Milano – “Carissimo Benedetto, come Pietro, tu confermi i fratelli nella fede (cfr. Lc 22,31s), ci aiuti a perseverare nella verità del Vangelo tra tentazioni e fatiche. Ci rendi forti nei momenti più delicati, quando lo smarrimento ci assedia e ci vacillare”. Inizia così una lettera delle famiglie migranti della diocesi di Milano indirizzata a Papa Benedetto XVI in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà nel capoluogo lombardo dal 30 maggio al 3 giugno prossimo. Le comunità etniche che vivono a Milano da tempo si stanno preparando a questo evento mondiale. Un vero e proprio cammino, come spiega il direttore Migrantes della diocesi di Milano don Giancarlo Quadri (vedi http://www.migrantesonline.it del 15 maggio 2012.
Nella lettera al Papa le famiglie migranti di Milano ricordano la loro lontananza spesso dagli affetti più cari e le loro fatiche e che “tra speranze e angosce, godiamo la bellezza della fede che i nostri padri ci hannotrasmessoe, insieme, sentiamo questa stessa fede vacillare; ci sembra che lafede non sia più sostenuta come un tempo da tradizioni familiari e sociali; ci aggiriamo, a volte perduti, cercando volti e parole che sappiano alimentarla in noi;ci pare che la festosa vivacità che la rivestiva sia sopportata a stento dai nostri fratelli europei e anche in noi a fatica essa diventa canto e gioia”. I migranti chiedono al papa di indicare loro “le strade per uscire dalla logica del profitto. È mare di morte quando il sogno giusto di un lavoro onesto diventa l’incubo di non farcela: quando il cuore viene invaso dall’ossessione di guadagnare sempre di più; quando restiamo in balìa delle onde del consumismo. E siamo cosi affannati nel fare tante cose per vivere ai livelli di questo mondo ricco, che finiamo per non respirare più, non sentiamo più i profumi della vita di Dio, non ascoltiamo più il canto di amore di Dio per noi e per tutti. E anche lavoce delle nostre preghiere si fa timida, sterile. La tua parola ci aiuti a fare del nostro lavoro una testimonianza di solidarietà e di vicinanza a tanti fratelli anziani, sofferenti, fragili”.
“Aiutaci – scrivono – a pescare i nostri figli; la loro vita è la nostra gioia. Che le reti della nostra testimonianza umile e forte e le reti della nostra parola riescano a prenderli e a introdurli nella vita vera, quella di Dio. Che siano felici, sentendosi amati; e che, felici, facciano il bene. Aiutaci a educarli alla fede, a promuovere i loro talenti, a essere vicini alle loro paure, a comprendere le loro cadute e le loro fughe, a intendere il linguaggio del loro silenzio e delle loro grida: spesso ci spaventa il loro smarrimento, ormai distanti dal mondo delle nostre tradizioni e della nostra fede”. “Aiutaci – scrivono ancora – a pescare i fratelli e lesorelle che abbiamo incontrato qui e che vivono con noi; quelli che ci sono vicini e quelli che ci evitano e ignorano”. “Con te – concludono – vogliamo pescare fratelli e sorelle di tante parrocchie perché, insieme con noi, accolgano gli stranieri con passione e gentilezza, formando comunità veramente cattoliche, dove risuonano lingue diverse lodando insieme la bellezza del Signore”.
Le comunità dei migranti – presenti a Milano e nel territorio diocesano che hanno collaborato al percorso sono oltre venti: Filippini, Latino-Americani e Salvadoregni, Rumeni, Albanesi, Polacchi, Ucraini, Coreani, Cinesi, Giapponesi, Copto Cattolici, Eritrei, Africani francofoni.
“Il Papa al VII incontro mondiale delle famiglie Milano troverà anche 15.000 genitori, padri e madri, rappresentanti del grande e variegato mondo delle famiglie cattoliche immigrate in Italia”, commenta mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes: “le famiglie immigrate nel nostro Paese sono un segno di apertura alla vita, testimoniano il dolore della distanza dal proprio Paese, arricchiscono il cammino differente della nostra Chiesa, costruiscono il Paese di domani. La Lettera a Benedetto XVI delle famiglie milanesi – conclude – testimoniano le gioie e le speranze di queste nuove famiglie in Italia di 198 Paesi del mondo”. (Raffaele Iaria)