UNHCR: boom di profughi nel mondo

20 Giugno 2019 – Roma – Un nuovo, drammatico record. Le persone che nel mondo sono costrette a fuggire da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani hanno superato quota 70 milioni. Mai così tanti negli annali dell’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, da quasi 70 anni impegnata a portare aiuto e assistenza ai profughi. Ma sbaglia chi crede che questo popolo in fuga si riversi in massa Europa o nei paesi delle aree sviluppate. Oltre la metà infatti, 41,3 milioni, sono sfollati interni, persone cioè che non hanno lasciato il proprio Paese. E l’80% di chi invece ha varcato la frontiera è rimasto negli Stati confinanti. Anche tra i Paesi occidentali, in ogni caso, l’Italia con 3 rifugiati ogni

mille residenti non è tra quelli che ne ha di più. Malta ne ha 20, la Svezia 25. Numeri ben lontani dai 29 del Chad, dei 45 della Turchia, dei 72 della Giordania o dei 156 del Libano. I numeri del Global Trends Report 2019, il rapporto annuale dell’ACNUR, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati, danno le esatte dimensioni di un fenomeno drammatico, ma ben diverso da quello raccontato da certa propaganda ansiogena e xenofoba. L’invasione, insomma, non esiste e l’impatto dei rifugiati sui paesi sviluppati è relativamente contenuto. Solo il 16% infatti è stato accolto in regioni sviluppate. I Paesi ad altro reddito hanno infatti una percentuale di rifugiati di 2,7 ogni mille abitanti, meno della metà di quelli a medio e basso reddito che sono al 5,8.

“Questi dati sono l’ulteriore conferma di come ci sia una tendenza nel lungo periodo all’aumento del numero di persone che fuggono in cerca di sicurezza da guerre, conflitti e persecuzioni”, dice l’Alto commissario Onu per i rifugiati. Filippo Grandi sottolinea come “da un lato il linguaggio utilizzato per parlare di rifugiati e migranti tende spesso a dividere, allo stesso tempo stiamo assistendo a manifestazioni di generosità e solidarietà, specialmente da parte delle stesse comunità che accolgono un numero elevato di rifugiati”.

La cifra di 70,8 milioni, sostiene l’Agenzia, è stimata per difetto perché non considera pienamente la crisi venezuelana in corso. La cifra globale è composta da tre distinti sotto-insiemi: il primo è quello dei rifugiati, 25,9 milioni di persone costrette a fuggire da guerre o persecuzioni, alle quali è stato riconosciuto il pieno diritto d’asilo.

Il secondo gruppo è quello dei richiedenti asilo, altri 3,5 milioni, anch’essi fuggiti dal loro paese e che ricevono protezione internazionale nell’attesa dell’esito della domanda di asilo. Il terzo gruppo, il più numeroso, sono i 41,3 milioni di persone che si sono spostati in aree comunque interne al proprio Paese di origine, definiti sfollati interni. I rifugiati e i richiedenti asilo, quelli che effettivamente bussano alle porte di altri paesi, sono dunque meno della metà del numero complessivo, cioé 29,4 milioni.

La tendenza globale registra un costante aumento: 20 anni fa i rifugiati nel mondo erano la metà degli attuali. Solo nel 2018 sono stati altri 13,6 milioni le persone costrette ad abbandonare le proprie case, pari a 37 mila persone ogni giorno. Circa 3,5 milioni i richiedenti asilo in attesa di una

risposta sul loro status.

E da dove fuggono i rifugiati? Dalla Siria, prima di tutto (6,7 milioni), poi da Afghanistan (2,7), Sud Sudan (2,3), Myanmar (1,1), Somalia (0,9).

Dove vanno? Per il quinto anno consecutivo è la Turchia il paese che ha accolto il più alto numero di rifugiati (3,7 milioni), seguito da Pakistan (1,4), Uganda (1,2), Sudan (1,1), e in Europa la Germania (1,1). Rispetto alla popolazione invece sono il Libano (che ha 4,3 milioni di abitanti) e la

Giordania (10,5) gli stati con la più alta percentuale di rifugiati: rispettivamente circa 1,5 milioni e 800 mila.

La stragrande maggioranza di chi è costretto ad abbandonare la propria casa vorrebbe tornarci appena possibile. Purtroppo il ritorno coinvolge una fetta ridotta dei rifugiati. Nel 2018 sono stati 2,9 milioni le persone ritornate alle proprie terre o ai propri Paesi di origine, tra cui 2,3 di sfollati interni. Solo 593.800 quindi i rifugiati scappati oltreconfine tornati a casa. Un saldo senza dubbio negativo. Altri sono stati redistribuiti in altri paesi: 92.400 i reinsediamenti, meno del 7% di tutti quelli che sono in lista di attesa. Altri 62.600 hanno invece acquisito una nuova cittadinanza per naturalizzazione.

Il Global Trends Report non dà solo le dimensioni del fenomeno. Un numero enorme di rifugiati è costituito da minori: uno su due, la metà. Molti sono quelli che scappano da soli, circa 111 mila, e senza famiglia. Ad esempio l’Uganda – che ha 26 rifugiati ogni mille abitanti – ha registrato 2.800 bambini di età pari o inferiore a 5 anni, soli o separati dalle famiglie di origine. Quasi due rifugiati su tre, il 61%, vive in paesi o città, piuttosto che in aree rurali o campi per profughi. E la loro non è una condizione passeggera: i quattro quinti ha vissuto sradicati da casa per almeno cinque anni, un quinto ha vissuto da rifugiato per almeno 20 anni. (Luca Liverani – Avvenire)

 

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