Primo Piano

Viminale: da inizio anno sbarcate 83.439 persone migranti sulle coste italiane

21 Luglio 2023 -
Roma - Sono 83.439 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 9.732 sono di nazionalità ivoriana (12%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Guinea (9.566, 11%), Egitto (7.751, 9%), Bangladesh (6.635, 8%), Pakistan (6.087, 7%), Tunisia (5.681, 7%), Burkina Faso (4.837, 6%), Siria (4.049, 5%), Camerun (2.700, 3%), Mali (2.632, 3%) a cui si aggiungono 23.769 persone (29%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.  Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

8X1000: basta una firma per tendere la mano a chi ne ha bisogno

21 Luglio 2023 -

Roma - Quando fai un gesto d’amore, quando aiuti qualcuno, quando tendi la mano al prossimo, provi una sensazione di fe licità difficile da spiegare: non fai sentire bene solo chi riceve il gesto, ma ti senti bene anche tu. Con una firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica, puoi moltiplicare quella sensazione per migliaia di volte e aiutare la Chiesa a realizzare migliaia di progetti ogni anno, in tutta Italia e nel mondo, per raggiungere e sostenere chi ne ha più bisogno. Puoi accogliere, donare un pasto caldo, offrire un riparo, dare una seconda possibilità. Puoi anche ridare vita a un luogo, sostenere chi è in difficoltà, confortare, proteggere, dare futuro alla vita. Per realizzare questi e tanti altri gesti d’amore basta una firma: la tua.

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“Non venite qui”: New York scoraggia gli immigrati

21 Luglio 2023 -

New York - «Tutto esaurito». È il messaggio che New York lancia agli immigrati in arrivo al confine meridionale degli Stati Uniti per scoraggiarli dal fare rotta verso la Grande Mela. La metropoli ha infatti inviato suoi rappresentanti a distribuire volantini nelle città di frontiera tra Stati Uniti e Messico volti a scoraggiare i richiedenti asilo dallo stabilirsi nella città, che è invece nota per accogliere gli immigrati a braccia aperte. New York ha ricevuto più di 90mila migranti dall'aprile 2022 e circa 54.800 rimangono in rifugi temporanei, ha fatto sapere l'ufficio del sindaco, Eric Adams. New York è «al completo », ha detto il primo cittadino, un democratico. «Per favore, considera un’altra città mentre prendi la tua decisione su dove stabilirti negli Stati Uniti», recitano i volantini gialli scritti in inglese e spagnolo. Dopo aver sottolineato che New York è il posto più costoso in cui vivere negli Stati Uniti, i volantini avvertono che «non vi è alcuna garanzia che saremo in grado di fornire riparo e servizi ai nuovi arrivati ». La città inizierà anche a dare un preavviso di 60 giorni ai richiedenti asilo adulti che soggiornano nei rifugi, dopodiché dovranno presentare nuovamente domanda. La legge di New York protegge il diritto a un riparo per i senza tetto e la mossa potrebbe quindi sollevare sfide legali. Per questo, lo scorso maggio, l’Amministrazione Adams ha preso provvedimenti per indebolire le leggi sul diritto al riparo. Il tentativo «di dissuadere gli immigrati dal venire a New York City è crudele, illegale e va contro i valori di compassione e cura dei newyorkesi», ha detto l’American Civil Liberties Union, la principale associazione statunitense per i diritti civili. «New York City ha fatto più di qualsiasi altra amministrazione pubblica a qualsiasi livello per accogliere i migranti — ha risposto Adams —. Ma non possiamo continuare ad assorbire decine di migliaia di nuovi arrivati da soli senza l’aiuto del governo statale e federale». (Elena Molinari - Avvenire)

Informazione dimezzata

21 Luglio 2023 -
Roma - Ogni giorno i media dedicano ampi spazi e tempi al racconto e al commento di fatti e problemi interni.  Un’attenzione doverosa e motivata che tuttavia lascia aperte alcune domande. C’è il rischio di un’autoreferenzialità che non aiuta l’opinione pubblica a guardare oltre il proprio orto. C’è un silenzio eccessivo su ciò che accade nel resto del mondo. Perfino quando si racconta di una guerra in Europa se ne dimenticano altre, comprese quelle silenziose combattute con accordi economici che feriscono persone e distruggono ambienti. Poche testate giornalistiche, tra le quali ai primi posti è L’Osservatore Romano, hanno finestre spalancate sul mondo. Si dirà che ci sono riviste specialistiche e anche quelle missionarie sono fonti attendibili. Si aggiungerà che ci sono siti internet di organismi internazionali e di organizzazioni non governative. A queste fonti accede però un ristretto gruppo di persone sensibili e attente. L’opinione pubblica rimane priva di un’informazione internazionale sistematica e fatica a prendere consapevolezza che oltre i confini di un Paese ci sono problemi che coinvolgono lo stesso Paese e che non è sensato dire “abbiamo già tanti problemi a casa nostra e non è il caso di caricarci quelli degli altri”. Tra i molti problemi emerge, anche per il richiamarsi al flusso migratorio, quello dello sfruttamento dell’Africa e in particolare delle sue miniere. Ghana, Repubblica del Congo, Sudafrica sono tra i Paesi del continente verde al centro di attenzioni mirate da parte di multinazionali e di governi sia dell’ovest che dell’est. Ciò che si estrae dagli scavi, dove cola il sudore se non il sangue della povera gente, entra nella produzione dei cellulari e di altri dispositivi elettronici. Si acquistano ritenendo superfluo il sapere se in quelle miniere siano garantiti o meno i diritti umani e il rispetto dell’ambiente. Davvero nulla si può fare per dissolvere quest’ombra cupa? Non rimane che girare lo sguardo dall’altra parte oppure chiudere gli occhi?  E se invece un primo passo fosse quello di informarsi e di documentarsi anche per dare voce a quanti sono stati privati anche di questo diritto? Ecco un passo possibile per tenere accesa la luce sul mondo, per avere uno sguardo meno sbrigativo su un popolo di bambini, donne e uomini in fuga dall’Africa e in arrivo sulle coste europee. Conoscere è il passo necessario per cambiare lo sguardo, per incoraggiare la mente a uscire da confini ristretti, per dare a un’identità la forza di lottare contro la paura e di aprirsi per crescere. Anche i media potrebbero a questo punto rendersi conto che un’informazione nazionale senza una pari informazione internazionale rischia di ridursi a informazione dimezzata. (Paolo Bustaffa)

Vangelo Migrante: Domenica 23 luglio – Vangelo Mt 13, 24-43

20 Luglio 2023 - Il modo di trasmettere la buona notizia – Egli stesso testimone!- nella forma della parabola riporta alla luce quanto da secoli era intriso nella Parola donata a Israele. Il verbo che Matteo sceglie è indicativo: Gesù propose. Non è un verbo inedito perché nella Torah si trova in Es 19,7 e Dt 4,44. Mosè appunto propone la Legge. Ecco allora stagliarsi i principi del Regno di Dio: proprio la zizzania introduce in questa realtà. Chiunque, anche se vive in città e può coltivare solo qualche pianta su di un terrazzo, conosce le erbacce che impediscono la crescita della pianta e la soffocano. Non è il vento, non è qualche animaletto che introduce la zizzania nel campo ma proprio il nemico, per di più di soppiatto, nottetempo. Ed è bene informato: la zizzania possiede radici forti che si intrecciano con quelle del grano. Semplice quindi: strappare la zizzania e svellere le radici significa strappare e svellere pure il grano. Ne consegue che il bene, il grano, convive con la zizzania, il male. Perché mai? Non sarebbe più diretto impedire al nemico di agire? Sfioriamo così il grande mistero della libertà che l’Altissimo ha donato alla creatura modellata con l’argilla soffiandone l’alito vitale. Gesù invita all’attesa, non vuole che si agisca subito. Il regno quindi, nella sua concretezza, è regno in cui bene e male vivono l’uno accanto all’altro. La parabola della farina è proprio sconcertante: verificati i calcoli ci troviamo dinnanzi a ben 42 chili di farina… E il lievito? Quel che si dice un …pizzico. Eppure sarà proprio questo pizzico a far lievitare l’enorme massa. La mano della donna lo introduce, il verbo greco però suona occultò, quindi fa leva su di un’azione celata, pari a quel gesto notturno del nemico, tuttavia con esiti ben diversi. Ritorna l’accento sull’attesa: saper aspettare. Il Regno poggia su quanto è piccolo, non appariscente, ma porta inciso su di sé il sigillo di Gesù: la sproporzione è evidente, l’esito però sta dalla parte di Gesù che non vuole restaurare, riportare a gloria, reale o presunta, il regno di Israele. Non è il regno terreno quello che conta, la provocazione è evidente: l’Altissimo non cessa di dimorare nella storia dell’umanità e di servirla ma sempre con mezzi non appariscenti e consegnati alla libera adesione di chi vuole e si sente suo testimone. Non è quello di Ez 17,23 in cui domina il cedro nella sua maestosità in un rigoglioso bosco, possiede un altro volto: un piccolo albero di senape. Solo su questo alberello si poseranno gli uccelli, cioè i pagani che scorgeranno in questa modesta proposta la grandezza del Regno. Quindi grandezza e potere non possono avere accesso ad un regno che non vuole assumere toni trionfalistici degni di un Impero. Supera ogni ostacolo- la zizzania- chi a Lui si affida nell’attesa Il segreto del regno scalza ogni imperialismo, ogni potere, si rivolge a tutto il mondo, solo con il pizzico! Chi vuole essere figlio di Dio, si occupi del regno di Dio, così come Dio stesso lo ha annunciato attraverso il suo Cristo, il suo Messia: le beatitudini messe in pratica. La Chiesa vivrà sempre la tensione fra il bene e il male ma avrà sempre la grande possibilità di testimoniare, di diventare martire, perché vive nella libertà l’adesione al Dio povero e umile, non ricco e potente. Potere, arroganza, ambizione, prestigio saranno bruciati, mentre chi opera il bene, chi serve i fratelli, chi si spende per la pace e riconosce il Signore Gesù, sarà giusto e risplenderà nel regno dei cieli. (Cristiana Dobner)

Tavolo Asilo e Immigrazione: l’accordo con la Tunisia è contro il diritto internazionale e i diritti umani 

20 Luglio 2023 - Roma -  "Non c’è nulla di reale nelle dichiarazioni di rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e della dignità delle persone, contenute nelle poche pagine del Memorandum of Understanding siglato il 16 luglio scorso tra l’UE e la Tunisia di Kais Saied.   Che la situazione economica e politica della Tunisia sia drammatica, e che sia importante l’impegno solidale dell’Europa, è certamente un aspetto evidente e condiviso. Ma è altrettanto evidente che il Memorandum tra UE e Tunisia non si pone questo come obiettivo principale, ma si concentra piuttosto sulla questione migratoria, mettendo gravemente a rischio il rispetto del diritto internazionale, dei diritti umani e della dignità delle persone migranti". Lo scrive oggi, in un documento, il tavolo Asilo e Immigrazione evidenziand che così come è già successo con la Turchia di Erdogan e con la Libia delle milizie, l’UE, "per cercare di contenere gli arrivi sulle coste italiane e d’Europa, finanzia un regime che ha cancellato le garanzie democratiche al proprio interno. E lo fa senza porre alcuna concreta condizionalità sul rispetto dei diritti umani fondamentali, al di là della consueta formula nel testo che ormai risuona più come un vuota clausola stilistica, quando il quadro in cui si opera ha recentemente visto il presidente Saied sciogliere il Parlamento tunisino, scatenare una vera e propria caccia allo straniero nei confronti dei migranti sub-sahariani, e infine deportare illegalmente ai confini con la Libia e con l’Algeria centinaia di persone in transito verso l'Europa, causando la morte di molte di loro, incluse donne e bambini, e violando quel diritto internazionale che lo stesso Memorandum richiama.   Niente di tutto ciò -- prosegue la nota - sembra essere stato preso in considerazione dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni e dalla presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen. Peraltro, la UE non ha nemmeno ottenuto l’apertura incondizionata sperata, visto che Kais Saied ha dichiarato che non intende creare sul suo territorio centri per migranti non tunisini eventualmente respinti dall’Europa, e che il suo principale interesse è tutelare i suoi confini. Non i nostri". Per le associazioni e i movimenti che aderiscono al Tavolo Asilo e Immigrazione il Memorandum of Understanding è una "lista di dichiarazioni di impegni su molti argomenti. Come nel caso dell’accordo con la Turchia e del Memorandum con la Libia, si tratta di un documento privo di valore legale, e del tutto generico sia rispetto alle azioni da intraprendere che all’ammontare e all’origine dei fondi che saranno spesi. Si dipinge un quadro più che allarmante per la tutela dei diritti umani, in un contesto opaco e di cui è sempre più difficile chiedere conto nelle sedi opportune.  Ovviamente l’unico vero obiettivo dell’Europa, e in particolare della nostra presidente del Consiglio, presente alla firma a Tunisi, è impedire alle persone - tunisine e provenienti da altri paesi - di partire. L’unica strategia dell’UE e del governo italiano è rilanciare la retorica dell’invasione: mettere in campo ingenti risorse, pagate dai contribuenti europei, per presentarsi come difensori delle frontiere e degli interessi dell’Unione e dei suoi stati membri.  Il Memorandum parla anche del rafforzamento delle operazioni di ricerca e salvataggio: l’Europa fornirà nuovi assetti e strumenti alla Guardia Costiera tunisina che, secondo numerose testimonianze, utilizza modalità estremamente violente e pericolose durante le intercettazioni in mare, che in alcuni casi hanno portato alla morte delle persone in viaggio. I respingimenti in Tunisia, facilitati dai finanziamenti europei, sono inoltre da ritenersi illegittimi alla luce delle condizioni del Paese che ormai non si può più considerare sicuro ai sensi del diritto internazionale e in cui la vita dei migranti è in pericolo. Per quanto riguarda le vie d’accesso legali in Europa citate nell’intesa, paiono riferirsi solamente ai cittadini tunisini, nella consueta logica di scambio delle politiche di esternalizzazione delle frontiere. E come già successo in passato, è possibile che queste parole  scadano in retorica, perché non sono indicate risorse e programmi attuativi". Le organizzazione ricordano che l’UE "continua ad essere una delle aree del pianeta meno investite da flussi straordinari di persone in cerca di protezione e che l’Italia è solo al 13° posto in Europa per numero di migranti accolti in relazione alla popolazione residente (UNHCR Global Trens 2022). È utile altresì sottolineare come di canali d’accesso legali e sicuri per persone in cerca di protezione non c’è traccia negli atti del governo italiano e dell’UE, e che è proprio la loro assenza a produrre i viaggi sia via mare sia via terra.  L’Unione europea continua ad adottare politiche miopi, inefficaci e dannose senza affrontare il fenomeno migratorio in modo strutturale. Questo accordo rappresenta una colpo durissimo al futuro dell’UE, ai diritti di migliaia di persone che fuggono da guerre, violenze, cambiamenti climatici e insicurezza alimentare, alla solidarietà e alla civiltà del diritto". Da auo la richiesta al Parlamento italiano e a quello europeo di "condannarlo con fermezza". La nota è firmata da A Buon Diritto, ACAT, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, CNCA, Commissione migranti e GPIC provincia missionari comboniani Italia, CoNNGI, Emergency, Europasilo, Fondazione  Migrantes, Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, International Rescue Committee Italia,  Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medici per I Diritti Umani, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, Senzaconfine, Società Italiana Medicina delle Migrazioni, UIL, UNIRE.    

Corridoi umanitari: arrivati a Fiumicino 22 profughi afghani

20 Luglio 2023 -
Roma - “Oggi inizia una vita nuova, ma non è una vita nell’ignoto. È una vita tra fratelli e sorelle, tra amici e familiari che vi aspettano. Siete in famiglia”. Con queste parole Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, ha accolto questa mattina a Fiumicino 22 profughi afghani giunti con un volo proveniente da Islamabad grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Comunità, d’intesa con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. A questo primo gruppo si aggiungeranno, nei prossimi giorni, altre 20 persone.
“Oggi – ha continuato Impagliazzo – è un giorno di grandi emozioni. L’emozione di una vita in sicurezza, l’emozione dell’arrivo in un Paese amico ma soprattutto l’amozione per l’incontro con i vostri familiari. Sono lacrime di gioia che sostituiscono tutte le lacrime di tristezza e dolore di questi anni”. I cittadini afghani accolti oggi a Roma, sono stati rifugiati in Pakistan dall’agosto 2021, da quando i talebani hanno ripreso in mano il potere in Afghanistan. Hanno trascorso quasi due anni in condizioni gravemente precarie in un campo profughi informale nel centro di Islamabad. Dopo la caduta di Kabul e la grande mobilitazione iniziale, molti afghani sono riusciti a salvarsi rifugiandosi nei paesi confinanti. Ma molti altri, purtroppo, restano ancora in attesa di reinsediamento.

(Foto Sir)

“L’Italia – ha spiegato Impagliazzo ai giornalisti – aveva promesso che queste persone non sarebbero state dimenticate. Hanno vissuto molti mesi nei campi profughi in Pakistan e questo strumento legale dei corridoi umanitari li porta in sicurezza nel nostro Paese”. Altri arriveranno la prossima settimana. Ad oggi più di 800 cittadini afghani hanno raggiunto l’Italia grazie all’intesa stipulata nel 2021, con i ministeri dell’Interno e degli Esteri, dalla Cei, dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e dall’Arci. L’impegno è di portare nel nostro paese 1.200 persone.

Cagliari: mons. Baturi incontra la comunità nigeriana

20 Luglio 2023 - Cagliari - La comunità nigeriana che vive in Sardegna ha incontrato, lunedì scorso, Seminario arcivescovile di Cagliari,l'arcivescovo mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei. E' stato un momento di conscenza sia da parte del presule che della comunità cattolica nigeriana che ha ringraziato l’arcivescovo per la sua disponibilità: Durante l'incontro - promosso dagli uffici Migrantes e Caritas della diocesi - la condivisione delle difficoltà vissute quotidianamente dalle comunità straniere come il lavoro, l’apprendimento della lingua italiana, la difficoltà nella ricerca di alloggi e la possibilità,almeno una volta al mese, di una celebrazione in lingua inglese. Mons. Baturi ha ascoltato le esigenze dei nigerianied ha auspicato la realizzazione di una reale inclusione e integrazione all’insegna di una vera cultura dell’incontro affinché gli immigrati nigeriani che "per noi cristiani sono fratelli (nella fede e nella comunione della Chiesa) possano esprimere la loro cultura e le loro radici nell’incontro fecondo con la cultura sarda e italiana, per una maggiore conoscenza reciproca, per una pratica dell’accoglienza più rispettosa e feconda".  

Un’attualità da leggere e capire

20 Luglio 2023 - Roma - Uno dei cinque macro-temi su cui si articolerà la fase sapienziale del Cammino sinodale sarà proprio il linguaggio e la comunicazione. L’ascolto che ha attraversato le comunità in questi due anni di percorso ecclesiale ha restituito la fatica e la bellezza di un impegno, insieme alla necessità di un’attenta lettura del contesto attuale. È quanto viene sottolineato dalle Linee guida per il prosieguo del Cammino diffuse in questi giorni: “Il punto non è trovare linguaggi più efficaci, ma entrare in nuovi paradigmi. La comunicazione, infatti, per essere credibile, ha bisogno di attingere alla vita coerentemente vissuta di chi si esprime attraverso di essa”. È una bella sfida ma anche una grande opportunità per abitare significativamente il “comune contesto culturale”. (Vincenzo Corrado)

80° anniversario del Codice di Camaldoli: una riflessione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella*

20 Luglio 2023 - Roma - Quando un regime dittatoriale, come quello fascista, giunge al suo disfacimento, a provocarlo non sono tanto le sconfitte militari, quanto la perdita definitiva di ogni fiducia da parte della popolazione, che misura sulla propria vita il divario tra la realtà e le dichiarazioni trionfalistiche. Si apre, in quei giorni, una transizione, a colmare la quale la tradizionale dirigenza monarchica palesa tutta la sua pochezza, dopo il colpevole tradimento delle libertà garantite dallo Statuto Albertino. In quel luglio 1943, nel momento in cui il suolo della Patria viene invaso dalle truppe ancora nemiche, mentre il Terzo Reich si trasforma rapidamente da alleato in potenza occupante, entrano in gioco le forze sane della nazione, oppresse nel ventennio della dittatura. La lunga vigilia coltivata da coloro che non si riconoscevano nel regime trova sbocco, anche intellettuale, nella preparazione del “dopo”, del momento in cui l’Italia sarebbe nuovamente risorta alla libertà, con la successiva scelta dell’ordinamento repubblicano. Trova radice in questo l’esercizio di Camaldoli, voluto dal Movimento laureati cattolici e dall’Icas, l’Istituto cattolico attività sociali. Siamo nel pieno di una svolta: nel maggio 1943 le truppe dell’Asse in Tunisia si arrendono, ponendo fine alla campagna dell’Africa del Nord; il 10 luglio avviene lo sbarco delle truppe Usa in Sicilia. Il 19 luglio l’aviazione alleata dà avvio al primo bombardamento su Roma per colpire lo scalo ferroviario di San Lorenzo, con migliaia le vittime. Il 24 luglio sarà lo stesso Gran Consiglio del fascismo a porre termine all’avventura di Mussolini. Il convegno di Camaldoli si conclude il giorno precedente, mostrando di aver saputo avvertire il momento cruciale della svolta della storia nazionale. Oggi possiamo cogliere il valore della riflessione avviata sul futuro dell’Italia e lo sforzo di elaborazione proposto in quei frangenti dai circoli intellettuali e politici che non si erano arresi alla dittatura. Dal cosidetto Codice di Camaldoli, al progetto di Costituzione confederale europea e interna di Duccio Galimberti e Antonino Repaci, all’abbozzo di Silvio Trentin per un’Italia federale nella Repubblica europea, alla Dichiarazione di Chivasso dei rappresentanti delle popolazioni alpine, al Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, alle “idee ricostruttive della Democrazia Cristiana”, che De Gasperi aveva appena fatto circolare, non mancano sogni e progetti lungimiranti per fare dell’Italia un Paese libero e prospero in un’Europa pacificata. A settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica è compito prezioso tornare sulle riflessioni che hanno contribuito alla sua formazione e alle figure che hanno avuto ruolo propulsivo in quei frangenti. Ecco allora che il testo “Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale”, dispiega tutta la sua forza, sia come tappa di maturazione di quello che sarà un impegno per la nuova Italia da parte del movimento cattolico, sia come ispirazione per il patto costituzionale che, di lì a poco, vedrà impegnati nella redazione le migliori energie del Paese, con il contributo, fra gli altri, non a caso, di alcuni fra i redattori di Camaldoli. Occorreva partire, anzitutto, dal ripristino della legalità, violentata dal fascismo, riconosciuta persino nell’ordine del giorno Grandi al Gran Consiglio, con l’esplicita indicazione dell’esigenza del “necessario immediato ripristino di tutte le funzioni statali”, dopo una guerra che il popolo italiano non aveva sentita “sua”, con aggravata “responsabilità fascista”. Da Camaldoli vengono orientamenti basilari, che riscontriamo oggi nel nostro ordinamento. Anzitutto la affermazione della dignità della persona e del suo primato rispetto allo Stato - con il rifiuto di ogni concezione assolutistica della politica - da cui deriva il rispetto del ruolo e delle responsabilità della società civile. Di più, sulla spinta di un organico aggiornamento della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, emerge la funzione della comunità politica come garante e promotrice dei valori basilari di uguaglianza fra i cittadini e di promozione della giustizia sociale fra di essi. Si identifica poi, con determinazione, il principio della pace: “deve abbandonarsi il funesto principio che i rapporti internazionali siano rapporti di forza, che la forza crei il diritto…”. Occorre “la creazione di un vero e non fittizio o formale ordine giuridico che subordini o conformi la politica degli Stati alla superiore esigenza della comune vita dei popoli”. Vi è ragione di essere ben orgogliosi, guardando ai Padri fondatori del Codice di Camaldoli, per il segno che hanno saputo imprimere al futuro della società italiana, anche sul terreno della libertà di coscienza per ogni persona, descritta, al paragrafo 15, come “esigenza da tutelare fino all’estremo limite delle compatibilità con il bene comune”. Il Cardinale Matteo Zuppi, nella sua lettera alla Costituzione, due anni or sono, riprendendo una considerazione del costituente Giuseppe Dossetti, iniziava così: “Hai quasi 75 anni, ma li porti benissimo! Ti voglio chiedere aiuto, perché siamo in un momento difficile e quando l’Italia, la nostra patria, ha problemi, sento che abbiamo bisogno di te per ricordare da dove veniamo e per scegliere da che parte andare…”. Non vi sono parole migliori.     *Testo esclusivo per le testate giornalistiche aderenti alla FISC

A #Giffoni53 le attività del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione

19 Luglio 2023 -
Roma - #Giffoni53 promuove le attività del Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI) 2021-2027 del Ministero dell’Interno. Nel corso dell’edizione numero 53 di Giffoni Film Festival, infatti, si terrà un intenso programma di attività di informazione e promozione del FAMI, per raccontarne utilità collettiva e finalità anche ai più giovani. Il Fondo asilo migrazione e integrazione è, infatti, uno strumento finanziario istituito con Regolamento UE n.2021/1147 con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio. Il Fondo offre un supporto agli Stati per rafforzare e sviluppare tutti gli aspetti del sistema europeo comune di asilo, per sostenere la migrazione legale verso gli Stati membri in funzione del loro fabbisogno economico ed occupazionale e promuovere l’effettiva integrazione dei cittadini di Paesi terzi nelle società ospitanti, per promuovere strategie di rimpatrio eque ed efficaci negli Stati membri, per migliorare la solidarietà e la ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri, specie quelli più esposti ai flussi migratori e di richiedenti asilo, anche attraverso la cooperazione pratica. Le attività del FAMI saranno illustrate nel corso di un incontro che si terrà il prossimo 27 luglio presso la Sala Blu – Impatto Giovani della Giffoni Multimedia Valley con inizio alle ore 12.00. All’incontro interverranno Valerio Valenti, Prefetto e Capo del dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del Ministero dell’Interno) e Maria Forte, Prefetto e Vice Capo del dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione, Direttore Centrale per le politiche migratorie, Autorità Fondo Asilo Migrazione e Integrazione. Sarà l’occasione per approfondire, di fronte ad una platea composta esclusivamente da ragazzi, temi di grande attualità che necessitano di un approccio semplice ed immediato per essere compresi nella loro complessità, temi che impattano quotidianamente sulla vita delle persone e delle comunità e su cui si registra un incessante dibattito nelle relazioni internazionali tra Paesi. Per rendere accessibile la comprensione di queste tematiche, dal 21 al 28 luglio, si terranno, presso il Village di #Giffoni53, tre diversi laboratori aperti a bambini e ragazzi di età compresa tra i 10 ed i 18 anni. Le discipline scelte sono la scrittura creativa, il teatro e la musica. Il laboratorio di scrittura creativa si terrà dal 24 al 28 luglio, su due turni diversi (9.30/11.00 e 11.30/13.00). Il laboratorio riguarda il viaggio, il ritorno, le cose che si riempiono di storie. Esercizi costruiti su ricordi e tracce saranno il cuore di un “laboratorio sentimentale” per trasformare appunti in un racconto libero, usando gli strumenti della narrativa e del verso. Il laboratorio teatrale, dal titolo “IO Ascolto” si svolgerà dal 24 al 28 luglio con due turni pomeridiani (16.00/18.00 e 18.00/20.00). Il laboratorio si propone di accrescere la capacità di interazione che si innesca nelle relazioni – sia sulla scena che nella vita – degli adolescenti. Prima di ascoltare occorre prestare attenzione, sentire l’ambiente circostante e coglierne ogni sfumatura. Molteplici saranno gli esercizi di training che verranno proposti ai ragazzi, spesso scomodando i sensi. Lo scopo del laboratorio sarà quello di aumentare la percezione degli altri attraverso sé stessi. Il laboratorio di musica si terrà dal 21 al 23 luglio con quattro turni, due di mattina (9.30/11.00 e 11.30/13.00) e due pomeridiani (16.00/18.00 e 18.00/20.00). L’obiettivo è approfondire il concetto stesso di onda sonora che si fa percezione, quella della voce umana e quella della musica, linguaggi universali a tutte le latitudini. Per iscriversi ai laboratori basta cliccare sul sito www.giffoni.it e andare alla pagina dedicata al FAMI. Qui si troveranno tutte le informazioni sulle attività e si potrà compilare l’apposito form per l’iscrizione. Presso gli spazi espositivi dedicati al FAMI sarà in distribuzione materiale informativo che sarà utilissimo per conoscere le attività e le opportunità legate al Fondo.

Migrantes Cagliari, un incontro per la GMRR

19 Luglio 2023 - Cagliari - In preparazione alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato l'ufficio Migrantes e la Caritas della diocesi di Cagliari, in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti della Sardegna e con l’università di Cagliari, promuovono, il prossimo 16 settembre,  l'incontro "Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati. La Carta di Firenze per costruire il futuro". Interverranno, tra gli altri mons. Giuseppe Baturi, arivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI; il card. Gualtiero Bassetti, vescovo emerito di Perugia – Città della Pieve e già presidente della CEI; Gianluca Borzoni, docente di Storia delle relazioni internazionali; Carlo Pilia, docente di Diritto civile; Francesco Seatzu, docente di Diritto internazionale; Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari; Ada Ugo Abara, cofondatrice dell'associazione "Arising Africans". (R.I.)  

Italiani a Londra: una ricerca del Comites

19 Luglio 2023 - londra - Durante un incontro presso la sede del Consolato Generale d’Italia a Londra sono stati anticipati i primi risultati dello studio dal titolo “Cosa vuol dire essere Italiani nel Regno Unito? Le esperienze delle cosiddette seconde generazioni” che mira a capire come Italiani/e di origine africana, asiatica e latino-americana vivono il loro senso di appartenenza e identità nazionale nel Regno Unito. Lo studio finanziato dalla British Academy e dalla Loughborough University, e patrocinato dal Consolato e dal Comites Londra, risponde alla domanda di come l’idea di nazione cambia col cambiare della popolazione a causa delle migrazioni globali. "In Italia devi sempre avere un nome italiano e una certa fisionomia altrimenti ti guardano strano", dice un'intervistato di origine marocchina. "Mi hanno detto che, anche se sono nata in Italia, non sarò mai italiana perché non ho la cultura italiana, i genitori italiani, non ho la nonna che fa il ragù", aggiunge un'italiana di origine siriana. "In Italia alle elementari e alle medie non mi sono mai sentito italiano. Mi sono sempre sentito, un po', lo straniero anche perché abitavo in una città piccola ed ero l'unico vietnamita cinese. Non sapevano che cos'è il Vietnam e, quindi, dicevano cinese. Non mi sono mai sentito 'italiano italiano' onestamente. C'era sempre questo ostacolo dell'apparenza". Sono alcune delle storie raccontate durante l'incontro al quale hanno preso parte il Console Diego Solinas e Anna Cambiaggi curatrice della presentazione e consigliera del Comites Londra, Marco Antonsich e Kombola Ramadhani Mussa, entrambi della Loughborough University, responsabili del progetto, insieme a Angelo Boccato, Natasha Fernando e Queenia Pereira de Oliveira che hanno contribuito ad arricchire l’evento attraverso le loro testimonianze ed esperienze personali.

Quali ponti costruire nella Chiesa con intelligenza, perizia e affetto

19 Luglio 2023 - Milano - Dal racconto alla riflessione per arrivare alla profezia. Che poi significa narrazione e ascolto, discernimento e, infine, decisione, per dare forma concreta, il più possibile contemporanea, all’annuncio. Il Cammino sinodale della Chiesa in Italia scandisce i suoi tempi avendo chiari gli obiettivi ma senza porre freni alla creatività, senza imbavagliare lo stupore. Sapendo bene che lungo la strada gli ostacoli possono diventare opportunità mentre la rosa cresciuta nel giardino di casa, insieme al regalo dei colori e del profumo, può ferire con le sue spine. Si tratta di essere preparati, di incamminarsi ben coperti per viaggiare sicuri ma pronti anche alle sorprese. Ecco allora il senso delle Linee guide diffuse ieri dalla Cei per la seconda fase del Cammino sinodale, quella “sapienziale”. Non un documento blindato, di decisioni già prese, ma al contrario l’indicazione di un itinerario che tiene conto sia della strada percorsa che di quella da fare. Come nelle staffette quando il terzo centometrista, uscito dalla curva, passa il testimone all’ultimo compagno per un finale a tutta velocità. Il periodo preso in considerazione è il biennio 2023-2024, che si concluderà nel prossimo mese di maggio con l’Assemblea generale della Cei punto di partenza della terza fase, quella “profetica”. Fino ad allora sarà un lavoro di cesello e valorizzazione delle storie e delle esperienze raccolte nel primo “tempo”, caratterizzato dall’ascolto. Oggi la parola chiave è dunque “discernimento”, cioè, banalizzando un po’, capacità di scelta. Non però in modo casuale ma al culmine di un esercizio di riflessione e studio che chiede intelligenza, perizia, volontà e affetto. Alla luce della sapienza biblica, più che mai lampada sul cammino dell’uomo e sintetizzata, nel documento Cei, dall’icona dei discepoli di Emmaus, riferimento anche per il titolo: «Si avvicinò e camminava con loro». Con la fase sapienziale, sottolinea il testo, si apre «la questione decisiva», cioè «come collegare la partenza e la meta», ovvero «quali ponti costruire perché il rinnovamento ecclesiale coltivato nella fase narrativa non rimanga solo un sogno». C‘è infatti più che mai bisogno di realtà, di lettura dei segni dei tempi, di studiare spazi e modi della pro- pria presenza. La domanda di fondo non è «cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa» ma «cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo». Di qui il dovere del cristiano di aprirsi gli altri, di non restare chiuso in una comfort zone tra persone che la pensano tutte come lui ma di scendere nei crocevia della vita ferita, di confrontarsi con i distanti spezzando con loro «il pane della comune umanità». Una sfida difficile, che per essere efficace ha bisogno di avere alle spalle una comunità solida, dove si ha la forza e l’umiltà di ascoltarsi reciprocamente. Altrimenti l’immagine sinodale del “Camminare insieme” resterà una bella cornice intorno a un brutto quadro e la stessa spinta al rinnovamento non sarà altro che un esercizio intellettuale. Perché solo confrontandosi si può operare un cambiamento efficace senza annacquare il messaggio evangelico. Cinque i “macro-temi” individuati come “luoghi” in cui esercitare il discernimento: la missione secondo lo stile della prossimità, il linguaggio e la comunicazione, la formazione alla fede e alla vita, la sinodalità permanente e la corresponsabilità, il cambiamento delle strutture. “Dentro” ci sono le domande che si pongono tutti: sul ruolo delle donne e il protagonismo dei laici, sulle parrocchie senza preti residenti, sull’accoglienza, sulla liturgia da rimodulare. E l’elenco potrebbe essere molto più lungo. Le Linee guida non danno una risposta ma indicano uno stile, quello del discernimento. E un criterio per realizzarlo. Alla base un concetto speciale, anzi un avverbio. Si ragiona e quindi si decide, non uno per tutti o da soli, ma “insieme”. (Riccardo Maccioni)

Londra: “Sì ai migranti in Ruanda”

19 Luglio 2023 - Londra - È arrivata nel porto di Portland, nel Dorset, sulla costa sud inglese, la "Bibby Stockholm", una nave caserma, attrezzata come centro di detenzione per migranti illegali, che dovrebbe ospitare, nei prossimi mesi, almeno 500 richiedenti asilo. Il fatto segue solo di poche ore l'approvazione definitiva della controversa legislazione del governo britannico che prevede la deportazione in Ruanda per gli irregolari che attraversano il canale della Manica su piccole imbarcazioni. Il cosiddetto "Illegal Migration Bill", questo il nome della legge, è stato pensato da premier Rishi Sunak, per scoraggiare gli sbarchi dei "piccoli scafi", gestiti da gang di trafficanti. Sbarchi che hanno raggiunto livelli record nel 2022: 45.755 persone in gran parte passate dalla Francia. Oltre 12mila sono già sbarcati quest'anno, più o meno la stessa cifra raggiunta nel 2022. Si tratta di cifre relativamente limitate, se pensiamo che sono stati oltre 600mila i migranti legali lo scorso anno, ma gli sbarchi sono un grande imbarazzo per un governo conservatore che aveva promesso, durante la campagna per Brexit di blindare i confini del Paese. L'iter del provvedimento si è chiuso nella notte, dopo un lungo ping pong durato settimane, con la Camera dei Lord, che ha cercato, prima, di fermare la legge e, poi, di emendarla in modo drastico. Alla fine i Pari del Regno hanno ceduto e dato l'ok ai Comuni ai quali spetta, in ogni caso, l'ultima parola. Ora non resta che il passaggio, solo formale, del "Royal Assent", l'ultima tappa di ogni iter legislativo, la controfirma del re Carlo III. Il programma, annunciato dall'allora premier britannico Boris Johnson, il 14 aprile 2022, prevede che il Ruanda accolga migliaia di richiedenti asilo in cambio di 120 milioni di sterline, circa 140 milioni di euro, e introduce una serie di restrizioni draconiane al diritto, da parte dei cosiddetti irregolari, di presentare, a posteriori, domanda d'asilo sull'isola e ne facilita l'espulsione verso Paesi Terzi. Ad opporsi alla legislazione sono state la Chiesa cattolica d'Inghilterra e Galles, la Chiesa d'Inghilterra e le più importanti Ong umani-tarie, oltre alle Nazioni Unite, i laburisti e a una parte dello stesso partito Tory. Secondo tutte queste istituzioni la nuova legge violerebbe i diritti umani di migranti e richiedenti asilo. Fino ad oggi la legge non è mai stata applicata ovvero nessun migrante illegale, giunto nel Regno Unito, è mai stato deportato in Ruanda perché, ogni volta che il governo tentava il trasferimento, i giudici lo fermavano. L'ultimo intervento della magistratura risale alla fine di giugno, quando il Tribunale d'appello britannico, interpellato da una decina di richiedenti asilo, rappresentati dall'associazione "Asylum Aid", ha deciso che l'"Illegal Migration Bill" violava la legislazione sui richiedenti asilo. Il braccio di ferro tra giudici e governo è destinato a continuare. Proprio la scorsa settimana, infatti, l'esecutivo è stato autorizzato a ricorrere alla Corte Suprema contro l'ultima sentenza della Corte d'Appello della fine di giugno. Se è molto contestata la legislazione per la deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda, non meno controversa è la nave prigione arrivata, in queste ore, trascinata da un rimorchiatore, sulla costa sud inglese, dopo essere partita dal Falmouth, in Cornovaglia. I primi dei 500 richiedenti asilo ad essere ospitati dovrebbero salire a bordo alla fine di luglio anche se alcune organizzazioni umanitarie hanno espresso riserve sulle condizioni nelle quali saranno ospitati. Downing street ha difeso, fino ad oggi, l'uso di chiatte per ospitare migranti, insistendo che è un'alternativa meno costosa rispetto alle camere di hotel. Mani-festanti, con cartelli con le scritte "Benvenuti rifugiati" e "No alle prigioni galleggianti" si sono radunati al porto di Portland per protestare contro l'arrivo della "Bibby Stockholm". (Silvia Guzzetti - Avvenire)  

Cei: online le linee guida per la fase sapienziale del Cammino sinodale

18 Luglio 2023 - Roma - Uno strumento per accompagnare e orientare il terzo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia: sono da oggi on line (https://camminosinodale.chiesacattolica.it e www.chiesacattolica.it) le Linee guida per la fase sapienziale nella quale si cercherà di capire come far sì che il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, non rimanga solo un sogno. Il testo, che si intitola “Si avvicinò e camminava con loro” e si compone di tre parti, offre alcune riflessioni suscitate dal racconto di Emmaus – icona scelta per questo anno – e presenta elementi metodologici per valorizzare la grande ricchezza del lavoro finora svolto. Si tratta infatti di proseguire nel percorso avviato, rafforzando l’esercizio del discernimento a partire dai temi e dalle domande proposte nelle Linee guida e indicando decisioni possibili, impegni, aspetti ancora da sviluppare. Il documento evidenzia cinque macro-temi, che raggruppano le istanze raccolte nel biennio dedicato all’ascolto: 1) la missione secondo lo stile di prossimità; 2) il linguaggio e la comunicazione; 3) la formazione alla fede e alla vita; 4) la sinodalità e la corresponsabilità; 5) il cambiamento delle strutture. Ogni macro-tema si articola in alcuni sotto-temi che esplicitano le questioni emerse. Una sola domanda per ciascun tema sollecita la riflessione e chiama le comunità al discernimento. Nelle prossime settimane seguiranno alcune schede operative. “Queste Linee guida, facendo tesoro del biennio narrativo – sottolinea il Consiglio Episcopale Permanente nell’introduzione al documento – gettano un ponte verso la fase profetica, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale e mai introverse; anche quando l’attenzione è puntata sulla vita interna delle nostre comunità, il pensiero è sempre quello estroverso della missione: rendere più agili alcune dinamiche ecclesiali (dottrinali, pastorali, giuridiche, amministrative) per rendere più efficace l’incontro tra il Vangelo, energia vivificante e perenne, e l’umanità di oggi”. Soprattutto in un tempo in cui “i lavori sinodali si intrecciano con i problemi e i drammi di ciascuno, che sono i problemi e i drammi del mondo: gli strascichi sanitari, economici e sociali della pandemia, il clima di guerra tragicamente ravvivatosi, le crisi ambientali, occupazionali, esistenziali. Un senso di precarietà e di smarrimento avvolge molte persone e famiglie nel nostro Paese”. Il testo – che si arricchisce di alcune infografiche – contiene infine il Cronoprogramma con l’agenda delle tappe e degli appuntamenti che condurranno all’apertura della fase profetica nel maggio 2024.  

Spagna: bimba trovata morta su una spiaggia

18 Luglio 2023 - Madri d - ADRID, 18 LUG -L'agenzia di stampa Efe, citando un comunicato della Guardia Civil, scrive che  era di una bimba migrante di 8 mesi morta insieme ai genitori in un naufragio al largo delle isole Baleari lo scorso marzo il corpicino trovato su una spiaggia di Roda de Berà (Catalogna) una settimana fa.  Stando agli accertamenti condotti dalle autorità spagnole, la piccola e i genitori erano stati fatti salire a bordo di un'imbarcazione di fortuna salpata da Cherchell (Algeria) il 21 marzo 2023. Ma quella barca, su cui c'erano 15 persone, fu inghiottita dal Mediterraneo. I corpi di sette di quei naufraghi sono poi stati recuperati successivamente. La conferma dell'identità della bimba morta è arrivata dopo la messa a confronto del suo Dna con quello dei naufraghi recuperati: tra quei cadaveri, c'era quello di sua madre. .

Giovani del Mediterraneo: concluso il primo incontro

18 Luglio 2023 - Firenze - Si è conclusa domenica 16 luglio al «Villaggio La Vela» di Castiglione della Pescaia (Gr) la prima riunione del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, iniziata a Roma l'11 luglio e proseguita poi a Firenze dal 12 al 15. Nell'ultima sessione i 34 giovani, provenienti da 19 Paesi sia dell'Europa, che dell'Africa e dell'Asia, hanno approvato il Regolamento di funzionamento del Consiglio ed hanno eletto il direttivo, che risulta composto da Emile Fakhoury (Libano), Maher Dridi (Tunisia), Aleks Birsa Jogan (Slovenia) e Pilar Shannon Perez Brown (Spagna), che ne è anche coordinatrice. Nei primi giorni di settembre si terrà la prima riunione del direttivo nella quale, insieme alle realtà promotrici, sarà definito il programma di lavoro sulla base delle molte proposte emerse in questi primi giorni di lavoro, articolate su quattro diverse tematiche. La prossima riunione del Consiglio si terrà on line nella prima settimana di ottobre. Particolarmente significativa la celebrazione eucaristica conclusiva nella cappella del Villaggio La Vela, durante la quale sono risuonate le preghiere e le lingue di ognuno dei paesi di provenienza. La Messa è stata presieduta da don Paolo Tarchi, che ha accompagnato quotidianamente sotto il profilo spirituale il gruppo dei giovani delegati. Tutte le giornate di riunione sono state connotate dal grande desiderio di realizzare percorsi concreti, così che il Consiglio dei Giovani del Mediterraneo possa costituire il punto di partenza per un lavoro che possa coinvolgere tutte le comunità del Mare Nostrum, che si troveranno insieme per confrontarsi, progettare, agire nel nome e sulla scia più che mai attuale dell’insegnamento di Giorgio La Pira. In tale contesto è stato ribadito il sostegno e la condivisione di tutte le Conferenze episcopali e dei Sinodi delle Chiese del Mediterraneo, per i quali il Consiglio intende costituire – facendo proprio lo “spirito sinodale” - un prezioso strumento di servizio e di progettazione per nuovi percorsi ecclesiali nella prospettiva anche di dialogo ecumenico e interreligioso. Soddisfazione è stata espressa dagli organizzatori per il clima di amicizia e di fraternità che si è stabilito tra giovani provenienti da culture e tradizioni diverse. Il progetto, «Opera Segno» dell'incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, tenutosi a Firenze nel febbraio 2022, è stata affidato alla Fondazione Giorgio La Pira, alla Fondazione Giovanni Paolo II, all'Opera per la Gioventù e al Centro Internazionale Studenti. Quattro realtà legate in qualche modo dal nome di La Pira e dalla sua visione del Mediterraneo come «grande lago di Tiberiade». E al Professore hanno reso omaggio i giovani delegati nel pomeriggio di venerdì, raccogliendosi in preghiera davanti alla sua tomba nella basilica di San Marco a Firenze. «C’è la consapevolezza – spiega Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira - che l'unione tra i popoli è innanzitutto unione tra i singoli e che la pace tra i popoli si costruisce attraverso la pace all'interno della singola comunità. Dunque sono gli incontri personali e individuali a portare frutti, che poi maturano nelle relazioni tra le nazioni. Il dialogo deve partire dal basso. Ecco perché l'idea di questo Consiglio dei giovani mette al centro ragazzi di non più di 30 anni. Con questa scelta vogliamo rivolgerci a coloro che un domani potranno costituire la classe dirigente dei loro Paesi e che dovranno fin da subito aver maturato una consapevolezza: da soli non si risolvono i problemi dell'umanità e soltanto la spinta comune riesce a farci sperare in un futuro che ci affranchi dalla miseria, dalla sofferenza e dalla prospettiva della guerra che sta ritornando ad occupare la nostra quotidianità». Dopo i due giorni a Roma, con il commosso saluto del card. Gualtiero Bassetti, già presidente della Conferenza episcopale italiana e il serrato confronto sulle problematiche del Mediterraneo in Vaticano con mons. Paul Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati e le organizzazioni internazionali della Santa Sede, i giovani si erano trasferiti a Firenze. Nella mattina di giovedì 13 luglio la solenne cerimonia di insediamento nella prestigiosa cornice del Salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio. «Firenze è già una città internazionale ma questo è un progetto nuovo che ha una mission diversa da tutte le altre - ha detto nel suo saluto il Sindaco di Firenze, Dario Nardella -. allargherà ancora di più il confine politico, culturale ed etico di Firenze nel mondo e attrarrà tanti giovani provenienti da diversi paesi». L'arcivescovo di Firenze, il card. Giuseppe Betori, si è richiamato all'immagine di La Pira dei «giovani come le rondini, che annunciano la primavera» e li ha invitati ad «abbattete il muro della diffidenza: oggi di fronte a migliaia di migranti in fuga, molti dei quali perdono la vita in mare, occorre riscoprire il ruolo politico delle nostre città».  Da qui l'invito a unire «le città per unire il mondo». La «Carta di Firenze», approvata dal Convegno dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo del febbraio 2022 è stata al centro del discorso di mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei. Prima di tutto il riconoscimento della diversità come patrimonio condiviso per tutta l’umanità: «La sfida è che la diversità delle culture e delle storie possa essere motivo di ricchezza, di incontro e non di estraneità – ha ricordato mons. Baturi –. La pace nel Mediterraneo avrà effetto in tutte le parti del mondo». Poi, la domanda rivolta ai giovani: «Sapremo sviluppare valori per i quali queste civiltà del Mediterraneo potranno incontrarsi? Dipende da noi e, un po’, dipende anche da voi». Le prime sessioni di lavoro del Consiglio si sono tenute presso il Centro Internazionale Studenti «La Pira» di Firenze, dove nel pomeriggio di venerdì i giovani si sono anche confrontati con il prof. Roberto Catalano di IU Sophia sul Dialogo come via alla fraternità tra i popoli, ma soprattutto fra le diverse Chiese cristiane e le diverse religioni, in particolare quelle abramitiche, che sono presenti sulle rive del nostro mare. Tra gli incontri fiorentini, anche la preghiera dei vespri in San Miniato al Monte, guidata da padre Bernardo Gianni, e la serata con i giovani fiorentini, organizzata dalla Pastorale giovanile di Firenze a San Salvatore al Monte alle Croci.

Corridoi umanitari: in arrivo 22 profughi dall’Afghanistan

18 Luglio 2023 - Roma - Arriveranno giovedì 20 luglio, con un volo proveniente da Islamabad, 22 profughi afghani grazie ai Corridoi Umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, d’intesa con i ministeri dell’Interno e degli Esteri. A questo primo gruppo si aggiungeranno, nei prossimi giorni, altre 20 persone. I cittadini afghani, rifugiati in Pakistan dall’agosto 2021, hanno trascorso quasi due anni in condizioni "gravemente precarie in un campo profughi informale nel centro di Islamabad. Perché, dopo la caduta di Kabul e la grande mobilitazione iniziale, molti tra gli afghani riusciti a salvarsi rifugiandosi nei paesi confinanti, restano ancora in attesa di reinsediamento", si legge in una nota. Dopo l’arrivo a Fiumicino, i profughi verranno accolti in diverse regioni (Lazio, Liguria, Lombardia) e avviati subito verso l’integrazione, a partire dall’apprendimento della lingua italiana, grazie ai Corridoi Umanitari  che hanno finora consentito l’arrivo in sicurezza di oltre 6.300 rifugiati in Europa (5.400 in Italia), tra cui circa 800 afghani. Questo progetto è realizzato "grazie a una rete di accoglienza diffusa, sostenuta dalla generosità di tanti cittadini italiani, e rappresenta un modello di successo, che coniuga solidarietà e sicurezza".

Milano: a Ferragosto Rock Circus dove il rock si mescola alla magia del circo

18 Luglio 2023 - Milano - Sarà la cornice romantica del Castello Sforzesco ad ospitare “Rock Circus”, un concerto unico nel suo genere in cui la musica rock viene contaminata dalla magia del circo contemporaneo. Lo spettacolo, che animerà il Ferragosto dei milanesi, è realizzato da Paride Orfei insieme al giornalista Sandro Ravagnani, con il supporto di musicisti, in primis Riccardo Marra, e  artisti del tendone. Collocato all’interno della rassegna “Estate al Castello”, nell’ambito del palinsesto “Milano è Viva”, “Rock Circus” occuperà il palco del Cortile delle Armi per celebrare la festa più attesa dell’estate. A cominciare dalle 20.30, Paride Orfei intratterrà il pubblico con uno show composito: impugnerà chitarra e microfono e insieme alla sua band darà voce all’ultimo repertorio musicale, l’album “Storie”, composto da otto brani che raccontano di episodi realmente vissuti in prima persona, con aneddoti e poesie attinenti al mondo dello chapiteau. Durante la serata sarà riproposta anche “Piramide di fuoco”, che diventerà la sigla dello show. Il concerto live del 15 agosto non sarà soltanto note musicali, ma emergerà l’anima circense del frontman. L’esibizione musicale, alternata a racconti personali di Paride Orfei, sarà accompagnata da numeri aerei e a terra e performance di contorsionismo. Tra gli artisti figurano Sneja Nedeva e Cristian Orfei, rispettivamente moglie e figlio di Paride Orfei, a suggellare la narrazione sulla sua vita.