Istat: flessione per le acquisizioni di cittadinanza

18 Ottobre 2019 – Roma – I cittadini stranieri che nel 2018 hanno acquisito la cittadinanza italiana sono 112.523, di cui 103.478 originari di un Paese non comunitario. Rispetto al 2017, si è registrata una flessione del 23,8%, in controtendenza rispetto alla continua crescita degli ultimi anni, che ha riportato il valore su un livello vicino a quello del 2013. E’ quanto emerge dal Report “Cittadini non comunitari in Italia” realizzato dall’Istat. A subire il calo più consistente rispetto all’anno precedente sono state le acquisizioni per residenza e quelle per trasmissione dai genitori; per queste due modalità la diminuzione è evidente sia in termini assoluti (-21 mila e -14 mila circa) che percentuali (-37,2% e -31,9%). Il primato delle acquisizioni per residenza e trasmissione resta alle regioni del Nord.

Crescono, anche se di poco, i procedimenti per matrimonio (+2 mila, +8,8%). Grazie all’integrazione di nuove fonti disponibili, dal 2016 – sottolinea l’Istat – è possibile individuare anche coloro divenuti italiani per ius sanguinis (per discendenza), ovvero nati all’estero da padre o madre di origine italiana. Si tratta di un collettivo in crescita: nel 2016 erano circa 7 mila individui – pari al 3,8% di tutte le acquisizioni di cittadini non comunitari – saliti a 8.211 nel 2017 (6,1% del totale) che nel 2018 sfiorano le 9 mila unità (8,6% del totale).

L’acquisizione per ius sanguinis è particolarmente rilevante nelle regioni del Mezzogiorno che in passato hanno dato luogo a consistenti flussi di emigrazione verso l’estero. I procedimenti per discendenza rappresentano la maggior parte delle acquisizioni in Calabria, Molise, Basilicata e Campania. Complessivamente per il Sud si registra una lieve variazione positiva rispetto al 2017.

Queste dinamiche – scrive l’Istat – si riflettono sulla struttura per età di coloro che acquisiscono la cittadinanza italiana. Il calo delle acquisizioni per trasmissione dai genitori ed elezione al 18° anno di età ha comportato un calo nella classe d’età più giovane, che dal 2013 ha sempre avuto un peso relativo superiore al 40% mentre nel 2018 è inferiore al 36%.

Sono prevalentemente le donne ad aver acquisito la cittadinanza nel 2018 (53,6% del totale). In particolare, nel caso del matrimonio, su 100 acquisizioni 85 riguardano donne, le quali nel 38,4% dei casi divengono italiane con questa modalità. Gli uomini ottengono invece la cittadinanza italiana principalmente per residenza (58%).

Anche nel 2018, in linea con gli anni precedenti sebbene con valori assoluti decisamente ridotti, il numero maggiore di acquisizioni riguarda albanesi (21.841) e marocchini (15.496), collettività storicamente presenti sul nostro territorio e che coprono più del 36% delle acquisizioni di cittadinanza nell’anno. Tuttavia, tra il 2017 e il 2018 per la comunità marocchina il calo delle acquisizioni di cittadinanza è ben superiore alla media ((-31,6% contro -23,8%). Al terzo posto si collocano ormai stabilmente i cittadini di origini brasiliane (+7,3% tra 2017 e 2018). Nel 67,6% dei casi si è trattato di acquisizioni avvenute per ius sanguinis.

Al 1° gennaio 2018 risiedono nel nostro Paese oltre un milione 340 mila persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana; di questi circa un milione e 97 mila (81,6%) erano precedentemente stranieri non comunitari, donne nel 52,6% dei casi. L’acquisizione della cittadinanza riguarda in particolare alcune collettività come quella albanese e quella marocchina mentre per altre il numero è molto contenuto: è il caso – ad esempio – dei cinesi.

Le motivazioni alla base del diverso comportamento sono molteplici; un peso rilevante lo ha la durata della presenza, specie nel caso di acquisizione per residenza che, per i cittadini non comunitari, prevede almeno dieci anni di permanenza nel nostro Paese. Inoltre, il mancato riconoscimento della doppia cittadinanza da parte dei paesi di origine può scoraggiare gli immigrati dall’acquisire la cittadinanza italiana. I residenti che hanno ottenuto la cittadinanza sono nel 16,8% dei casi marocchini e nel 15,5% albanesi. In particolare, per ogni 100 stranieri marocchini ci sono 44 italiani di origine marocchina; per ogni 100 albanesi 38 italiani di origine albanese.

Marocchini e albanesi rappresentano rispettivamente il 12,3% e l’11,6% degli stranieri residenti, ma considerando la popolazione di origine straniera (stranieri residenti + italiani per acquisizione) rappresentano circa il 13%. A seguire ci sono gli originari dell’India e del Pakistan. Per i cinesi, all’opposto, risulta molto bassa la propensione ad acquisire la cittadinanza italiana.

I minorenni sono circa 257 mila, il 23,5% di tutti i residenti che hanno acquisito la cittadinanza. Il 78,8% è nato nel nostro Paese. Il 20,4% dei nuovi cittadini lo è diventato a seguito di matrimonio con un italiano. La quota più elevata di nuovi cittadini per matrimonio riguarda gli originari della Federazione Russa (44%), la più bassa gli individui provenienti da Pakistan e India.

I nuovi cittadini italiani si concentrano soprattutto nelle regioni del Centro-nord, come Lombardia (24,5%), Veneto (12,1%) Piemonte (11,6%) ed Emilia Romagna (11,4%). Rapportando i nuovi cittadini agli stranieri emerge che nel Nord-ovest ci sono quasi 34 cittadini per acquisizione ogni 100 stranieri residenti, nel Nord-est 36, nel Centro 26, nel Mezzogiorno 22. Tra le regioni che ospitano almeno 10 mila residenti stranieri il massimo si tocca in Piemonte – oltre 50 nuovi cittadini ogni 100 residenti – il minimo in Campania (14 ogni 100).

Temi: