La comunità francofona di Modena e il terremoto

Modena – E’ dal 20 maggio che viviamo nella paura della terra che trema e che giorno e notte non smette di farlo. A Modena, viviamo questa vicenda in modo particolare. L’arcidiocesi è sotto choc. Al centro storico dove in genere ci incontriamo per la preghiera nella chiesa di san Barnaba, non c’è più una chiesa aperta. Tutte chiuse. La gente sfollata va a dormire al parco o nelle macchine. Si respira dappertutto un’aria di ansia e di paura.

Essendo la prima volta cha noi migranti francofoni viviamo l’esperienza di un terremoto, normale che nei primi tre giorni la prima reazione è stata quella della paura e del panico. Dopo però ci siamo ricordati che esiste una parola forte: quella di Colui che ci ha promesso di rimanere con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt 28,20) e che nulla né le tribolazioni, né l’angoscia, né i pericoli, nulla possa separarci dal suo amore (Rm 8, 35). Sapendo che Lui l’Onnipotente, nel segreto del Tabernacolo sepolto sotto le macerie, canta la vittoria della vita sulla morte, abbiamo deciso insieme di partecipare a questo conato di vittoria di Cristo sotto le macerie nello scopo di testimoniare dello spirito della sua vittoria ed imparare a diventare vincitori per Colui che ci ha amati il primo.
Convinti di questo, abbiamo intrapreso varie attività religiose e sociali. Con le chiese chiuse abbiamo chiesto e ottenuto dalle autorità civili di Modena, il permesso di organizzare la santa Messa domenicale al parco Ferrari. Numerosa è la partecipazione dei cristiani italiani e africani. Messa celebrata, uniti al nostro vescovo mons. Antonio Lanfranchi e a tutta la famiglia diocesana di Modena, e cantata dal coro francofono che ha portato speranza e gioia di un avvenire più sereno da quando siamo consapevoli che il Signore ci sta vicino. Dopo la Messa organizziamo un incontro fraterno attorno alla mensa condividendo pane e bevanda insieme e trascorrendo cosi tutto il pomeriggio. Questi incontri sono molto positivi e lasciano a ciascuno la possibilità di raccontare i traumi vissuti durante questi giorni con la speranza che sorgano presto i raggi di sole, un’aurora nuova per il futuro. Questa gioia durante le prove fa tanto bene ai vicini italiani. Tanti fra noi passano le notti nel parco Ferrari e trasmettono questa energia di allegria e di speranza ai prossimi di altri orizzonti culturali.
Sul lato sociale, la comunità Santa Bakhita ( è cosi che si chiama la comunità francofona di Modena) si è dedicata assieme alla Caritas diocesana di Modena ad una colletta con il principio della “carità orizzontale”, cioè dei poveri che aiutano altri poveri. Abbiamo raccolto oltre duecento euro. Inoltre, l’altro ieri, abbiamo preso contatto con la Caritas per essere coinvolti nelle squadre del volontariato impegnate nei soccorsi nei campi degli sfollati. Stasera come sacerdote, parteciperò fuori Modena alla liturgia penitenziale al loro favore. Le chiese rimanendo ancora chiuse, ospito nella mia povera casa della canonica tanta gente di varie origini che ha bisogno di confessarsi, di riconciliarsi con Dio e il prossimo e di ritrovare il senso vero della vita piena come lo vuole il Signore per il nostro bene.
L’importante è non piangere sulla sua sorte né di vivere nel panico perpetuo come fanno i pagani. Proviamo giorno dopo giorno ad entrare nel cuore delle vicende e viverle scrutandone i segni dei tempi alla luce della spiritualità ispirata dal Vangelo di Lucca 21. Pian piano, cerchiamo di cogliere il messaggio divino in questi tempi difficili, ossia l’urgenza della conversione dei cuori umani, quella di intensificare la vita di preghiera e soprattutto di fare in modo tale che vegliamo perché se decidesse il Signore nostro di chiamarci, ci trovi pronti, al nostro posto di servizio (cfr Mt 24, 46). Non è più il terremoto che ci fa paura ma il semplice pensiero di non essere pronti quando Lui tornerà. Pronti al posto del servizio che crediamo di trovare adesso nel soccorso spirituale e materiale da portare ai sofferenti del terremoto. E’ giunta l’ora di dimostrare il nostro affetto, la nostra compassione e solidarietà al popolo italiano che sulla sua terra ci ha ospitati a cuore aperto. Ora di prova certo ma anche ora di grazia, un Kairos! Chi sa se inizia nel nascosto del volere divino il processo di una nuova era in cui si stringono più fortemente i nostri legami fraterni come membra del unico Corpo mistico del Signore Gesù! In tutto ciò che avverrà, proveremo di vivere intensamente la totale fiducia nel Signore che è sempre con noi e di imitare, nelle nostre paure e debolezze umane, di imitare la parola mistica della Madonna in riposta all’angelo: “Sia fatta la tua volontà”. (don G. Nzinga Makitu – Cappellano francofono)