Sant’Egidio: volontari con i profughi a Lesbo e Samos

26 Luglio 2019 – Atene – Lesbos e Samos non sono solo due bellissime isole greche. Sono anche il punto di approdo di migliaia di profughi – soprattutto dalla Siria e dall’Afghanistan, ma anche dal Cameroun e dal Congo – che vi arrivano dopo viaggi lunghi e difficili, sperando di raggiungere l’Europa. La costa europea in effetti è proprio di fronte, un braccio di mare, la si vede bene, ma è inaccessibile. E i profughi restano nell’isola un tempo interminabile, in condizioni di vita estremamene difficili e dure. A Lesbos, che con quasi 90.000 persone residenti, è la terza maggiore isola greca per superficie e l’ottava del Mediterraneo, c’è un campo profughi formale, quello di Mòria, che può ospitare all’incirca 3.100 persone, e un altro, informale, esattamente al lato, dove ce ne sono più di 4.000. Circa un terzo sono bambini o adolescenti. Ma quasi ogni giorno, in qualche punto dell’isola, c’è un nuovo arrivo e la cifra cresce, giorno dopo giorno, si legge sul sito della Comunità di Sant’Egidio. Ci si arriva salendo su per una collina di ulivi, lontano dalla strada principale dove passa tutto il traffico isolano. Appena si arriva, la prima cosa che si nota è il vasto accampamento di tende, che confina con un’area delimitata da una recinzione in filo spinato.

Qui, da qualche giorno sono “sbarcati” circa 35 volontari della comunità di sant’Egidio, i primi di un gruppo ben più consistente che si alternerà fino alla fine del mese di agosto. È “un arrivo di solidarietà e di amicizia”, spiegano i volontari che hanno aperto anche “il ristorante dell’amicizia” per i profughi dell’isola: non lontano dai campi tutte le sere, dal lunedì al venerdì, si potrà cenare insieme. Anche a Samos, un’isola molto più piccola “abbiamo pensato di distribuire dei ‘buoni acqua’ per i profughi con i quali possono ricevere gratuitamente delle bottiglie. Anche a Samos si prepara l’apertura del ristorante dell’amicizia”.

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