7 Maggio 2019 – Roma – L’imprevisto irrompe nella tranquilla normalità di un paese romagnolo e innesca una serie di reazioni a catena che sconvolgono la vita di molti dei suoi abitanti. È un imprevisto che ha le fattezze di una famiglia con un cuore grande, che si è “allargata” nel tempo fino ad accogliere – oltre a un figlio naturale – un profugo africano scappato dalla guerra, un giovane che sconta la condanna con una misura alternativa al carcere, un’ex prostituta con la sua piccola figlia, due disabili di cui uno di origine cinese colpito da ipossia al momento del parto. Tutte persone raggiunte dal carisma di don Oreste Benzi e da quel fiume d’amore scaturito dalla sua testimonianza che ha preso il nome di Comunità Papa Giovanni XXIII. Dal 9 maggio ne possiamo avere un saggio guardando “Solo cose belle”, un film proiettato nelle sale cinematografiche delle principali città italiane che documenta quanto l’impatto con la diversità può rompere equilibri consolidati, provocare reazioni stizzite ma anche generare frutti di umanità rinnovata e germi di cambiamento. È Benedetta – la figlia sedicenne del sindaco uscente impegnato in una complicata campagna elettorale per la riconferma – l’emblema di questo cambiamento. Costretta ad adeguarsi a un ruolo sociale e a un ideale di perfezione che le vanno dannatamente stretti, la ragazza viene terremotata dall’incontro con i membri di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. A dispetto di ogni convenzione sociale, e con sommo rammarico dei genitori, la ragazza si innamora del giovane Kevin che sta scontando la condanna in affidamento alla casa famiglia, e si coinvolge ogni giorno di più con l’esistenza di questa realtà umana che vive all’insegna di una precarietà totalmente consegnata alle mani della Provvidenza. Benedetta fa i conti con un mondo ai margini che risulta minaccioso fino a quando rimane sconosciuto, ma che si rivela uno scrigno di vitalità umana quando lei e molti dopo di lei decidono di guardarlo da vicino, scoprendo i tesori nascosti nelle pieghe di vite apparentemente “storte”, sbagliate e difettose, e sperimentando quanto l’incontro con la diversità può favorire la riscoperta della propria identità e diventare fonte di arricchimento.
Il film è stato presentato in anteprima il 7 dicembre in occasione del cinquantennale della Comunità Papa Giovanni XXIII alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è ora disponibile nelle sale italiane, con una circuitazione nelle principali città e molte proiezioni-evento (www.solocosebelleilfilm.it). Potremmo definirlo un “frutto cinematografico” della lunga esperienza sul campo maturata dai seguaci di don Oreste Benzi e dalle tante case-famiglia che da anni praticano l’accoglienza e diffondono il profumo della carità cristiana e di un’inclusione che non lascia indietro nessuno. Per questo hanno collaborato alla realizzazione della pellicola – in scena o a supporto della produzione – sia attori professionisti come Giorgio Borghetti, Carlo Maria Rossi e Barbara Abbondanza, sia membri della Comunità e persone che hanno maturato un’esperienza in case famiglia o in altre esperienze sociali.
In definitiva, un film che mette al centro la periferia e sfida gli spettatori a misurare il tasso di umanità che alberga nel loro cuore. (Giorgio Paolucci)


