Instrumentum laboris Sinodo: Amazzonia diventata “corridoio migratorio”

17 Giugno 2019 – “Farsi carico senza paura dell’attuazione dell’opzione preferenziale per i poveri nella lotta dei popoli indigeni, delle comunità tradizionali, dei migranti e dei giovani per configurare la fisionomia della Chiesa in Amazzonia”. E’ uno dei suggerimenti contenuti nell’ “Instrumentum laboris” dell’Assemblea Speciale per la regione Panamazzonica del Sinodo dei vescovi che si svolgerà in Vaticano dal 6 al 27 ottobre prossimo e presentato oggi.
Il movimento migratorio, “trascurato tanto politicamente quanto pastoralmente – si legge nel testo – ha contribuito alla destabilizzazione sociale delle comunità amazzoniche. Le città della regione, che ricevono in modo permanente un gran numero di persone che migrano verso di loro, non sono in grado di fornire i servizi essenziali di cui i migranti hanno bisogno. Questo ha portato molte persone a vagare e a dormire nei centri urbani senza lavoro, senza cibo, senza riparo. Tra questi molti appartengono a popoli indigeni costretti ad abbandonare le loro terre”. Questo fenomeno – spiega il documento preparatorio al Sinodo – “destabilizza, tra l’altro, le famiglie quando uno dei genitori parte in cerca di lavoro in luoghi lontani, lasciando i figli e i giovani a crescere senza la figura paterna e/o materna. Anche i giovani si spostano in cerca di occupazione o sottoccupazione per aiutare a mantenere ciò che resta della famiglia, abbandonando gli studi primari, sottoponendosi a ogni tipo di abuso e sfruttamento”. Giovani che, in molte regioni, sono “vittime del traffico di droga, della tratta di esseri umani o della prostituzione (maschile e femminile). L’omissione da parte dei governi dell’attuazione di politiche pubbliche di qualità per le zone interne, soprattutto nel campo dell’istruzione e della salute, permette a questo processo di mobilità di aumentare ogni giorno di più. Anche se la Chiesa ha accompagnato questo flusso migratorio – si legge ancora – ha lasciato all’interno dell’Amazzonia delle lacune pastorali che devono essere colmate”.
Cosa si aspettano i migranti dalla Chiesa? Come aiutarli nel modo più efficace? Come possiamo promuovere l’integrazione tra i migranti e la comunità locale?, si chiede il documento sottolineando che occorre “comprendere meglio i meccanismi che hanno portato ad una crescita sproporzionata dei centri urbani e allo svuotamento delle zone interne, perché entrambe le dinamiche fanno parte dello stesso sistema (tutto è connesso). Tutto questo richiederà la preparazione della testa e del cuore degli agenti pastorali per affrontare questa situazione critica”. È necessario lavorare in équipe, coltivando “una mistica missionaria, coordinati da persone con competenze diverse e complementari in vista di un’azione efficace. Il problema della migrazione deve essere affrontato in modo coordinato, soprattutto dalle chiese di frontiera”. Inoltre occorre “articolare in ogni comunità urbana un servizio di accoglienza che sia attento a chi arriva inaspettatamente con necessità urgenti e sia in grado di offrire protezione di fronte al pericolo delle organizzazioni criminali”. E ancora come comunità ecclesiale, “fare pressione sulle autorità pubbliche perché rispondano ai bisogni e ai diritti dei migranti. Promuovere l’integrazione tra migranti e comunità locali nel rispetto della propria identità culturale, come indica Papa Francesco”. (R.Iaria)

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