Vangelo Migrante: Solennità di Pentecoste (Vangelo Gv 20, 19-23)

28 Maggio 2020 – Più riflessioni si rincorrono in questa Solennità della manifestazione della Chiesa al mondo come corpo di Cristo risorto.

Proprio nell’incontro con il mondo, la discesa dello Spirito risolve l’ambiguo sogno dell’umanità di avere una ‘sola lingua’, e lo fa attraverso la possibilità di intendere il linguaggio dell’altro come proprio, ci ricorda la prima lettura (Atti degli Apostoli, 2, 7-11).

Le lingue di fuoco inaugurano un linguaggio nuovo che è quello della comunione assoluta e irrinunciabile per il ‘bene comune’.

Resurrezione e Pentecoste, secondo l’evangelista Giovanni, coincidono. Per questo ci riporta alla sera di Pasqua nel Cenacolo. In quel luogo il Risorto dapprima dona la Pace ai suoi discepoli e detto questo, soffiò e disse loro: ricevete lo Spirito Santo!; in quel ‘soffio’ lo Spirito del Risorto scende su di loro e accende sulla terra il fuoco del Suo invincibile amore.

L’alitare di Gesù sui discepoli e il fragore con cui lo Spirito irrompe nella comunità riunita ‘insieme’, evocano i gesti della Creazione e aprono i cuori all’opera della Salvezza che è per tutti e si rinnova attraverso l’impegno di ciascuno: ‘andate e perdonate!’

Faremo sempre fatica a raffigurare lo Spirito Santo. Se c’è un balcone da cui poterlo scorgere nella nostra esperienza umana, è quello della diversità! Di sicuro il contrario dell’uniformità ma non l’opposto dell’unità. Non l’etichetta celebrativa di un folklore, anche bello a vedersi, ma una festa continua della diversità-riconciliata.

Ci possono essere differenze, contraddizioni e ambiguità nella nostra esperienza di creature e di discepoli ma ‘tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito’, afferma San Paolo (1Cor 12, 13).

Quel soffio ci spinge, quella sorgente ci attrae: questo ci motiva, questo ci fa Vivere!

p. Gaetano Saracino

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