Milano – E’ morto l’11 febbraio scorso a Toronto Antonio Iannetta, uno degli italiani che lavorava presso la miniera di Marcinelle e che è scampato alla tragedia che ha causato 262 morti, 136 ei quali italiani. Ne da notizia questa mattina Paolo Di Stefano in un ampio articolo sul “Corriere della Sera” e nel quale racconta la storia di quella triste giornata e delle varie testimonianze raccolte.
Iannetta era originario di Boxano: a 28 anni, con la moglie Maddalena e due figli, Carmela e Donato arrivò a Marcinelle. Come tutti, aveva fatto le visite mediche sotto la stazione di Milano e da lì con i suoi compagni aveva preso un treno per Charleroi per scendere in miniera il giorno dopo. In paese non c’era da mangiare: per lui come per altri – scrive Di Stefano – “più che la paura poté la fame. Pazienza se si alloggiava nelle ex baracche dei prigionieri di guerra, pazienza se la miniera del Bois du Cazier con le sue strutture in legno era la meno sicura del Belgio”.
Iannette ha ricoperto diversi incarichi in minieri fino a occuparsi dell’ingabbiamento. Compito delicato: inserire nell’ascensore il vagonetto pieno di carbone e nel contempo spingere fuori, dall’altra parte, quello vuoto; quando l’operazione è compiuta, informare il tiratore di superficie, con tre colpi di campanella o per telefono, che l’ascensore può risalire”.
“Da qualche mese Iannetta – scrive il giornalista del Corriere della Sera – è ingabbiatore a 975 metri sotto terra quando la mattina dell’8 agosto 1956, alle 7, scende con altri 273 minatori per il solito turno di otto ore. Lavora alla «cache» con un anziano compagno belga, Gaston Vaussort. Dopo mezz’ora, un carrello rimane incastrato, ma l’ascensore parte, non si sa bene perché, tranciando, due o tre metri più in alto, le condutture dell’olio, i tubi dell’aria compressa e i cavi dell’alta tensione. Il fuoco divampa in un attimo. Vaussort corre da una parte, Iannetta fugge dall’altra, raggiunge un ascensore e arriva in superficie urlando che la miniera è in fiamme: i soccorsi saranno lenti e inadeguati”. Per gli operai della miniera non c’è stato nulla da fare: tutti morti.


