Mons. Lojudice: il pensiero al mondo rom e ai migranti

6 Maggio 2019 – Roma – “Forse sarà un caso ma saluterò e ringrazierò il Papa della fiducia che mi ha accordato, per la prima volta dopo la mia nomina ad arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, ‘circondato dal popolo rom’: è un’eredità che ormai mi appartiene e a cui resterò legato per tutta la vita”. Lo ha detto questa mattina il neo arcivescovo della diocesi toscana, Mons. Paolo Lojudice parlando anche dell’incontro che circa 500 tra rom e sinti avranno la mattina del 9 maggio con Papa Francesco promosso dalla Fondazione Migrantes.

Nel comunicare la nomina, il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma ha “ringraziato il Signore” per tutti gli anni che “don Paolo ha vissuto nella Chiesa di Roma”; ne ha ricordato “lo spirito spiccatamente romano” e ha sottolineato una curiosa coincidenza: la nomina arriva nel giorno in cui monsignor Lojudice festeggia i trent’anni di ordinazione sacerdotale. Del nuovo Arcivescovo di Siena, il Cardinale vicario ha evidenziato “l’attenzione al popolo di Dio”, alla “dimensione caritativa e alla realtà missionaria”, i suoi “stretti rapporti con la popolazione rom”, la “particolare attenzione ai migranti”, lo stile fatto di “presenza, tenacia, dedizione, coinvolgimento, inventiva”.

“Siamo fatti tutti di una comune umanità, tutti, come si dice in una battuta comune, ‘sulla stessa barca’ “, ha detto Mons. Lojudice: “questa consapevolezza mi ha spinto sempre più a superare e a far superare barriere, ostacoli, muri che spesso si ergono tra le persone; a capire che la nostra vocazione e la nostra vita sacerdotale sono “impastate” con quella della gente a cui siamo mandati, che non sono prima alcuni o prima altri, vicino o lontani, bianchi o neri, ma tutti… A comprendere e a far comprendere che noi preti per primi dobbiamo scendere dai ‘piedistalli di argilla’ dove qualche volta saliamo con il rischio di precipitare rovinosamente a terra, per servire prima di essere serviti”. Infine, il “saluto al popolo rom della città di Roma”, in “un momento storico molto delicato, in cui il rischio di discriminazione sociale è molto alto, anche all’interno della Chiesa”. (R.Iaria)

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