Città del Vaticano – E’ rientrato ieri sera in Vaticano Papa Francesco dopo due giorni in Marocco, a Rabat, 28esimo viaggio apostolico.
Prima di partire, sabato mattina, a Santa Marta, ha incontrato un gruppo di migranti marocchini ospitati in Italia. Si tratta, come spiegava la Sala Stampa della Santa Sede, di “due famiglie, ognuna delle quali con due bambini, due giovani donne ed un ragazzo”. Ad accompagnarli l’Elemosiniere apostolico, card. Konrad Krajewski.
Anche a Rabat il pontefice ha voluto incontrare un gruppo di migranti. Davanti a loro ha illustrato il senso dei quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere e integrare – da lui posti a base di ogni politica migratoria nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dello scorso anno. Per papa Francesco accogliere significa “innanzitutto offrire a migranti e rifugiati possibilità più ampie di ingresso sicuro e legale nei paesi di destinazione”. “L’ampliamento dei canali migratori regolari è di fatto uno degli obiettivi principali del Patto mondiale” ha spiegato aggiungendo che “questo impegno comune è necessario per non accordare nuovi spazi ai ‘mercanti di carne umana’ che speculano sui sogni e sui bisogni dei migranti”. Proteggere vuol dire assicurare la difesa “dei diritti e della dignità dei migranti e dei rifugiati, indipendentemente dal loro status migratorio”, ha spiegato ancora il papa sottolineando che “la protezione va assicurata anzitutto lungo le vie migratorie, che sono spesso, purtroppo, teatri di violenza, sfruttamento e abusi di ogni genere”. Il pontefice ha quindi chiesto anche “una particolare attenzione ai migranti in situazione di grande vulnerabilità, ai numerosi minori non accompagnati e alle donne”. Parlando poi del terzo verbo, promuovere, papa Francesco ha spiegato che “promuovere significa assicurare a tutti, migranti e locali, la possibilità di trovare un ambiente sicuro dove realizzarsi integralmente”. E la “promozione comincia col riconoscimento che nessuno è uno scarto umano, ma è portatore di una ricchezza personale, culturale e professionale che può recare molto valore là dove si trova”. Per il papa la promozione umana dei migranti e delle loro famiglie “inizia anche dalle comunità di origine, là dove dev’essere garantito, insieme al diritto di emigrare, anche quello di non essere costretti a emigrare, cioè il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una vita degna”. E poi integrare che vuol dire “impegnarsi in un processo che valorizzi al tempo stesso il patrimonio culturale della comunità che accoglie e quello dei migranti, costruendo così una società interculturale e aperta”. “Sappiamo – ha detto – che non è per nulla facile entrare in una cultura che ci è estranea – tanto per chi arriva, quanto per chi accoglie –, metterci nei panni di persone tanto diverse da noi, comprendere i loro pensieri e le loro esperienze. Così, spesso, rinunciamo all’incontro con l’altro e innalziamo barriere per difenderci”. Integrare, invece, “richiede di non lasciarsi condizionare dalle paure e dall’ignoranza”.
“Cari amici migranti, la Chiesa – ha quindi aggiunto il papa – riconosce le sofferenze che segnano il vostro cammino e ne soffre con voi”: “raggiungendovi nelle vostre situazioni così diverse, essa tiene a ricordare che Dio vuole fare di tutti noi dei viventi. Essa desidera stare al vostro fianco per costruire con voi ciò che è il meglio per la vostra vita. Perché ogni uomo ha diritto alla vita, ogni uomo ha il diritto di avere dei sogni e di poter trovare il suo giusto posto nella nostra casa comune! Ogni persona ha diritto al futuro”.
Il tema migranti è stato toccato dal pontefice anche sul volo di ritorno rispondendo alle domande dei giornalisti. “Sentiamo dolore quando vediamo le persone che preferiscono costruire dei muri. Perché coloro che costruiscono i muri finiranno prigionieri dei muri che hanno costruito. Invece quelli che costruiscono ponti, andranno tanto avanti”. Per il papa costruire ponti è “una cosa che va quasi oltre l’umano, ci vuole uno sforzo molto grande. Mi ha sempre toccato tanto una frase del romanzo di Ivo Andric, ‘Il ponte sulla Drina’: dice che il ponte è fatto da Dio con le ali degli angeli perché gli uomini comunichino”. I ponti, per Papa Francesco, comunicano mentre i muri “sono contro la comunicazione, sono per l’isolamento e quelli che li costruiscono diventeranno prigionieri”. (Raffaele Iaria)