Bologna – Una preziosa occasione di incontro e di condivisione, si è tenuta lo scorso martedì nel seminario di Imola, tra sacerdoti che hanno svolto un periodo di ministero all’estero e sacerdoti stranieri che sono in servizio presso le diocesi dell’Emilia Romagna. E non solo sacerdoti, in realtà, ma anche religiosi e religiose che si sono incontrati a Imola per iniziativa di due uffici regionali: «Missio» e «Migrantes».
Vengono chiamati «Fidei donum» dal titolo di una enciclica di Pio XII che avviò gli scambi di clero tra le chiese, nel segno della cooperazione missionaria.
L’incontro è stato pensato anche per focalizzare l’attenzione sul valore profondamente ecclesiale di questo scambio, ma anche sugli aspetti problematici che emergono dalla esperienza concreta. A introdurre l’argomento il vescovo di Asti, mons. Marco Prastaro, originario della diocesi di Torino, che ha svolto in passato un servizio pastorale in Kenya. «Nella Chiesa di oggi si parla molto di cooperazione missionaria fra le varie realtà diocesane – ha detto il vescovo Prastaro –. Continua ad essere importante la cultura dell’incontro e, in questa direzione, si inserisce anche il servizio dei “Fidei donum”. Ciò diventa possibile, però, – ha concluso – se si riconosce nell’altro il depositario di un dono».
Don Felice Tenero della diocesi di Verona ha invece alle spalle un servizio in Brasile ed è, attualmente, formatore presso la Fondazione «Cum» per la cooperazione missionaria tra le Chiese. «La vera sfida della Chiesa odierna è ripensarsi da un punto di vista ecclesiale – commenta don Tenero –. Questo pare propizio oggi, in un periodo nel quale la comunità cristiana sta riflettendo su se stessa divenendo – prosegue – un laboratorio di nuove proposte». Don Mathiew Malik Faye, originario del Senegal e attualmente coordinatore nazionale Migrantes dei cappellani dell’Africa francofona in Italia, ha dato voce in particolare ai numerosi operatori pastorali che – per i motivi più diversi – sono introdotti nel servizio pastorale della diocesi italiane e, in particolare, a quanti sono dediti all’assistenza spirituale degli immigrati. «Sono in tanti a vivere un vero e proprio shock culturale quando giungono in Europa – ha raccontato –. Molti di loro provengono da realtà diocesane molto più giovani delle nostre e culturalmente molto diverse all’interno delle quali, ad esempio, l’incontro e l’ascolto del loro vescovo è la norma. Tante piccole e grandi differenze che –
conclude – spesso li spiazzano». (Don Andrea Caniato – Direttore Migrantes Emilia Romagna)