La forza che ci alimenta

6 Giugno 2020 – Annecy – Oggi il Vangelo è molto breve. Breve non vuol dire che non è importante, anzi! Il testo fondamentale, su cui si muove la liturgia di oggi, è il versetto: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna”.

Dio ha tanto amato il mondo, in senso positivo, l’universo, tutte le creature, tutti gli esseri viventi. Noi siamo frutto di questo amore. E con questo vogliamo affermare che credere in Dio significa ritenere che c’è una Vita grande, che c’è una Verità immensa, che c’è un Bene sommo e che una forza positiva ci alimenta. Il nostro futuro è possibile, perché Dio può entrare nella nostra vita.

C’è una Realtà profonda che ci sostiene e che rende sensata tutta la nostra esistenza. Come cristiani aggiungiamo che Dio è Trinità. Questa formula è diventata dottrinale, ma non è una formula calata dal cielo, perché usiamo termini umani. Ed ha richiesto secoli per essere formulata, perché nasceva da una esperienza (la sua formulazione è del IV secolo dopo Cristo). E questa esperienza ci porta ad evidenziare il carattere relazionale della nostra esistenza; noi siamo rapporto, per cui diciamo Dio in modo relazionale: Padre, Figlio, Spirito sono termini relazionali.

Ci siamo ben resi conto in questi giorni di pandemia come noi siamo costituiti dalle relazioni; non solo con gli altri, ma anche con gli animali, con le piante, con la realtà che ci attornia.

In questo senso noi possiamo diventare noi stessi vivendo i rapporti e alimentando le relazioni. Anche nel nostro modo di pensare e di dire Dio. Cosa voglia dire questo riguardo a Dio non lo possiamo capire, lo possiamo solo percepire nelle nostre piccole realtà create. I termini che noi utilizziamo per parlare di Dio sono termini umani: padre, figlio, dono, principio, parola, spirito; e sono tutti termini relazionali, che indicano cioè un rapporto. E qui percepiamo che l’espressione di fede in Dio mette in luce anche una caratteristica della nostra condizione: noi siamo relazione.

Il che vuol dire che, se Dio è, per vivere intensamente noi non possiamo evitare il rapporto con Lui. Vivere la relazione con Dio non è accidentale per noi, ma costitutivo. E il viverla consapevolmente ci rende, da un punto di vista umano, compiuti.

Chi vive la fede in Dio deve essere consapevole che il suo cammino è verso una compiutezza umana che deve diffondere. Dio ha tanto amato il mondo……il mondo intero, uomini, donne, terra, animali, piante….

E se Lui lo ha amato, anche noi vogliamo amarlo, custodirlo e coltivarlo, con tutta la sua ricchezza e bellezza, e lavorare perché la Vita fiorisca in tutte le sue forme e racconti Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo che cammina con noi in questa nostra storia che scopriamo fragile, e ci abbraccia nel Mistero dell’Amore. (d. Pasquale Avena – Mci Annecy)

 

 

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