Rom: lo sgombero dolce e il modello Moncalieri

24 Maggio 2019 – Torino – Niente ruspe, niente sgomberi forzati, niente rivolte di quartiere. Benvenuti a Moncalieri, 60 mila abitanti, quinta città del Piemonte. Dove – incredibile ma vero – l’impegno dell’amministrazione comunale, un progetto ragionato, una tabella di marcia rigorosa hanno permesso un piccolo grande miracolo: la chiusura dei campi dove vivevano 80 rom, traslocando le famiglie in abitazioni vere, primo passo per un’integrazione reale. Senza imposizioni ai residenti, che hanno conosciuto e accettato le famiglie rom, disinnescando pregiudizi, paure, luoghi comuni. Insomma, le direttive europee per il superamento dei campi e l’integrazione dei rom – fatte proprie dall’Italia già nel 2011 – non sono un libro dei sogni. Tutto sta a volerlo.

“Sì, si può fare”, annuisce Silvia Di Crescenzo, assessora alle Politiche sociali della giunta del sindaco Paolo Montagna. “Abbiano avuto in comodato d’uso un’area privata per piazzare dei container per un anno, da giugno 2017 a giugno 2018. Ci hanno dato fiducia, hanno creduto al nostro progetto. Zero euro di affitto per 12 mesi, ma con una penale di 10 mila euro per ogni giorno di più”. Nell’area vengono collocati alcuni moduli abitativi, per accogliere, per un periodo limitato di tempo, le famiglie fino ad allora sparse in vari insediamenti informali. Vengono regolarizzati serbi e bosniaci, si avviano colloqui e percorsi personalizzati. A tutti viene chiesto, come conditio sine qua non, di sottoscrivere un patto: vaccinazioni e scuola per i figli, rispetto della legge per gli adulti. Accettano in 48, gli altri preferiscono abbandonare il territorio. “Essenziale – spiega l’assessora Di Crescenzo – è stato il lavoro di squadra con la Commissione di valutazione sanitaria, gli assistenti sociali, le organizzazioni di volontariato come la Croce Rossa e Carità senza frontiere”.

Tra i residenti che vivono nelle case adiacenti non mancano le reazioni allarmate. Qualcuno protesta, viene issato uno striscione ostile: “Allora abbiamo organizzato incontri tra italiani e rom – racconta – e le famiglie si sono presentate, si sono conosciute e hanno superato molti luoghi comuni. Fondamentale è stato il monitoraggio quotidiano del campo da parte di carabinieri, vigili, volontari”. Le famiglie rom iniziano ad abbandonare il campo. “Quando sono uscite le prime, le altre hanno capito che facevamo sul serio”. Qualcuno riceve un sostegno temporaneo per l’affitto, altri una borsa lavoro. Qualche appartamento lo trova il Terzo settore, altri ancora vanno nelle case popolari. In un anno anche il campo transitorio si svuota. E i rom a Moncalieri ora sono cittadini, come gli altri e tra gli altri. (Luca Liverani – Avvenire)

 

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