18 Settembre 2019 – Roma – La Svezia deve fare pressioni in Europa perché ci sia “accoglienza condivisa dei rifugiati”. E’ quanto scrive la presidenza del Consiglio delle Chiese in Svezia ai leader dei gruppi politici al Riksdag (il parlamento svedese), all’inizio di un nuovo anno di attività sottolineando che “coloro che immigrano in Svezia” hanno “bisogno di noi e della nostra protezione, ma anche noi abbiamo bisogno di loro”. Nella lettera si evidenzia che ogni anno parlamentare ha “le sue sfide nazionali e internazionali a cui trovare soluzioni nel senso di una politica buona, equilibrata e umana. Per noi è importante che il valore e la dignità delle persone siano al centro”. Le Chiese sono pronte a “contribuire per una società buona”, ma segnalano anche il “pericolo che si perda di vista il mondo al di fuori del nostro Paese”, cadendo in “una specie di sonno nazionalista”, e “ci si ripieghi su se stessi”. Il riferimento è a chi vuole “rendere il confine del nostro Paese sempre più chiuso” e al dibattito in corso mentre ci si appresta alla revisione della politica migratoria svedese. “Ogni persona che arriva al confine ha diritto” che il suo caso sia singolarmente esaminato e si verifichi se “è autorizzata a rimanere, come rifugiata o bisognosa di protezione, o meno”.


