8 Luglio 2019 – Roma – Promosso dalla Fondazione Migrantes è stato presentato questa mattina al Senato il volume 88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio.
La ricerca è strutturata in 5 sezioni:
Viaggiare e lavorare in Australia con il visto vacanza-lavoro: 88 giorni e più. Gli ultimi dati mostrano un costante flusso di giovani italiani verso l’Australia e un, altrettanto, costante utilizzo dell’esperienza degli 88 giorni nel settore dell’agricoltura; sono infatti più di 2.000 i giovani che ogni anno usufruiscono del secondo visto vacanza-lavoro. Negli ultimi tredici anni, dal 2005 al 30 giugno 2018, 114.804 giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 30 anni sono giunti in Australia con un visto vacanza-lavoro. Di questi, 18.237 persone (15,9% del totale) hanno ottenuto il rinnovo di tale visto dopo aver completato 88 giorni di lavoro presso aziende agricole. L’Italia è la terza nazione europea che, dal punto di vista percentuale, rinnova maggiormente il secondo visto vacanza-lavoro in Australia – preceduta solo dai cittadini estoni e irlandesi – e gli 88 giorni sono un fenomeno costante tra i giovani italiani: sono il 24,8% gli italiani che rinnovano il visto per altri dodici mesi, rispetto al 14,2% dei coetanei francesi e al solo 7,7% dei giovani tedeschi. Grazie all’elaborazione di circa 63 mila nuovi record, estratti da un database del Dipartimento d’Immigrazione australiano, vengono rivelate le principali zone di raccolta e i nomi delle località australiane dove i giovani lavorano. I dati esposti chiariscono che talvolta l’esperienza nelle lontane campagne australiane non si conclude dopo i necessari 88 giorni ma procede per alcuni mesi ancora, a significare che per qualcuno la campagna diventa una nuova dimensione di vita.
Per facilitare la comprensione delle singole testimonianze raccolte nel volume il primo capitolo procede con un’analisi globale del contenuto e con una mappatura delle parole chiave presenti nelle testimonianze al fine di capire le motivazioni della partenza, i benefici degli 88 giorni trascorsi in farm e i valori personali riscoperti da questa scelta di vita. È stato inoltre necessario comprendere il significato che i giovani intervistati hanno dato al concetto di Italia e Australia perché, se il punto di partenza rappresenta negatività e mancanza di realizzazione e il punto d’arrivo positività e speranza, gli 88 giorni diventano necessariamente un passaggio voluto per proseguire la residenza in Australia. Il capitolo si conclude con l’analisi dei titoli delle testimonianze e l’interpretazione che gli intervistati danno all’esperienza degli 88 giorni in farm da loro riassunta con una singola parola o con una brevissima frase, un’esperienza spesso definita come “unica”, “rivelatrice”, “una prova di coraggio”, “costruttiva” e “formativa”.
Il secondo capitolo si incentra sull’analisi dei concetti espressi dai giovani italiani in risposta alle parole stimolo “Italia” e “Australia”. In tutto sono state raccolte 740 parole di risposta suddivise in cinque livelli e raggruppate in due categorie che identificano i significati positivi e quelli negativi; è stata poi conteggiata la frequenza delle ripetizioni e stilata la classifica delle risposte; infine sono stati mappati i percorsi d’associazione e approfondita l’analisi dei fenomeni inconsci attraverso il confronto tra le parole di primo e quinto livello.
È possibile affermare che l’Italia è definita come casa, famiglia, cultura, cibo e sapori ma allo stesso tempo si presentano immagini e sentimenti negativi quali corrotta e malgestita, vecchia e arretrata, chiusa e paradossale. L’Australia, invece, è spesso associata al concetto di opportunità e di libertà e ad altri termini positivi quali serenità, natura, meritocrazia, ricchezza e multietnica. Molte delle parole che i giovani italiani utilizzano per descrivere le due nazioni sono linguisticamente di significato opposto, l’Italia e l’Australia risultano essere agli antipodi non solo geograficamente ma anche dal punto di vista sociale, economico e culturale. Nella loro onestà però i giovani non risparmiano qualche parola di critica anche verso l’Australia perché, dopo una prolungata permanenza in territorio, hanno scoperto la solitudine e l’isolamento e hanno trovato un Paese apparentemente superficiale con valori culturali differenti. Il viaggio in Australia mostra esattamente i due lati della medaglia, da una parte l’opportunità di crescita e di realizzazione personale in un ambiente favorevole, dall’altra la lontananza dagli affetti e dalla propria radice culturale. I giovani dimostrano comunque di amare l’Italia e grazie a un periodo di distacco riscoprono l’unicità di questo rapporto d’amore.
Prendendo spunto dai racconti dei giovani viaggiatori, il terzo capitolo affronta dal punto di vista socio-psicologico temi quali la sensazione di immobilismo vissuta in Italia contrapposta alla dinamicità della società australiana, le potenzialità non sfruttate dei giovani, l’importanza della gratificazione e della meritocrazia nel lavoro, la riscoperta di una natura wild, di rapporti umani intensi e di un’esistenza più semplice e libera da convenzioni sociali.
Il capitolo analizza in dettaglio i concetti di opportunità e possibilità legati al tema del limite e del confine. I confini valicati nel viaggio in Australia sono diversi, quello fisico-geografico è il più evidente ma non il più importante, esiste anche un confine relazionale, comunicativo, culturale e sociale al quale i giovani sono chiamati ad adattarsi rapidamente. Si analizza poi il concetto di libertà, una delle parole che più spesso emergono nelle testimonianze; in farm i lavoratori devono sottostare a regole, divieti e ordini dei contadini e dei caporali, gli 88 giorni sono una situazione volontariamente cercata ma pur sempre limitativa, eppure il senso di libertà accompagna i giovani quasi sempre. Il testo ci spiega per quale motivo i ragazzi si percepiscono più liberi mentre lavorano nella campagna australiana senza nessun comfort e lontano da casa, piuttosto che quando sono, ad esempio, in un ufficio della propria città vicini agli amici e alla famiglia.
Nelle testimonianze dei giovani backpackers si ritrovano molti degli elementi tipici e fondanti dei riti di passaggio che legano alle tre fasi principali: la separazione, la fase liminale e la riaggregazione. Anche per i giovani “viaggiatori” nelle farm vi è una fase di separazione dalla propria famiglia e comunità, un distacco importante sia temporalmente sia fisicamente; il lavoro duro in zone rurali e quindi isolate rispetto ai centri urbani rappresenta bene una fase di liminalità, infine dopo gli 88 giorni di sacrifici il rientro alla vita di prima ma con uno “status” simbolicamente diverso documentato dal rinnovo del visto riassume l’ultima fase. Nel capitolo si approfondiscono altri aspetti tipici dei riti di legittimazione quali l’istituzione che sancisce ufficialmente il passaggio e le “communitas”, i gruppi di soggetti che devono affrontare il rito. In farm i giovani creano gruppi coesi in cui vi è un accentuato senso di solidarietà, comunità e vicinanza; le relazioni tendono ad essere genuine e sostenute da una comunicazione schietta e immediata in cui la spontaneità del rapporto e l’assenza di gerarchie sono elementi caratteristici.
La parte centrale del volume è composta dalla raccolta di più di 80 testimonianze scritte in prima persona dai giovani che hanno affrontato l’esperienza delle farm. Presentate in ordine d’età dei protagonisti, le testimonianze mostrano la varietà delle esperienze; raccontano le difficoltà incontrate nella ricerca di una farm e la fortuna, o meno, di trovare buoni datori di lavoro; descrivono il lavoro e le tipologie di frutta e verdura raccolte; raccontano dei legami d’amicizia, del riscoperto rispetto, della meritocrazia e della loro capacità di adattamento, e descrivono il desiderio di viaggiare in libertà scoprendo un continente nuovo.
Le testimonianze ci svelano che cosa spinge molti giovani a considerare l’esperienza di vita e di lavoro in una farm australiana un’esperienza dura ma edificante al punto da volerne proseguire la permanenza oltre il periodo minimo richiesto; le testimonianze raccolte ci fanno capire che cosa rende l’esperienza in farm un’esperienza unica e indimenticabile. Il viaggio in Australia e il lavoro nelle farm segnano, per molti giovani, lo spartiacque tra un prima e un dopo, un momento di transizione importante, un’esperienza che lascia un segno indelebile nella loro vita. Ciò che spinge i giovani a lasciare l’Italia è la ricerca di una occupazione ma ciò che trovano, una volta giunti dall’altra parte del mondo, è molto di più. I ragazzi alla fine dell’esperienza australiana, e soprattutto dopo le farm, si ritrovano più adulti, più liberi dalle paure, dai blocchi psicologici, dalle convenzioni sociali soffocanti di una società italiana che vede con sospetto la diversità di pensiero, più consapevoli delle proprie possibilità e meno spaventati dai propri limiti. Nel suo insieme le testimonianze ci permettono di capire il valore simbolico degli 88 giorni nella formazione di nuovi eroi.
Tra il primo e il secondo blocco di testimonianze sono inserite 20 pagine di illustrazioni; degli acquerelli nei quali la giovane illustratrice – Carlotta Duranti – ha voluto riassumere in maniera buffa e ironica le differenze tra Italia e Australia. In questo intermezzo intitolato “Before & After Oz” –viene evidenziato come si cambia e soprattutto che cosa cambia dopo un’esperienza di vita all’estero. I disegni mostrano la capacità di analizzare lo stesso fatto da prospettive diverse, il prima e il dopo appunto, ed evidenziano i differenti punti di vista che il giovane è capace di “acquisire” grazie al viaggio dall’altra parte del mondo. Realistiche sono le illustrazioni che mettono in evidenza l’ansia del giovane prima dell’arrivo in farm, la vita d’ufficio o nel traffico cittadino, per poi svelare una realtà fatta da una piacevole e rilassante vita di campagna che regala amicizie da tutto il mondo e dove si ritrova il piacere della guida tra paesaggi infiniti e incontaminati; divertenti le illustrazioni che mettono a confronto la differenza di comportamenti sotto il sole nei due emisferi, la capacità di adattamento nel contatto con la natura anche quando si tratta di animali per i quali si prova repulsione come, ad esempio, gli scarafaggi e il cambiamento fisico dopo un solo anno d’Australia; altre tavole sono dedicate al confronto delle relazioni fra maschi e femmine nei due continenti e svelano i corteggiamenti e gli incontri fatti al pub o al semaforo evidenziandone le differenze culturali; non mancano, infine, i disegni che ritraggono il lavoro nello smistamento della frutta e il confronto con i lavoratori asiatici definiti dei “robot” e la conclusione dei famigerati 88 giorni che rendono il giovane libero di viaggiare e di riassaporare l’Australia nella sua pienezza.
L’ultima parte del volume è dedicata alla sezione fotografica. Questa sezione raccoglie le fotografie più significative che i giovani hanno scattato in prima persona durante la loro avventura in farm. Le fotografie mostrano i vari aspetti dell’esperienza di vita nelle campagne australiane: il primo giorno, le persone e i luoghi di lavoro, i tipi di raccolto, il duro lavoro sotto alte e scottanti temperature, gli animali incontrati (ragni e serpenti), le amicizie, i gruppi e i legami creati, gli alloggi, le albe e i tramonti, il contatto con la natura e la tranquillità di spazi aperti e sconfinati, e infine la conclusione degli 88 giorni, la fine dell’esperienza australiana, il ritorno in Italia e l’abbraccio con i propri cari.
Ogni fotografia è corredata da una didascalia e da un commento che i giovani protagonisti hanno scritto per esporre le riflessioni e gli stati d’animo di quel particolare momento, e dove fanno affiorare le loro emozioni più profonde. Gli scatti fotografici (anche selfie e autoscatti), scelti tra le centinaia di ragazzi che si sono avvicinati alla realizzazione di questo progetto, ci mostrano le tappe di un viaggio fisico, quello che il giovane deve affrontare e completare per l’ottenimento del secondo visto vacanza-lavoro, tuttavia le didascalie e i testi ci raccontano anche di un’altro tipo di viaggio: un viaggio interiore, psicologico, un viaggio di riscoperta, di crescita, di maturazione e di trasformazione. Solo un’attenta lettura delle testimonianze presenti in questa pubblicazione ci permetterà di comprendere in pieno l’importanza e il significato profondo di questa esperienza di vita nelle lontane farm australiane.


