Attentati Sri Lanka: la preghiera della comunità di Roma

29 Aprile 2019 – Roma – La comunità srilankese di Roma si ferma in preghiera per commemorare le 253 vittime e gli oltre 500 feriti degli attentati terroristici di Pasqua nell’isola dell’Oceano Indiano, ma il bilancio non è ancora definitivo. Nella mattinata del 25 aprile, padre Neville Joe Perera, cappellano delle quattro comunità cattoliche dello Sri Lanka presenti nella Capitale ( e coordinatore nazionale Migrantes, ndr), ha presieduto la celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane, per ricordare coloro che hanno perso la vita nella strage di Pasqua.

Circa duemila i partecipanti alla liturgia nel santuario, abituale luogo di incontro e di preghiera per i cingalesi residenti a Roma.

A tutta la comunità cristiana dell’isola negli ultimi giorni era giunta anche la solidarietà dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma che con il Cardinale Vicario Angelo De Donatis si è unito al cordoglio e alla preghiera di Papa Francesco.

Al termine della celebrazione ha preso brevemente la parola Mons, Paolo Lojudice, vescovo ausiliare del settore Sud e incaricato della Cooperazione missionaria tra le Chiese nella diocesi di Roma e vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Lazio.

“Dobbiamo stare attenti a non farci strumentalizzare da chi vuole far passare questi gesti come degli

scontri di religione – ha affermato –. Questi attentati nascono dal male e il male è una follia che non ha nulla a che fare con la religione”. Nell’esprimere il cordoglio e la vicinanza del consiglio episcopale della diocesi di Roma, Mons. Lojudice ha ribadito che tutto ciò che “produce violenza e morte non potrà mai essere accomunato a nessuna religione”. Ha quindi invitato alla riconciliazione e alla pace e “a combattere la violenza sempre e comunque nel modo in cui insegna il Vangelo e cioè con l’amore”. Mons. Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes del Vicariato, ha espresso “la vicinanza della Chiesa di Roma. Siamo vicini ai fedeli srilankesi con i quali vogliamo condividere un cammino di amicizia e solidarietà per questo grande dolore, sentendoci uniti perché parte di un’unica Chiesa”. Monsignor Neville Joe Perera, coordinatore nazionale per i cattolici dello Sri Lanka in Italia, che ha presieduto la celebrazione, ha voluto esprimere l’importanza di questo incontro comunitario di preghiera e dolore: “Conosciamo la situazione difficile dello Sri Lanka – ha detto il sacerdote nell’omelia –. C’è paura persino ad andare a Messa. Ma ricordatevi che nessuno può toccare il Cristo Risorto. Come ha detto il Santo Padre, questo è il momento della fede”. Una giornata di commozione e solidarietà per commemorare i cari lontani. Tante le famiglie, i giovani e gli italiani che hanno acceso una candela davanti ad un altarino con le foto della strage. Tra i presenti c’è Nandika Perera, presidente associazione della comunità srilankese di Roma, il quale si sente “profondamente colpito dai tragici eventi”. “Vorrei che questa sia l’occasione per trasmettere un messaggio di pace e fraternità”. Al termine della celebrazione, tutta la comunità presente si è spostata fuori per il “dane”. “Quando muore qualcuno, nei nostri funerali viene allestito questo banchetto di cibo”, ha spiegato Sabrina, 21 anni, nata in Italia, che insieme a suo padre Preethi e ad altri connazionali ha preparato da mangiare. Un’atmosfera toccante in cui si è vissuto anche uno spirito di coabitazione religiosa.(Roberto Pumpo – Mariaelena Iacovone – RomaSette)

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