Roma – In Italia ci sono oggi “voci stonate determinate da una fobia per i poveri, considerati non solo come persone indigenti ma anche come gente portatrice di insicurezza, instabilità, disorientamento dalle abitudini quotidiane e pertanto da respingere e tenere lontani”: è la situazione descritta oggi a Roma da padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, durante la presentazione, questa mattina, del rapporto annuale 2019. Il contesto culturale – denuncia padre Ripamonti – è divenuto “ostile” ai migranti e a chi li aiuta, “complice la confusione seguita all’entrata in vigore del decreto sicurezza e immigrazione”. Il decreto, sottolinea, “rallenta il processo di integrazione e rischia di creare più irregolarità e insicurezza”. I problemi sono: “Il non accesso all’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e l’eliminazione della protezione umanitaria”. Tuttavia, precisa, “nonostante questo fortissimo cambiamento di rotta nel 2018 siamo convinti che le nostre scelte guidate dal porre al centro le persone siano lungimiranti e vadano ribadite con coraggio”. Padre Ripamonti puntualizza inoltre: “Di solito incolpiamo l’Europa di quanto sta succedendo sul fronte migranti in realtà la responsabilità di questa situazione è la poca lungimiranza di ogni singolo Stato, di quelli ai confini ma anche di tutti gli altri: non investiamo abbastanza come Europa per la crescita del continente africano; abbiamo smantellato le operazioni per il soccorso e il salvataggio in mare, ultima l’operazione Sophia; esiste poca solidarietà tra gli Stati membri, come ha mostrato il tema del ricollocamento dei migranti”. (Sir)