23 Maggio 2023 – Città del Vaticano – “C’è una cultura di pace tra la gente da generare e fortificare. Tante volte l’informazione così complessa spinge all’indifferenza, a essere spettatori della guerra ridotta a gioco. La solidarietà con i rifugiati – quelli ucraini, ma non solo – è un’azione di pace. I conflitti si moltiplicano. Penso al Sudan e al suo dramma umanitario. In un mondo come il nostro non possiamo prescindere da una visione globale. Seguire le vicende dolorose dei Paesi lontani, con la preghiera e l’informazione, è una forma di carità. Del resto la cultura della pace è un capitolo decisivo della cultura della vita, che trae ispirazione dalla fede”. Lo ha detto questa mattina il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana aprendo la seconda giornata dei lavori dell’assemblea dei vescovi italiani. Parlando del tema famiglia il porporato ha detto che la famiglia ha “una ricaduta diretta su un altro tema, che ormai si presenta come una drammatica tendenza negativa pluriennale: si tratta della crisi demografica”. “E’ tutto il Paese a soffrire una crisi – ha sottolineato – e questa ha a che vedere anche con l’accoglienza di migranti e la loro inevitabile integrazione nella nostra società. Accoglienza e natalità, ha ricordato Papa Francesco, non solo non si oppongono ma si completano e nascono dal desiderio di guardare al futuro”. Secondo il presidnete della Cei “la questione demografica e tutte le questioni sociali meritano attenzione e politiche lungimiranti. È sbagliato contrapporre o separare valori etici e valori sociali: sono la stessa cultura della vita che sgorga dal Vangelo!”. Papa Francesco, ha spiegato il card. Zuppi – “ha ben chiarito come natalità e accoglienza siano nello stesso orizzonte di apertura al futuro: ‘Non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società'”. Invece, “l’accoglienza della vita nascente si accompagna alle porte chiuse a rifugiati e migranti. È la triste società della paura”. Per il presidente della Cei, “chiudere le porte a chi bussa è, alla fine, nella stessa logica di chi non fa spazio alla vita nella propria casa. Del resto abbiamo bisogno di migranti per vivere: li chiedono l’impresa, la famiglia, la società. Non seminiamo di ostacoli, con un’ombra punitiva, il loro percorso nel nostro Paese! C’è un livello di difficoltà burocratica che rende difficile il percorso d’inserimento, i ricongiungimenti familiari, il tempo lungo per ottenere i permessi di soggiorno, mentre si trascurano i riconoscimenti dei titoli di studio degli immigrati (che pure sono un valore per la nazione) o ancora si rimanda una decisione sullo ius culturae. Intanto la regolarizzazione del 2020 attende in parte di essere ancora espletata. Non è dare sicurezza, anzi – ha concòluso il card. Zuppi – esprime la nostra insicurezza”. (Raffaele Iaria)


