancora sta in Colombia non è così semplice. L’agenzia nazionale Migración Colombia, infatti, permette a non più di 300 persone al giorno di passare il confine, che peraltro non è aperto tutti i giorni. Secondo le autorità della Colombia, sui circa 1,8 milioni di venezuelani presenti, quelli che finora sono riusciti a rientrare sono ufficialmente oltre 135mila. A complicare tutto c’è la tensione tra Caracas e Bogotá. Oltre agli ordini impartiti alle autorità frontaliere della Colombia, che devono “consegnare” i migranti in uscita alle autorità venezuelani. Per evitare assembramenti, inoltre, non è permesso andarsene in autobus. E da Caracas l’accusa espressa dal presidente Nicholas Maduro è quella di lasciare passare persone risultate positive al nuovo coronavirus.
Tra le 484 persone bloccate a nord di Bogotá’ assistite dal Consiglio norvegese per i rifugiati ci sono 125 minori, 16 anziani e sei donne incinte.


